mercoledì 13 maggio 2015

SOCIOLOGIA DEL CIBO

SOCIOLOGIA DEL CIBO

di Manfredini Carolina 

linguaggio semplice per farsi capire da tutti.

Il cibo nemico




 Cap 1.  Il potere delle Multinazionali sta distruggendo l' agricoltura, dovrebbero invece unirsi ai contadini e produrre cibi sani


Udienza a bambini e ragazzi di Scuole italiane, partecipanti alla manifestazione promossa da “La Fabbrica della Pace”, 11.05.2015


Quarta domanda, di un bambino egiziano. “Caro Papa noi siamo provenienti da Paesi poveri e con guerre. La scuola ci vuole bene; perché le persone potenti non aiutano la scuola?”

 Si può fare la domanda anche un po’ più grande: perché tante persone potenti non vogliono la pace?



 Perché vivono sulle guerre! L’industria delle armi: questo è grave! I potenti, alcuni potenti, guadagnano con la fabbrica delle armi, e vendono le armi a questo Paese che è contro quello, e poi le vendono a quello che va contro questo… E’ l’industria della morte! E guadagnano. Voi sapete, la cupidigia ci fa tanto male: la voglia di avere più, più, più denaro. Quando noi vediamo che tutto gira intorno al denaro - il sistema economico gira intorno al denaro e non intorno alla persona, all’uomo, alla donna, ma al denaro - si sacrifica tanto e si fa la guerra per difendere il denaro. E per questo tanta gente non vuole la pace. Si guadagna di più con la guerra! Si guadagnano i soldi, ma si perdono le vite, si perde la cultura, si perde l’educazione, si perdono tante cose. E’ per questo che non la vogliono. Un anziano prete che io ho conosciuto anni fa diceva questo: il diavolo entra attraverso il portafogli. Per la cupidigia. E per questo non vogliono la pace!

attenzione. scuole ITALIANE bambino EGIZIANO???

 Ecco la globalizzazione delle disuguaglianze sociali, come mai quel bambino non può vivere nel suo Paese?
PER CAPIRE  le cose  serve informarsi, leggere,  entrare nelle parole, scavarci dentro, diversamente si rimane VITTIME degli EXPO. 

Le catene di grande distribuzione sono in crisi, queste persone servono per CONSUMARE quei cibi che molti europei non mangiano più, questa è la verità.
Chi ha  il potere di mettere in atto queste scelte?

QUANDO PENSIAMO ALLA POLITICA NON DOBBIAMO PENSARE AI POLITICI ITALIANI 

NON SONO LORO CHE  DECIDONO  non solo loro

OGGI LE POLITCHE DEGLI STATI SONO CONDIZIONATE DA QUELLE ESTERNE

NOI NON SIAMO PIU' IN GRADO DI DECIDERE

LA SOVRANITA' INTERNA ITALIANA NON ESISTE PIU'

 questo da una parte è un bene, ,ma dall' altra non lo è. Serve chiarezza la gente deve sapere tutto sull'  'INDUSTRIA ALIMENTARE ' 

se capiamo come funziona l' industria alimentaree capiamo la politica  






 QUESTO LIBRO  lo  SCRIVIAMO INSIEME?


 SE QUALCUNO VUOLE AGGIUNGERE  del testo può farlo,  usando  cortesemente il colore rosso.

Tempo fa scrivendo un breve saggio su Auguste Comte, saggio che non ho pubblicato, mi chiedevo :
 quali effetti ha generato il Positivismo sulla moderna concezione del mercato?
Mi chiedevo se i disastri ambientali  e le varie forme di egoismo socio-industriale che sono sotto gli occhi di tutti, quali ambiente, cibo, inquinamento, sono originati da un uso scorretto della fiducia nelle scienza di stampo comtiano, appunto.
La fede nella verità scientifica, cosi come Comte e seguaci intendevano questo modello filosofico, doveva essere alla base del progresso non del regresso e, secondo me, questo progresso è presente, innegabilmente presente davanti ai nostri occhi, ma febbricitante, quindi bisognoso di un farmaco per lenirne effetti disastrosi per la salute umana.
Positivismo e fabbriche: un binomio inquinante dunque, che ha falciato milioni di essesi umani, distrutto l' ambiente ed  alterato la qualità dell' aria che respiriamo e dell' acqua che non possiamo più bere, insomma un vero cataclisma moderno. 
Come uscirne? 
Il potere delle Multinazionali è troppo vasto
la nostra vita quotidiana 
la politica degli Stati e la loro sovranità


