mercoledì 13 maggio 2015

SOCIOLOGIA DEL CIBO

SOCIOLOGIA DEL CIBO

di Manfredini Carolina 

linguaggio semplice per farsi capire da tutti.

Il cibo nemico




 Cap 1.  Il potere delle Multinazionali sta distruggendo l' agricoltura, dovrebbero invece unirsi ai contadini e produrre cibi sani


Udienza a bambini e ragazzi di Scuole italiane, partecipanti alla manifestazione promossa da “La Fabbrica della Pace”, 11.05.2015


Quarta domanda, di un bambino egiziano. “Caro Papa noi siamo provenienti da Paesi poveri e con guerre. La scuola ci vuole bene; perché le persone potenti non aiutano la scuola?”

 Si può fare la domanda anche un po’ più grande: perché tante persone potenti non vogliono la pace?



 Perché vivono sulle guerre! L’industria delle armi: questo è grave! I potenti, alcuni potenti, guadagnano con la fabbrica delle armi, e vendono le armi a questo Paese che è contro quello, e poi le vendono a quello che va contro questo… E’ l’industria della morte! E guadagnano. Voi sapete, la cupidigia ci fa tanto male: la voglia di avere più, più, più denaro. Quando noi vediamo che tutto gira intorno al denaro - il sistema economico gira intorno al denaro e non intorno alla persona, all’uomo, alla donna, ma al denaro - si sacrifica tanto e si fa la guerra per difendere il denaro. E per questo tanta gente non vuole la pace. Si guadagna di più con la guerra! Si guadagnano i soldi, ma si perdono le vite, si perde la cultura, si perde l’educazione, si perdono tante cose. E’ per questo che non la vogliono. Un anziano prete che io ho conosciuto anni fa diceva questo: il diavolo entra attraverso il portafogli. Per la cupidigia. E per questo non vogliono la pace!

attenzione. scuole ITALIANE bambino EGIZIANO???

 Ecco la globalizzazione delle disuguaglianze sociali, come mai quel bambino non può vivere nel suo Paese?
PER CAPIRE  le cose  serve informarsi, leggere,  entrare nelle parole, scavarci dentro, diversamente si rimane VITTIME degli EXPO. 

Le catene di grande distribuzione sono in crisi, queste persone servono per CONSUMARE quei cibi che molti europei non mangiano più, questa è la verità.
Chi ha  il potere di mettere in atto queste scelte?

QUANDO PENSIAMO ALLA POLITICA NON DOBBIAMO PENSARE AI POLITICI ITALIANI 

NON SONO LORO CHE  DECIDONO  non solo loro

OGGI LE POLITCHE DEGLI STATI SONO CONDIZIONATE DA QUELLE ESTERNE

NOI NON SIAMO PIU' IN GRADO DI DECIDERE

LA SOVRANITA' INTERNA ITALIANA NON ESISTE PIU'

 questo da una parte è un bene, ,ma dall' altra non lo è. Serve chiarezza la gente deve sapere tutto sull'  'INDUSTRIA ALIMENTARE ' 

se capiamo come funziona l' industria alimentaree capiamo la politica  






 QUESTO LIBRO  lo  SCRIVIAMO INSIEME?


 SE QUALCUNO VUOLE AGGIUNGERE  del testo può farlo,  usando  cortesemente il colore rosso.

Tempo fa scrivendo un breve saggio su Auguste Comte, saggio che non ho pubblicato, mi chiedevo :
 quali effetti ha generato il Positivismo sulla moderna concezione del mercato?
Mi chiedevo se i disastri ambientali  e le varie forme di egoismo socio-industriale che sono sotto gli occhi di tutti, quali ambiente, cibo, inquinamento, sono originati da un uso scorretto della fiducia nelle scienza di stampo comtiano, appunto.
La fede nella verità scientifica, cosi come Comte e seguaci intendevano questo modello filosofico, doveva essere alla base del progresso non del regresso e, secondo me, questo progresso è presente, innegabilmente presente davanti ai nostri occhi, ma febbricitante, quindi bisognoso di un farmaco per lenirne effetti disastrosi per la salute umana.
Positivismo e fabbriche: un binomio inquinante dunque, che ha falciato milioni di essesi umani, distrutto l' ambiente ed  alterato la qualità dell' aria che respiriamo e dell' acqua che non possiamo più bere, insomma un vero cataclisma moderno. 
Come uscirne? 
Il potere delle Multinazionali è troppo vasto
la nostra vita quotidiana 
la politica degli Stati e la loro sovranità


