martedì 22 marzo 2016

FARINA...... DALL 'ESTERO

Pasta Barilla: il 25% del grano proviene da Francia e Canada. La telenovela di Coldiretti finisce male: il Corpo Forestale dice che non ci sono micotossine nel grano importato Roberto La Pira 4 marzo 2016 Etichette & Prodotti Commenti 5,146 Visto Sound Music Production pasta barilla penne rigate confezione Il 25% del grano duro della pasta Barilla è importato Il 25% del grano duro della pasta Barilla, è importato dalla Francia e da Nord America (leggi Canada). In genere questa materia prima costa di più rispetto al grano italiano ed è anche di ottima qualità. Il grano prodotto in Italia non è sufficiente e per questo l’azienda, come la maggior parte dei grandi pastifici, importa anche da altri paesi come Stati Uniti, Ucraina, Kazakistan. Barilla che è probabilmente il più grande acquirente di grano duro al mondo con 1,4 milioni di tonnellate l’anno, cerca sempre di acquistare la materia prima negli stessi paesi in cui si trovano gli stabilimenti ma se il raccolto dovesse risultare cattivo o non sufficiente, l’azienda compra sul mercato internazionale. Queste precisazioni sull’origine della materia prima sono state rilasciate da Barilla alla Radiotalevisione Svizzera (RSI) poche settimane fa. carboidrati pasta La produzione italiana di grano duro non è sufficiente Per le aziende del settore non si tratta di una novità. Un documento recente, firmato dall’associazione di categoria che raggruppa i grandi produttori di pasta italiana (Aidepi) precisa che: 1. La produzione italiana di grano duro non è sufficiente a soddisfare le richieste dei produttori italiani di pasta. C’è un deficit di materia prima nazionale pari a circa il 30-40% del fabbisogno. 2. L’industria pastaia importa da sempre grano duro dall’estero. Non è una novità di questi anni. Il mito della pasta italiana si è costruito nell’Ottocento, proprio utilizzando grano di altissima qualità russo e canadese. Il Canada è tutt’ora il principale produttore ed esportare di grano duro al mondo, seguono USA, Australia, Russia e Francia. pasta grano campi agricoltura 167584453 Il grano importato è risultato sicuro L’altra notizia sul grano duro riguarda il nuovo episodio della telenovela la “Battaglia del grano”, girata in Puglia da Coldiretti, che racconta la storia di un gruppo di volontari armati di bandiere gialle che cerca di respingere le navi nemiche cariche di granaglie importate dall’estero. La puntata finisce con le immagini del Corpo Forestale alle prese con un prelievo di grano da un camion e Coldiretti che grazie a un kit speciale fa un’analisi rapida e in tempo reale scopre la presenza di micotossine. Le immagini fanno il giro dei tg e tutti sono soddisfatti dei risultati delle indagini. Abbiamo scovato il grano contaminato che arriva dall’estero. La nuova puntata della telenovela non è andata in onda nei tg e pochissime testate l’hanno raccontata. Si tratta dell’esito delle analisi fatte su quel campione dal Corpo Forestale dello Stato in un laboratorio vero senza le telecamere puntate addosso. Il comandante Giuliano Palomba che ha eseguito l’esame ci ha confermato che nel grano duro prelevato non ci sono aflatossine mentre le quantità dei contaminanti sono meno della metà del valore massimo stabilito a livello europeo. Grano sicuro al 100%. © Riproduzione riservata sostieniProva2Le donazioni si possono fare: Glifosato: ecco perché lo IARC classifica l’erbicida come “probabilmente cancerogeno” Beniamino Bonardi 18 marzo 2016 Sicurezza Alimentare Commenti 876 Visto Sound Music Production glifosato La decisione dello IARC spiegata punto per punto: non ha utilizzato studi che non fossero pubblici L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità fornisce in un documento sul glifosato le risposte alle domande più frequenti, che hanno portato alla decisione di classificate la sostanza come “probabilmente cancerogeno”. Il documento è stato pubblicato pochi giorni prima della riunione degli esperti dei 28 paesi Ue, incaricati di esaminare la proposta della Commissione europea di rinnovare l’autorizzazione per altri 15 anni. La decisione si basa sul parere dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che, a differenza dello Iarc, ritiene “improbabile” che l’erbicida sia cancerogeno. Italia, Francia, Germania, Olanda e Svezia hanno sollevato obiezioni, facendo slittare la discussione a maggio. Lo Iarc risponde, in particolare, alle domande riguardanti la pericolosità del glifosato considerato da solo o con altre sostanze chimiche, le risultanze degli studi sugli animali, il tipo di studi preso in considerazione, la differenza di valutazione rispetto all’Efsa. Alla domanda se gli effetti cancerogeni del glifosato possano essere collegati ad altre sostanze presenti nelle formulazioni, lo Iarc risponde “no”, precisando che la valutazione ha preso in considerazione sia gli studi riguardanti la sostanza “pura”, sia quelli dove è miscelata ad altri componenti. In entrambi i casi, lo Iarc ha rilevato una forte rischio di effetti genotossici. In merito alle valutazioni più rassicuranti sui rischi di cancerogenicità presentate da altre Agenzie, come l’Efsa, lo Iarc sottolinea di aver considerato solo studi di dominio pubblico, anche di fonte industriale, sottoposti a revisione di terze parti. Non ha invece considerato quelli non pubblici, riguardanti