martedì 22 marzo 2016

FALSIFICARE ETICHETTE PER FAR SOLDI

Durante il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea del 14 marzo, l’Italia ha posto in discussione la questione dell’etichetta a semaforo, adottata a livello volontario dalla Gran Bretagna (contro la quale si sono schierati 15 paesi: Croazia, Belgio, Cipro, Spagna, Grecia, Slovenia, Portogallo, Lussemburgo, Bulgaria, Polonia, Irlanda, Romania, Germania, Slovacchia e Lettonia). Lo schieramento contrario all’etichetta a semaforo chiede alla Gran Bretagna di rivedere la scelta e alla Commissione UE di intervenire per rimuovere questo “elemento distorsivo del mercato”, che secondo il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, provoca “danni economici e d’immagine ai nostri prodotti e nessun beneficio ai consumatori… e non promuove una dieta sana e un equilibrio nello stile alimentare, classificando i cibi con parametri discutibili e approssimativi”. Nell’ottobre 2014, la Commissione europea ha deciso di aprire una procedura d’infrazione nei confronti del Regno Unito, che per ora è allo stadio di messa in mora. etichetta a semaforo Il semaforo rosso viene visto come uno stop all’acquisto piuttosto che come un “comprare occasionalmente” L’etichetta nutrizionale con i tre colori del semaforo è stata introdotta in Gran Bretagna come strumento volontario nel giugno 2013. È raccomandata dal Ministero della salute britannico ed è stata ampiamente adottata da molti supermercati (98% di adesione). L’etichetta a semaforo prende in considerazione le calorie, i grassi, gli zuccheri e il sale presenti in 100 grammi di prodotto. Quando in un determinato alimento uno dei componenti supera una certa concentrazione, in etichetta viene indicato con un bollino rosso, mentre se è presente in quantità basse il colore è verde, e nei casi intermedi giallo. Nomisma (società italiana che conduce ricerche economiche) ha condotto uno studio sugli effetti dell’etichetta a semaforo sul mercato inglese, prendendo in considerazione tre prodotti (prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano e Brie francese). La ricerca ha evidenziato un calo nelle vendite e nelle quote di mercato di questi prodotti etichettati con il sistema a semaforo, mentre si registra un incremento delle vendite quando non sono etichettati. Si va dal -8% del Brie al -13% fatto registrare dal Parmigiano Reggiano Dop porzionato, fino al -14% per il Prosciutto di Parma Dop. In precedenza, un sondaggio condotto da YouGov aveva messo in luce che il 70% dei consumatori interpreta il bollino rosso come un invito a “non comprare”, piuttosto che “da consumare con moderazione”. Due esempi di etichetta semaforo ricavati dal sito di Tesco, una delle catene più importanti in Inghilterra. crudoitaliano mozzarella tesco Beniamino Bonardi OLIO DI PALMA NOCIVO!!!!! Il comunicato stampa del Ministero della salute sul dossier dell’olio di palma ha avuto come conseguenza la pubblicazione di due lanci delle agenzie Ansa e Adnkronos, caratterizzati da un tono assolutorio. Da qui sono scaturiti a cascata un centinaio di articoli che hanno invaso la rete e non solo. La realtà è visto che il documento dell’Istituto Superiore di Sanità riporta gravi criticità correlate all’assunzione del grasso tropicale nella dieta di bambini e adulti. Il concetto è ribadito in questa intervista a Marco Silano dell’ISS rilasciata a Il Fatto Alimentare il 4 marzo, “Secondo l’OMS, la quantità di acidi grassi saturi nella dieta giornaliera non dovrebbe superiore al 10% delle calorie giornaliere totali. I bambini nella fascia di età 3-10 ne assumono 27,88 g/die, un valore compreso fra 11-18 % delle calorie totali. Ovvero fino al 40% in più. Di questi grassi saturi, 7,72 grammi derivano da alimenti con olio di palma aggiunto (merendine, biscotti, grissini, cracker, fette biscottate e prodotti da forno…). Anche per gli adulti il consumo giornaliero di saturi è di 27,21 g ovvero il 24% in più del dovuto”. Salvo poi concludere dicendo “Non è solo necessario ridurre la quantità di acidi grassi saturi nella dieta dei bambini, e dei soggetti adulti a rischio (ipertesi, cardiopatici, dislipidemici…) ma contemporaneamente aumentare l’apporto di acidi grassi mono-insaturi e poli-insaturi. Dovendo scegliere se ridurre latte, formaggi, carne, prosciutto cotto da una parte e biscotti e merendine dall’altra, direi che la scelta va indirizzata verso la moderazione dei prodotti da forno dolci e salati e dei cibi venduti nei supermercati che contengono olio di palma”. unione italiana olio di palma sostenibileRecuperare la verità dopo una valanga di articoli che assolvono il palma è difficile. La situazione è ancora più complicata per l’avvio di una campagna pubblicitaria milionaria firmata dalla lobby dei produttori, su tv e giornali che presenta l’olio tropicale come un prodotto di cui ci si può fidare all’interno di una dieta corretta. La realtà è un molto diversa visto che ogni italiano ne assume 12 g al giorno con i problemi che ne seguono, evidenziati dall’Istituto Superiore di Sanità! Si arriva al paradosso che il sito dell’Unione italiana per l’olio di palma sostenibile (finanaziato da multinazionali come Ferrero, Nestlè e Unilever) ribalta il documento dell’ISS e dichiara soddisfatto che sono stati “sfatati finalmente gli inutili allarmismi nutrizionali” riferiti all’eccessivo consumo di palma. Parlare di inutili allarmismi è inaccettabile, ed è ancora più scandaloso interpretare a proprio favore il parere dell’Istituto Superiore di Sanità. È doveroso sgombrare il campo da qualsiasi forma di assoluzione e riflettere sul fatto che questa confusione è funzionale alla lobby delle aziende che utilizzano in gran quantità l’olio tropicale. Ci aspettiamo ora un nuovo parere dei nutrizionisti del Crea Nut sul problema del palma e, un intervento chiaro da parte dei siti e dei giornalisti che hanno accusato Il Fatto Alimentare di avere orchestrato una campagna denigratoria. Schermata 2016-03-01 alle 12.13.41 Il sito delle aziende si ritiene soddisfatto perché sono stati “sfatati finalmente gli inutili allarmismi nutrizionali”nei confronti del palma Ecco alcuni titoli dei lanci di agenzia e di articoli apparsi in rete: Ansa: Unione italiana olio palma sostenibile, Iss sfatato allarmismi Adnkronos (1° lancio): “L’olio di palma non è nocivo”, parola dell’Istituto superiore di sanità, poi limato con un 2° lancio Adnkronos: Iss, olio di palma non nocivo, eccessi da evitare La Stampa: L’olio di palma non è nocivo, rischi dall’eccesso di grassi saturi Greenstyle: Olio di palma: non fa male secondo l’Istituto Superiore di Sanità CorporeSano Magazine: L’Olio di Palma non è un veleno: fine del terrorismo alimentare? Magazine delle donne: Olio di palma fa male? A quanto pare no La Stampa: ISS e Ministero d’accordo l’olio di palma non è più dannoso © Riproduzione riservata sostieniProva2Le donazioni si possono fare: * Con Carta di credito (attraverso PayPal): clicca qui * Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264

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