 Cap 2. L' abbassamento della qualità della vita
utilizzo massiccio delle sostanze tossiche
no alla multinazionalità
gli italiani non vogliono morire di cibo e chiedono etichette sui cibi ma nessuno li ascolta
 riporto da slow food sito
L’agricoltura italiana è diventata la più green d’Europa, grazie alla sua leadership nel numero di imprese che coltivano biologico e la più vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a km 0, che non devono percorrere lunghe distanza con mezzi di trasporto inquinanti. Tra i primati del Made in Italy c’è anche quello del maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp, che salvaguardano tradizione e biodiversità, ma anche la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati (ogm), come avviene in 23 Paesi sui 28 dell’Unione Europea.
Sono questi i dati emersi nell’incontro L’agricoltura che sconfigge la crisi, la sfida della multifunzionalità, organizzato ad Expo da Coldiretti e Univerde, a 14 anni dall’approvazione della legge di orientamento (la numero 228 del 18 maggio 2001) che ha rivoluzionato l’attività agricola. L’Italia è l’unico Paese che può vantare 271 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) superiori a quelle registrate dalla Francia, su ben 43.852 imprese biologiche pari al 17% di quelle europee, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,2%), quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%) e di oltre 30 volte quella dei prodotti extracomunitari (6,3%).
La rete di vendita diretta degli agricoltori di Campagna Amica ha quasi 10mila riferimenti, offrendo la possibilità di acquistare lungo tutta la Penisola prodotti alimentari a km 0, con un’azione di sostegno alle realtà territoriali e un impegno contro l’inquinamento ambientale per i trasporti, che non ha eguali negli altri Paesi dell’Unione e nel mondo. Un percorso reso possibile dal grande sforzo di rinnovamento dell’agricoltura italiana, dove 1 impresa su 3 è nata negli ultimi 10 anni con una decisa tendenza alla multifunzionalità, dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasili, ma anche le attività ricreative come la cura dell’orto e i corsi di cucina in campagna, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la cura del paesaggio, di parchi, giardini, strade o la produzione di energie rinnovabili. Opportunità rese possibili dalla legge di orientamento, che ha allargato i confini dell’attività agricola e rivoluzionato le campagne italiane, aprendo nuove opportunità occupazionali nell’agribenessere, nella tutela ambientale, nel risparmio energetico, nel recupero degli scarti, nelle attività sociali, dagli agriasili fino alla pet therapy.
Un cambiamento che è stato recentemente riconosciuto anche dall’Istat, che ha proceduto a una rivalutazione del valore aggiunto del settore agricolo pari al 7,5% (con un impatto positivo sul Pil di 0,1 punti percentuali) per considerare le nuove attività emergenti, come la produzione di energie rinnovabili (essenzialmente fotovoltaico e biomasse), le fattorie didattiche, le attività ricreative, l’artigianato in azienda, l’agricoltura sociale, le vendite dirette, la produzione di mangimi, la sistemazione di parchi e giardini, la manutenzione del territorio e del paesaggio. A cogliere queste opportunità sono soprattutto i giovani, come dimostra un’indagine Coldiretti che evidenzia un aumento congiunturale dell’1,5% delle imprese agricole condotte da under 35 nell’ultimo trimestre del 2014, salite a 49871, il 70% delle quali svolge attività multifunzionali. “Il successo dell’agricoltura italiana sta nella sostenibilità, nella straordinaria qualità con caratteri distintivi unici, una varietà e un’articolazione sul territorio che non hanno uguali al mondo” ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “l’Expo è un’enorme occasione per ripensare a fondo il sistema di produzione e di distribuzione del cibo, per perseguire a livello globale un modello di sviluppo sostenibile attento all’ambiente, che garantisca un sistema di tutela sociale ed economica in grado di assicurare un futuro all’agricoltura e un cibo sicuro e accessibile a tutti, in Italia e nei Paesi più poveri”.
I PRIMATI GREEN DELL’AGRICOLTURA ITALIANA
1)   L’agricoltura italiana è tra le più sostenibili. Con 814 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal settore, non solo l’agricoltura nazionale emette il 35% di gas serra in meno della media UE, con risultati decisamente migliori rispetto alle altre nazioni europee: 12% di gas serra in meno rispetto alla Spagna, 35% in meno della Francia, 39% meno della Germania e ben il 58% in meno rispetto al Regno Unito
2)   L’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale. Siamo il paese che conta il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici (0,2%), un terzo in meno rispetto all’anno precedente. La quota italiana è inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%), aumentata di circa un terzo rispetto all’anno prima, e oltre 30 volte minore rispetto a quella dei prodotti extracomunitari (6,3%)
3)   L’Italia è il primo paese europeo per numero di agricoltori biologici. Con 43.852 imprese biologiche, siamo i campioni europei del settore rappresentandone il 17%, seguiti da Spagna (12% dell’UE con 30.462 imprese) e Polonia (10% dell’UE con 25.944 aziende)
4)   L’Italia è il Paese più forte al mondo per prodotti distintivi, con 268 prodotti Dop e Igp e 4.813 specialità tradizionali regionali, seguita a distanza da Francia (207) e Spagna (162). Nel solo settore viticolo, l’Italia conta ben 332 vini Doc, 73 Docg e 118 Igt
5)   L’Italia dispone della più ampia rete di fattorie e mercati degli agricoltori in vendita diretta a km0, che abbatte l’inquinamento determinato dai trasporti, con quasi 10mila riferimenti della rete di Campagna Amica .