sperimentazioni su animali, che non hanno fornito informazioni sufficienti per una revisione scientifica indipendente. Beniamino Bonardi Infezioni alimentari: la rete di sorveglianza PulseNet negli USA svolge un ruolo importante per monitorare e arginare le contaminazioni Agnese Codignola 18 marzo 2016 Sicurezza Alimentare Lascia un commento 277 Visto Sound Music Production PulseNet logo usa PulseNet, il network dei Center for Diseases Control per monitorare le infezioni alimentari Monitorare le infezioni alimentari aiuta la prevenzione e fa risparmiare molto denaro. È una promozione a pieni voti quella che emerge dallo studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine dai ricercatori delle università dell’Ohio e del Minnesota sulla rete PulseNet (network dei Center for Diseases Control di Atlanta dedicato alle crisi provocate da una contaminazione batterica alimentare). Lo studio fornisce alcune cifre molto significative, come il risparmio di 507 milioni di dollari realizzato in due decenni di sorveglianza, considerando solo le terapie mediche non effettuate e i giorni di lavoro non persi. Il sistema è basato su una rete composta da 83 laboratori di stato e federali che, appena individuano un possibile focolaio di infezione, compiono analisi su campioni del cibo sospetto e, in caso identifichino l’agente responsabile. Le informazioni vengono subito immesse in un un database, fornendo informazioni che possono rivelarsi utili anche in altri momenti, o per alimenti di provenienza all’apparenza diversa. Il sistema costa circa 7,3 milioni di dollari all’anno. In media, PulseNet individua 1.750 focolai ogni anno, 250 dei quali diffusi in più di uno stato contemporaneamente. pulsenet_map La mappa dei centri di PulseNet Nonostante la sorveglianza, negli Stati Uniti ogni anno si registrano 48 milioni di infezioni, 128.000 ricoveri e 3.000 decessi. Secondo le stime effettuate dagli autori la situazione potrebbe essere molto più grave. I ricercatori hanno compiuto due analisi. Nella prima hanno calcolato, con programmi studiati ad hoc e basati sulle differenze statistiche quante infezioni si evitano grazie a PulseNet. Nella seconda parte hanno valutato gli effetti correlati al ritiro immediato di un alimento contaminato, dimostrando che più la rete è tempestiva, maggiore è il numero di casi evitati. Ad esempio, per quanto riguarda la Salmonella, in un anno si sono evitati in media 17.000 casi, per l’Escherichia coli oltre 2.800, con un risparmio di oltre 37 milioni di dollari. melone frutta iStock_000003425384_Small Laddove PulseNet è attivo, c’è una diminuzione delle tossinfezioni alimentari I dati mostrano che laddove PulseNet è attivo, si ha una diminuzione generale delle tossinfezioni alimentari. Il network stimola un’azione preventiva, perché focalizza l’attenzione sui controlli e migliora la consapevolezza del rischio da parte dei cittadini. Anche produttori e rivenditori, temendo di incappare nei controlli, si preoccupano di non andare incontro a incidenti che potrebbero tradursi in un grave danno di immagine. Il sistema funziona anche nei casi più complicati perché scatta un livello di analisi più approfondito che, in genere, consente di individuare la causa. C’è poi un aspetto non trascurabile dell’attività della rete: il dialogo tra i protagonisti. PulseNet fornisce informazioni e dati tanto alle agenzie incaricate di vigilare sulla sicurezza alimentare quanto ai produttori, individuando i punti deboli delle filiere e i possibili miglioramenti. Le stime di PulseNet sono conservative ed è probabile che gli effetti positivi siano maggiori rispetto a quanto riportato nello studio, a conferma del fatto che le reti di sorveglianza, quando sono presenti e attive, possono dare un contributo significativo ala riduzione delle infezioni. © Riproduzione riservata sostieniProva2 roppi solfiti nel vino italiano e cadmio in tentacoli di calamaro indiano… Ritirati dal mercato europeo 52 prodotti Valeria Nardi 16 marzo 2016 Allerta Commenti 3,088 Visto Sound Music Production solfiti Eccesso di solfiti in vino bianco italiano Nella settimana n°10 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 52 (7 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende un caso per mercurio in squalo mako (Isurus oxyrinchus) congelato dalla Spagna. Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: cadmio in tentacoli di calamaro indiano (Loligo duvauceli) congelato dall’India. calamari Troppo cadmio in tentacoli di calamaro indiano Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: sostanza vietata (nitrofurani, metabolita – nitrofurazone, SEM) in pesce pangasio congelato (Pangasius spp) dal Vietnam; sostanze non autorizzate (acefate e carbendazim) in riso Basmati dall’India; contenuto troppo alto di solfiti in vino bianco italiano (distribuito anche negli Usa e nei Paesi Bassi); sostanza non autorizzata (propargite) in tè nero fermentato dall’India; aflatossine in arachidi in guscio dall’Egitto. Questa settimana le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato sono le due: oltre all’eccesso di solfiti nel vino, già evidenziato sopra, i Paesi Bassi segnalano mercurio nel pesce spada congelato prodotto nei Paesi Bassi, con materie prime provenienti da Italia. © Riproduzione riservata sostieniProva2

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