sabato 6 agosto 2016

BISCOTTI senza cancerogeni, molto meglio o no???? le multinazionali devono lavorare con i contadini

galletti confrontoI biscotti Galletti cambiano ricetta e abbandonano l’olio di palma. Si tratta del 38°prodotto di Mulino Bianco “geneticamente modificato” in pochi mesi. Un vero record per i fratelli Guido e Paolo Barilla che fino a un anno fa vestivano la casacca di paladini della natura, pur utilizzando nei biscotti e nelle merendine il mediocre e impresentabile olio di palma. L’azienda di Parma non è però un caso di mutazione isolato, basta andare nel corridoio dedicato a biscotti, merendine e fette biscottate di un supermercato per notare che più della metà dei prodotti esposti è palm free. La sostituzione dell’olio tropicale con il girasole e/o altri grassi di miglior pregio, che fino a pochi mesi fa era ritenuta dalle aziende associate all’Aidepi un’operazione difficile e quasi impraticabile, adesso viene realizzata senza problemi. In verità l’ottusa avversione verso il cambiamento delle ricette è sempre stata collegata a una banale questione di portafoglio, visto che l’olio tropicale costa meno rispetto ad altri grassi vegetali. Per capire meglio quanto sia semplice la sostituzione proponiamo l’esempio dei Galletti Mulino Bianco, fotografati nella versione “con” e “senza”. La differenza sul frontespizio (vedi foto in alto), è solamente la scritta che abbiamo evidenziato in rosso “-75% di grassi saturi – senza olio di palma”. L’elenco degli ingredienti è pressoché identico, non considerando lo scambio “alla pari” tra palma e girasole. Barilla ha cambiato solo l’olio lasciando identica la ricetta! galletti confronto ingredienti Da un punto di vista nutrizionale la sostituzione del palma con il girasole ha permesso la drastica riduzione degli acidi grassi saturi (dal 9,2% al 2,2%) con somma gioia delle arterie. Persino le calorie sono rimaste le stesse con un lievissimo incremento da 473 a 475 per 100g. Alla fine il bilancio per il settore dei biscotti, delle merendine e degli snack è interessante, perché eliminare il palma vuol dire minori incendi, minore deforestazione e il salvataggio dell’habitat dei pochi oranghi che ancora vivono in Indonesia. il fatto alimentare 6 agosto 2016

la guerra continua,, IL GRANO è vita non a import

Proteste di Coldiretti in Puglia e in altre regioni contro il grano importato dall’estero e contro il prezzo troppo basso pagato alle aziende agricole italiane per il prodotto nazionale. Sono questi i titoli dei quotidiani, dei siti internet e dei telegiornali per raccontare l’ennesima protesta di lobby che fa capo a Coldiretti. Gli articoli riportavano la solita denuncia sul fatto che 1 pacco di pasta su 3 contiene grano importato dall’estero. La sceneggiata funziona sempre. I giornalisti raccontano le proteste senza un briciolo di approfondimento, la gente è contenta per la difesa a oltranza del made in Italy. La maggioranza dei commentatori ignora che la pasta italiana ha assolutamente bisogno del grano duro scaricato dalle navi, come pure delle cisterne di olio spagnole e greche, del latte e delle cosce di maiale che attraversano le Alpi, per produrre ed esportare prodotti considerati tra i migliori della produzione alimentare nel mondo. I dati sulle importazioni vanno letti con intelligenza. Pasta grano Senza l’import, Barilla, De Cecco, Delverde, Garofalo… non potrebbero produrre pasta di qualità È vero, il 30-40% di grano duro viene dall’estero. Ma le granaglie importate da Ucraina, Canada, Stati Uniti e altri paesi sono di alta qualità, hanno un’elevata percentuale di glutine. Solo miscelando questo grano con quello italiano si ottiene la pasta che esportiamo in tutto il mondo! Senza quel grano la nostra pasta non sarebbe così famosa nel mondo. Barilla, De Cecco, Delverde, Garofalo… potrebbero produrre solo grandi quantità di spaghetti e fusilli di qualità mediocre. Certo esistono linee di pasta confezionata con il 100% di grano nazionale, ma si tratta di quantità risibili, perché manca la materia prima di alta qualità. L’unico marchio presente su tutto il territorio in grado di proporre una pasta di alta qualità ricavata da grano duro italiano è Voiello. L’operazione è stata possibile solo perché 10 anni fa Barilla (proprietaria del marchio) ha iniziato a costruire una filiera di grano duro di alta qualità in grado di garantire l’approvvigionamento. pasta qualità La mancanza di un’etichettatura di origine dei grani è dovuta al timore dei produttori che possa nuocere all’immagine. Coldiretti lamenta la mancanza sulle etichette dell’origine del grano e ha ragione, perché i produttori, dimostrando poca lungimiranza e una certa miopia, non scrivono sulle confezioni la provenienza del grano, pensando che la trasparenza possa nuocere all’immagine. Lo stesso comportamento di Barilla è ambivalente. Nella pasta a suo marchio non riporta l’origine, mentre per il marchio Voiello di sua proprietà sbandiera a destra e manca l’impiego di materia prima 100% made in Italy. Per risolvere il problema basterebbe riportare sulla confezione l’elenco dei paesi stranieri che abitualmente riforniscono l’azienda. Si tratta di una scelta doverosa, da affiancare a un messaggio in cui si dice la verità: la pasta italiana è buona perché è preparata con una percentuale rilevante di grano pregiato straniero. granoro pasta La linea di pasta Dedicato Granoro è preparata con 100% di grano pugliese “Per Granoro – che propone la linea di pasta Dedicato preparata con 100% di grano pugliese – la soluzione alla Crisi del Grano non va cercata nella contrapposizione e il discredito fra i diversi attori della filiera (agricoltori – mugnai e pastai), ma promuovendo un nuovo modello di integrazione, legato alla produzione italiana di grano di qualità. In questa situazione, non guasterebbe un contributo concreto delle istituzioni volto a favorire l’integrazione di filiera per favorire lo sbocco dei prodotti di filiera nella grande distribuzione affinché il percorso “virtuoso” si completi fino al consumatore”. Un altro suggerimento che i pastifici potrebbero seguire è di riconoscere un quid in più rispetto al prezzo di mercato al grano nazionale come ha fatto recentemente Granarolo con il latte fresco per sostenere le aziende agricole. Chissà se l’associazione di categoria Aidepi che raggruppa buona parte dei marchi importanti come Barilla, De Cecco e tutti gli altri, saprà rispondere in modo adeguato alla crisi sui prezzi. Tre sono le cose che dovrebbe fare Aidepi: smettere di starnazzare con Coldiretti, adottare provvedimenti concreti come le etichette trasparenti e prevedere un sostegno per i prezzi dei grani nazionale. Conoscendo però la scarsa flessibilità dell’associazione di categoria sarà difficile realizzare anche solo una di queste cose in attesa della prossima sceneggiata di Coldiretti. Il fatto alimentare 6 agosto 2016