 Cap 3. Cosa contengono i cibi?

da dove provengono?
etichette false

La farina 00 è nociva. Dietro il suo aspetto apparentemente innocuo, il suo colore candido e la sua consistenza così vaporosa e leggera, si nasconde un vero e proprio pericolo per la salute umana.
Questa farina – diffusissima nei supermercati e comunemente usata negli impieghi casalinghi - si ottiene attraverso la macinazione industriale del chicco di grano, che comporta l'eliminazione del germe (ovvero il cuore nutritivo del chicco, che contiene aminoacidi, acidi grassi, sali minerali, vitamine del gruppo B e vitamine E) e della crusca (la parte più esterna, particolarmente ricca di fibre). Tutto questo porta a un impoverimento della materia prima: da questa macinazione si ottiene infatti una farina raffinata, che si mantiene a lungo, ma risulta terribilmente depauperata e ricchissima di zuccheri

Abbiamo chiesto al professor Franco Berrino, ex direttore del Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e consulente della Direzione scientifica, quali sono gli effetti negativi dell'uso abituale di questo tipo di farina.
"La farina 00 - come tutti i prodotti raffinati – provoca un aumento della glicemia e il conseguente incremento dell'insulina, fenomeno che nel tempo porta ad un maggior accumulo di grassi depositati".
Tutto questo si traduce quindi con un indebolimento dell'organismo, sempre più soggetto a malattie di ogni tipo, tumori inclusi.
 http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/7628-farina-00-dannosa-berrino

