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PER FAR SOLDI FALSIFICANO RICERCHE SU OGM
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Università, puniti prof e ricercatori: hanno falsificato studio sugli OgM
La decisione del rettore della Federico II dopo l’indagine sui ricercatori coordinati da Infascelli di Veterinaria. Le accuse sono state confermate: colpiti tutti gli autori con un richiamo formale che inciderà sulle loro carriere
di BIANCA DE FAZIO
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10 febbraio 2016
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Università, puniti prof e ricercatori: hanno falsificato studio sugli Ogm
Poco più di due mesi di indagini interne. Poi le sanzioni. Comunicate ufficialmente ai diretti interessati nelle scorse ore: nessuna autonomia nelle pubblicazioni di qui ai prossimi anni, obbligo di far supervisionare i lavori al direttore del Dipartimento e richiami formali ad operare “nel massimo rispetto delle regole nell’integrità della ricerca”. Integrità violata, secondo il giurì dell’ateneo della Federico II, in tre articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali da un gruppo di ricerca il cui coordinatore è il professore di Veterinaria Federico Infascelli, ordinario di Nutrizione e alimentazione animale. Fu il professore Infascelli, sulla base di quelle ricerche, a sostenere, nel corso di un’audizione in Senato (nel luglio scorso), la pericolosità di alcuni mangimi contenenti Ogm.
Le sue parole attirarono l’attenzione della senatrice a vita e scienziata Elena Cattaneo, che dopo aver esaminato i lavori di Infascelli, dopo avergli segnalato invano alcune incoerenze, si è rivolta all’ateneo di Napoli denunciando la presunta manipolazione delle ricerche in questione, sottolineando il danno arrecato all’interesse del Paese e della scienza italiana. Giunto a conoscenza dei fatti, il rettore Gaetano Manfredi ha nominato una commissione d’indagine presieduta dal giurista Lucio De Giovanni (direttore del Dipartimento di Giurisprudenza), dal professore ordinario di Genetica medica della Sun Vincenzo Nigro e dal direttore di ricerca dell’Istituto di genetica e biofisica del Cnr Pasquale Verde.
Un giurì che ha messo sotto esame i tre articoli in questione e le foto pubblicate a corredo delle ricerche ed ha “bocciato” l’operato di quel gruppo di ricerca, parlando di “violazioni molto gravi”, di manipolazioni delle foto, di “volontà di fabbricare un risultato sperimentale non esistente”. Accuse confermate anche dopo aver letto le controdeduzioni presentate da Infascelli e dal suo gruppo.
Pagine e pagine per difendersi. Ma la commissione è rimasta sui suoi passi. Ed il rettore, sentito il Senato accademico, ha deciso che le sanzioni non potessero andare solo al coordinatore del gruppo o ai cosidetti “autori corrispondenti” degli articoli in rivista (si tratta degli scienziati che propongono la pubblicazione del paper e curano i rapporti con la rivista scientifica), ma dovessero colpire tutti.
Tutti e undici gli autori delle ricerche manipolate, un nutrito drappello di ricercatori e professori del dipartimento di Veterinaria (altri tre firmatari degli articoli sono esterni all’università di Napoli). Oltre al professore Infascelli, finiscono sulla graticola i ricercatori Vincenzo Mastellone, Fulvia Bovera, Giovanni Piccolo e Maria Elena Pero, i professori associati Monica Isabella Cutrignelli, Nicola Mirabella e Serena Calabrò, il docente ordinario Luigi Avallone. E, soprattutto, la ricercatrice Raffaella Tudisco e il professore associato Pietro Lombardi, in quanto autori corrispondenti.
Per loro, per tutti loro, l’onta di un richiamo formale che resta a vita nel loro fascicolo personale e ne mina la carriera. Un richiamo che parla di “volontà di fabbricare un risultato sperimentale non esistente” e di “violazioni che è molto improbabile siano state frutto di un errore”. E per i due scienziati considerati maggiormente responsabili delle manipolazioni, in quanto autori corrispondenti, Tudisco e Lombardi, il divieto di pubblicare usando il nome dell’ateneo, nei prossimi due anni, senza prima aver ottenuto l’ok dei superiori, ovvero del direttore di dipartimento. Ogni loro ricerca sarà supervisionata e stracontrollata, ed ogni risultato, ogni foto, ogni parola o dettaglio dello studio, in originale, sarà affidato al direttore di dipartimento perchè lo custodisca. Qualsiasi ricerca che non accetti di infilarsi in questo imbuto, che non si sottoponga a questo filtro, non potrà avvalersi dei fondi o delle strutture dell’ateneo, non potrà accampare il prestigio del nome della Federico II.