 Più del 70% del pesce che mangiamo arriva da lontano: in molti casi da oceano atlantico

sabato 9 maggio 2015

BIBLIOGRAFIA del terzo millenio

http://www.la7.it/la-gabbia 
  A questo sito puoi segnalare e denunciare

http://www.ilfattoalimentare.it/robin-veleno-piatto.html
http://www.la7.it/la7/hai-un-quesito-unopinione-una-domanda-da-sottoporre-a-la7

 http://www.camera.it/leg17/28  a questo sito puoi scrivere ai deputati italiani


veleno-piattoChe ciò che mangiamo possa contenere un cocktail di sostanze chimiche tossiche, lo sappiamo già. Quel che non sappiamo e dovremmo sapere lo rivela Marie-Monique Robin, pluripremiata giornalista investigativa francese di provata indipendenza, autrice de Il veleno nel piatto, un libro inchiesta frutto di due anni di ricerche in diversi continenti e appena tradotto da Feltrinelli.
Marie-Monique Robin ha svolto un’accurata indagine sull’intero sistema produttivo del cibo nella società occidentale, descrivendo come i prodotti altamente tossici arrivano quotidianamente sulla nostra tavola, evidenziando responsabilità, omissioni e complicità.

martedì 5 maggio 2015

UNA GRANDE EVENTO SCIENTIFICO E CULTURALE: L' ENCICLICA DEL DEL SANTO PADRE

L'ettera Enciclica del Santo padre, papa  Bergolio. laudato sì sulla CURA della Casa comune


 


 La nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: « Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba ».
 Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che « geme e soffre le doglie del parto » (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.
 San Giovanni Paolo II si è occupato di questo tema con un interesse crescente. Nella sua prima Enciclica, osservò che l’essere umano sembra « non percepire altri significati del suo ambiente naturale, ma solamente quelli che servono ai fini di un immediato uso e consumo ».4 Successivamente invitò ad una conversione ecologica globale.5 Ma nello stesso tempo fece notare che si mette poco impegno per « salvaguardare le condizioni morali di un’autentica ecologia umana ».6 La distruzione dell’ambiente umano è qualcosa di molto serio, non solo perché Dio ha affidato il mondo all’essere umano, bensì perché la vita umana stessa è un dono che deve essere protetto da diverse forme di degrado.
 Il mio predecessore Benedetto XVI ha rinnovato l’invito a « eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente ».10
Ha ricordato che il mondo non può essere analizzato solo isolando uno dei suoi aspetti, perché « il libro della natura è uno e indivisibile » e include l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali, e altri aspetti. Di conseguenza, « il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza u
 Papa Benedetto ci ha proposto di riconoscere che l’ambiente naturale è pieno di ferite prodotte dal nostro comportamento irresponsabile. Anche l’ambiente sociale ha le sue ferite. Ma tutte sono causate in fondo dal medesimo male, cioè dall’idea che non esistano verità indiscutibili che guidino la nostra vita, per cui la libertà umana non ha limiti. Si dimentica che « l’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura ».12 Con paterna preoccupazione ci ha invitato a riconoscere che la creazione risulta compromessa « dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove l’insieme è semplicemente proprietà nostra e lo consumiamo solo per noi stessi. E lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi ».
 Il Patriarca Bartolomeo si è riferito particolarmente alla necessità che ognuno si penta del proprio modo di maltrattare il pianeta, perché « nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni ecologici », siamo chiamati a riconoscere « il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente ».14 Su questo punto, egli si è espresso ripetutamente in maniera ferma e stimolante, invitandoci a riconoscere i peccati contro la creazione: « Che gli esseri umani distruggano la diversità biologica nella creazione di Dio; che gli esseri umani compromettano l’integrità della terra e contribuiscano al cambiamento climatico, spogliando la terra delle sue foreste naturali o distruggendo le sue zone umide; che gli esseri umani inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati ».15 Perché « un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio ».
 Allo stesso tempo Bartolomeo ha richiamato l’attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, che ci invitano a cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento dell’essere umano, perché altrimenti affronteremmo soltanto i sintomi. Ci ha proposto di passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che « significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare. È un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio. È liberazione dalla paura, dall’avidità e dalla dipendenza ».17 Noi cristiani, inoltre, siamo chiamati ad « accettare il mondo come sacramento di comunione, come modo di condividere con Dio e con il prossimo in una scala globale. È nostra umile convinzione che il divino e l’umano si incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta ».18









La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune. Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e ringraziare tutti coloro che, nei più svariati settori dell’attività umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo. Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con
vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo. I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi.



Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale.
























Ne abbiamo bisogno, magari al palazzo americano, insieme alla CARTA DI MILANO  speriamo portino anche la carta di papa Francesco.
Cosa non va nell' EXPO?
- il modo di produrre oggi nel mondo risponde a criteri non slaubri, non viene tutelato nè ambiente nè lavoro nè l' aria che respiriamo.
- l' AGRICOLTURA è  assente da anni, nessun investimento sui terreni italiani dalla SICILIA alla Lombardia, gli agricoltori SOPRAVVIVONO all' ombra delle MULTINAZIONALI che dettano i prezzi nei mercati, che decidono quali prodotti si devono vendere e quali no.
- non va il fatto che per parlare di NUTRIZIONE e rispetto dell' ambiente in primis si è CEMENTIFICATA una intera area verde:  alla guida del pensiero oggi  , nel XXI secolo, vi è la contraddizione
-non và che SI PRENDONO I VALORI AL GUINZAGLIO, li si accompagna nei padiglioni  DI PLASTICA a suon di  luci scintillanti e tecnologie assolutamete ridicole e inutili , piene solo di milioni di euro e , grazie ai valori e al linguaggio sano che veicolano, si faranno mangiare a milioni di  persone cibi non sani  e ancora nessun valore umano è tutelato,
- non va che si crei lavoro con EVENTI  di questa portata, meglio sarebbe investire in AGRICOLTURA tornare a lavorare la  terra con le mani, perchè solo con le braccia e le mani mangeremo cibi sani. ma questa tecnica non fa guadagnare i Signori delle Multinazionali.
 - non va che molti paesi ospitati  all' EXPO NON RISPETTANO ALCUNA REGOLA  nel corso del  ciclodi lavorazione dei  LORO prodotti  alimentari,  questi prodotti  OGGI E ANCORA DI PIU DOPO L' EXPO  li abbiamo e li avremo SULLE NOSTRE TAVOLE   e nel nostro stomaco OGNI GIORNO
basti pensare al latte transeginico, si transgenico che da anni gli allevatori italiani utilizzazno per nutrire i loro vitellini nelle stalle e in Italia in deroga alle nostre norme  anti OGM permettiamo tranquillamente tanti piccoli expo quotidiani  a cisterne di latte provenienti dall' Olanda e da altri Lidi.... 

l'  EXPO DELLE NORME

 ossia l' EXproprio delle LEGGI 

 la non osservanza delle regole.
 DUNQUE non vi è rispetto delle leggi  NON ESISTONO TUTELE  nei lidi all' estero CINA  e altri bei posti simili  per il lavoratore che produce in quanto non esistono( come mai????)  ISTITUZIONI in grado di tutelate i diritti delle persone  e la  dignità del loro lavoro ?
- non va che migliaia di aziende italiane,  320 a Brescia, pare 720.000 in Italia  siano andate all' estero a   braccetto con i signori  presenti  nei  luccicanti  padiglioni EXPO, là sono a sfruttare la povera gente creando un MOSTRUOSO castello di DISUGUAGLIANZA sociale che lasceremo in eredità alle future generazioni : VERGOGNA

INDUSTRIA E VELENI VARI senza lavoro

Fare mercato oggi equivale a compiere scelte  EGOISTICHE inaudite.
Un nuovo colonialismo è presente in forma legalizzata nel mondo.


 La domanda è sempre una sola: è possibile creare un modo per produrre senza alterare i cibi con veleni e chimica, senza danneggiare l' ambiente, senza schiavizzare esseri umani ? 

La risposta è no.

 Al momento la politica NON consente questo tipo di economia, legata al PETROLIO e  sostanze altamente TOSSICHE.