Intanto - e questo pesa forse più delle sanzioni dell’ateneo, perchè manda al diavolo la reputazione dei ricercatori in questione - le riviste che avevano accolto le
ricerche del gruppo non solo hanno chiesto la retraction, una ufficiale ritrattazione, ma si sono dette insoddisfatte delle risposte fornite a fronte dei dubbi. E la vicenda è finita sulla stampa internazionale, su riviste del prestigio di Nature, su quel Retraction Watch che è una sorta di catalogo delle ritrattazioni scientifiche, un “indice” che i responsabili delle riviste consultano inesorabilmente prima di dare l’ok ad una pubblicazione.
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BUONE NOTIZIE sulle malattie da cibo e aria
Ieri si è tenuta in Commissione Affari sociali alla Camera l'audizione del dottor Valerio Gennaro, epidemiologo dell'Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino e dell'Istituto Nazionale per la ricerca sul cancro (IST), chiamato in audizione in quanto referente per Medici per l'ambiente (ISDE) nell'ambito dell'esame delle PROPOSTE DI LEGGE EPIDEMIOLOGICHE, ISTITUZIONE DEL REGISTRO TUMORI NAZIONALE (BARONI numero 3115) E DEL REFERTO EPIDEMIOLOGICO (ZOLEZZI numero 3483)
Il dott. Gennaro ha spiegato come la comunicazione di un REGISTRO EPIDEMIOLOGICO (RE) possa fornire dati importanti che potranno guidare per esempio le scelte degli amministratori (programmazione sanitaria, budget farmaci e assistenza, lotta all'inquinamento ecc) e dei cittadini in merito ad abitudini di vita.
Limitare la pubblicazione dei dati alle patologie tumorali rischia di sottostimare i rischi per la salute dai vari fattori di rischio ambientali, occupazionali, voluttuari. Fra il 50 e il 70% delle patologie causate dall'ambiente non è tumorale per esempio.
La proposta di legge 3483 intende in sostanza analizzare e ri-aggregare la massa di dati epidemiologici esistente, in 7 fasi:
1) raccolta e uso di tutti i principali dati sanitari correnti (incidenza e prevalenza di patologie, ricoveri, mortalità ecc);
2) individuare a priori il valore standard di riferimento;
3) individuare lo spread totale (vs lo standard);
4)calcolare il numero di casi in eccesso;
5) individuare le specifiche malattie in eccesso;
6) identificare le possibili cause di queste malattie;
7) eliminare le specifiche fonti di malattia.
Esistono già casi di studio spot in diverse parti d'Italia, a Cecina e Brindisi per esempio.
I 48 miliardi di euro in esternalità ambientali sulla salute, stimati dallo studio ECBA, possono
essere ridotti notevolmente partendo dalla precisa conoscenza e diffusione pubblica dei dati.
In Commissione stiamo affrontando anche i nodi della privacy, che, come descritto dal dott. Gennaro, sono spesso fittizi: molti pazienti o familiari, nell'ambito del registro "mesoteliomi" sono stati disposti a fornire tutti i dati necessari a scopo scientifico.
In ogni caso, si potrà studiare una codificazione dei pazienti, in modo da evitare una doppia raccolta dati (che sta avvenendo per ISTAT e AIRTUM ad esempio).
Fra i numerosi dati significativi esposti dal dott. Gennaro segnaliamo la netta riduzione dell'aspettativa di vita in salute a 65 anni dal 2004 al 2013 in Italia sia per gli uomini (da 11 a 7,5) che per le donne (da 12,5 a 7), mentre nella media europea tale dato è stabile; tale dato è correlato anche alla percentuale di spesa sanitaria destinata alla prevenzione sul totale (0,5% in Italia contro il 2,9% della media UE a 24).
Un'altra spiegazione è legata al numero di persone che hanno rinunciato all'acquisto di farmaci o a prestazioni sanitarie, oltre il 3% nel centro e sud Italia; il numero di posti letto pubblici, ogni 1000 abiatnti, in Italia era di 3,4 in Italia nel 2010, contro i 5,3 europei.
Conoscere il REFERTO EPIDEMIOLOGICO di una popolazione è sempre più necessario, per avere un FUTURO.
Alberto Zolezzi e Massimo Baroni
Commissioni Ambiente e Affari Sociali Camera dei Deputati
Lo STRANO studio del Ministro della salute (?) LORENZIN
A ottobre 2015 è stato reso pubblico il report dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sulla cancerogenicità della carne consumata.
Lo studio condotto dallo IARC (International Agency for Research on Cancer) ha inserito le carni lavorate nel gruppo "1" delle sostanze che causano cancro, dove ci sono anche sigarette, alcol, arsenico e benzene. Le carni rosse non lavorate invece compaiono nel gruppo "2A", quello delle sostanze "probabilmente cancerogene", dove c'è anche il glifosato.