Caso Eternit al verdetto finale. Le tappe della vicenda giudiziaria

Oggi in Cassazione il via al processo sulle morti per amianto, imputato il magnate svizzero Stephan Schmidheiny
Anche una delegazione casalese stamattina a Roma per il processo Eternit

19/11/2014
ROMA
Si è concluso oggi con la prescrizione del reato il processo Eternit in Cassazione contro lo svizzero Stephan Schmidheiny, già condannato in Corte d’Appello a Torino a diciotto anni di reclusione per disastro doloso ambientale permanente che ha causato migliaia di morti per la diffusione di fibra di amianto dentro e fuori dagli stabilimenti di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera dell’Emilia e Bagnoli di Napoli. 

Le tappe giudiziarie della vicenda.  
2004: la procura della Repubblica di Torino apre un’inchiesta in seguito alla morte per mesotelioma di un ex operaio dell’Eternit, che aveva lavorato nello stabilimento di Cavagnolo (Torino). Le indagini, condotte dal pool composto dai pm Raffaele Guariniello, Gianfranco Colace e Sara Panelli, si ampliano fino a coinvolgere migliaia di casi di malati e morti a causa delle patologie provocate dall’amianto. Non soltanto ex lavoratori, ma anche molti cittadini che hanno respirato al fibra mortale diffusa nell’ambiente estero agli stabilimenti. A oggi i morti in Italia a causa dell’amianto sono circa 1500 all’anno. 

23 Luglio 2009: il giudice dell’udienza preliminare Cristina Palmesano rinvia a giudizio il barone belga Louis de Cartier e il magnate svizzero Stephan Schmidheiny per disastro doloso ambientale permanente causato dalla diffusione di amianto dentro e fuori dagli stabilimenti Eternit di Casale Monferrato, Cavagnolo (Torino), Rubiera dell’Emilia e Bagnoli di Napoli.  

9 dicembre 2009: inizia a Torino il processo Eternit, il più imponente processo che si sia mai celebrato per reati ambientali connessi a lavorazione industriale. Si costituiscono oltre seimila parti civili, tra enti, associazioni, sindacati e soprattutto cittadini (ammalati o famigliari di persone decedute per il cancro maligno “mesotelioma” o per asbestosi). Per la prima volta vengono incriminati i vertici padronali e non solo i massimi dirigenti come avvenuto in precedenti processi. 

13 febbraio 2012: il tribunale di Torino, presieduto da Giuseppe Casalbore, condanna Louis de Cartier e Stephan Schmidheiny a 16 anni di reclusione. 

14 febbraio 2013: inizia a Torino il processo d’Appello 

3 giugno 2013: la Corte d’Appello, presieduta da Alberto Oggè, conferma il riconoscimento di responsabilità per il reato di disastro doloso e condanna Stephan Schmidheiny a 18 anni di reclusione. Per Louis de Cartier dichiara di «non doversi procedere» perché l’imputato ultranovantenne è deceduto poche settimane prima. 

19 ottobre 2014: comincia il processo in Cassazione nei confronti del solo Schmidheiny.  

19 novembre 2014: la Cassazione annulla senza rinvio, dichiarando prescritto il reato

lunedì 4 maggio 2015


DIALOGO SULLA SCUOLA

Il sistema scolastico pubblico è approdato ad una riforma che può definirsi storica.
In pochi anni, o addirittura mesi, si sono emanati nuovi provvedimenti, nuove leggi, decreti, norme, circolari che hanno ridefìnito il profilo istituzionale e politico della scuola pubblica.
Adeguamento agli standard europei, necessità di cambiamento radicale: due elementi che uniti hanno definito un nuovo itinerario.
Le reazioni: per molti si è riformato un sistema vecchio e impreparato in modo troppo veloce, per altri in modo inadeguato, per altri ancora era impensabile ipotizzare un'adesione incontrastata e indolore.
Ma quali sono, come operano gli organismi che sottendono al funzionamento di un così delicato e complesso apparato che abitualmente definiamo col termine sistema scolastico?
E' davvero un sistema?
Non si tratta di una variabile dipendente da un macrosistema che non appare uniformemente teso verso un unico obiettivo, quello della tutela degli interessi formativi ed educativi della società?
Nel presente lavoro, frutto di una breve riflessione in chiave ironica del nostro sistema scolastico, si invita il lettore a porsi delle domande.