Il Ministro della Salute Lorenzin, evidentemente preoccupata per le possibili conseguenze sulla salute degli italiani, si è affrettata a chiedere un approfondimento al Comitato nazionale per la sicurezza alimentare. Proprio in questi giorni è stato reso pubblico il parere del Comitato al termine di un'attenta analisi durata "addirittura" 3 mesi. Per la precisione lo staff presieduto dal dr. Giorgio Calabrese (onnipresente in tv e giornali e già Giudice del Concorso Galassia Salumi come riporta il suo stesso cv) si è riunito per un totale di ben tre sedute: il 4 novembre 2015, il 9 dicembre 2015 e il 4 febbraio 2016.
Dopo cotanto studio il Ministero della Salute ci rassicura informandoci che l'insorgenza del tumore "è un evento derivante da più fattori di natura individuale, comportamentale e ambientale, tra i quali vanno considerate anche le abitudini alimentari e che l'effetto cancerogeno delle carni è condizionato da abitudini di cottura e trasformazione e che, d'altro canto, la carne costituisce una importante fonte di proteine ad alto valore biologico e di altri nutrienti essenziali per la vita, soprattutto in alcune fasce d'età e condizioni di salute. Sulla base di tali considerazioni, la Sezione del CNSA raccomanda di seguire costantemente un regime alimentare vario, ispirato al modello mediterraneo".
La prima cosa che viene da chiedersi è come può un'istruttoria svoltasi nell'arco di tre mesi e in sole tre sedute, mettere in discussione uno studio dell'organizzazione mondiale della sanità che ha analizzato ben 800 studi scientifici decennali sul cancro. Ma volendo sorvolare sul dettaglio dell'accuratezza dello studio, saremmo curiosi di sapere cosa si intende per "modello mediterraneo".
Basterebbe infatti pensare a come la nostra alimentazione si sia evoluta negli ultimi cinquant'anni per capire che la nostra dieta è lontana anni luce da quella mediterranea, con cui sono cresciuti e invecchiati i nostri nonni. Basti pensare che dal 1961 ad oggi i consumi annui di carne sono quai triplicati passando da 31 kg a 86,7 kg per abitante. Di quale dieta mediterranea stiamo parlando?
Secondo il World Cancer Research Fund per limitare l'incidenza del cancro al colon retto non si dovrebbero superare i 42,9 g al giorno di carni rosse per un totale di 15,66 kg all'anno. Secondo le linee guida per la protezione della salute americane - Dietary guidelines for Americans - l'apporto massimo consigliato di carni (rosse e bianche) ammonterebbe a 34,31 kg all'anno. Numeri decisamente inferiori agli attuali consumi annui italiani.
A quanto pare però, neanche questi numeri sono piaciuti al Ministro Lorenzin e al Dottor Calabrese che, andando in decisa controtendenza sia a questi che ai dati Oms, paiono assolvere la carne e puntare il dito contro le modalità di cottura, di trasformazione e lavorazione. Su che basi per ora non è dato saperlo.
Certamente capiamo l'intento di tranquillizzare la popolazione e di andare in soccorso a un'industria della carne sempre più in difficoltà, tuttavia riteniamo che questo compito non debba essere proprio del Ministro Lorenzin che dovrebbe avere come primo obiettivo quello di tutelare la salute dei cittadini italiani.
FONTEScritto da M5S Camera News pubblicato il 10.02.16 15:28
venerdì 5 febbraio 2016
non si deve esagerare: MA COME SI FA????
SI NON SI DEVE ESAGERARE, ma come èm possibile di frinte a tali notizie non rrimNWERE SCONERTATI??
Operazione "Olive verniciate" la forestale sequestra in Abruzzo 23 tonnellate di olive non traccibILI...
Il personale del Corpo forestale dello Stato, Nucleo Agroalimentare e Forestale (NAF), coordinato dal Comando Regionale di L'Aquila, in occasione della campagna nazionale di controlli sulle olive da tavola, denominata "Olive verniciate", ha posto sotto sequestro amministrativo 23 tonnellate di olive tra scadute, non tracciabili e con etichette non conformi, rinvenute in una industria di trasformazione del chietino.
Durante il controllo sono stati effettuati dei campionamenti di olive già confezionate che, dalle prime analisi effettuate dal laboratorio dell’ARTA, risultano avere una concentrazione doppia di solfato di rame rispetto a quanto previsto dalla normativa in materia di fitofarmaci residui dandone informativa all’ASL di Chieti.
I forestali hanno provveduto pertanto a deferire all'Autorità Giudiziaria il responsabile dell'azienda per impiego fraudolento di additivi non consentiti, vendita di alimenti non genuini come genuini, detenzione per il commercio, in modo doloso, di sostanze destinate all’alimentazione pericolose per la salute pubblica. E' stata elevata una sanzione amministrativa per un importo di 2.000 euro.
FONTEhttp://www.abruzzo24ore.tv/news/Operazione-Olive-verniciate-la-forestale-5-2-16
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