 Cap 2. L' abbassamento della qualità della vita
utilizzo massiccio delle sostanze tossiche
no alla multinazionalità
gli italiani non vogliono morire di cibo e chiedono etichette sui cibi ma nessuno li ascolta
 riporto da slow food sito
L’agricoltura italiana è diventata la più green d’Europa, grazie alla sua leadership nel numero di imprese che coltivano biologico e la più vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a km 0, che non devono percorrere lunghe distanza con mezzi di trasporto inquinanti. Tra i primati del Made in Italy c’è anche quello del maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp, che salvaguardano tradizione e biodiversità, ma anche la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati (ogm), come avviene in 23 Paesi sui 28 dell’Unione Europea.
Sono questi i dati emersi nell’incontro L’agricoltura che sconfigge la crisi, la sfida della multifunzionalità, organizzato ad Expo da Coldiretti e Univerde, a 14 anni dall’approvazione della legge di orientamento (la numero 228 del 18 maggio 2001) che ha rivoluzionato l’attività agricola. L’Italia è l’unico Paese che può vantare 271 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) superiori a quelle registrate dalla Francia, su ben 43.852 imprese biologiche pari al 17% di quelle europee, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,2%), quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%) e di oltre 30 volte quella dei prodotti extracomunitari (6,3%).
La rete di vendita diretta degli agricoltori di Campagna Amica ha quasi 10mila riferimenti, offrendo la possibilità di acquistare lungo tutta la Penisola prodotti alimentari a km 0, con un’azione di sostegno alle realtà territoriali e un impegno contro l’inquinamento ambientale per i trasporti, che non ha eguali negli altri Paesi dell’Unione e nel mondo. Un percorso reso possibile dal grande sforzo di rinnovamento dell’agricoltura italiana, dove 1 impresa su 3 è nata negli ultimi 10 anni con una decisa tendenza alla multifunzionalità, dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasili, ma anche le attività ricreative come la cura dell’orto e i corsi di cucina in campagna, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la cura del paesaggio, di parchi, giardini, strade o la produzione di energie rinnovabili. Opportunità rese possibili dalla legge di orientamento, che ha allargato i confini dell’attività agricola e rivoluzionato le campagne italiane, aprendo nuove opportunità occupazionali nell’agribenessere, nella tutela ambientale, nel risparmio energetico, nel recupero degli scarti, nelle attività sociali, dagli agriasili fino alla pet therapy.
Un cambiamento che è stato recentemente riconosciuto anche dall’Istat, che ha proceduto a una rivalutazione del valore aggiunto del settore agricolo pari al 7,5% (con un impatto positivo sul Pil di 0,1 punti percentuali) per considerare le nuove attività emergenti, come la produzione di energie rinnovabili (essenzialmente fotovoltaico e biomasse), le fattorie didattiche, le attività ricreative, l’artigianato in azienda, l’agricoltura sociale, le vendite dirette, la produzione di mangimi, la sistemazione di parchi e giardini, la manutenzione del territorio e del paesaggio. A cogliere queste opportunità sono soprattutto i giovani, come dimostra un’indagine Coldiretti che evidenzia un aumento congiunturale dell’1,5% delle imprese agricole condotte da under 35 nell’ultimo trimestre del 2014, salite a 49871, il 70% delle quali svolge attività multifunzionali. “Il successo dell’agricoltura italiana sta nella sostenibilità, nella straordinaria qualità con caratteri distintivi unici, una varietà e un’articolazione sul territorio che non hanno uguali al mondo” ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “l’Expo è un’enorme occasione per ripensare a fondo il sistema di produzione e di distribuzione del cibo, per perseguire a livello globale un modello di sviluppo sostenibile attento all’ambiente, che garantisca un sistema di tutela sociale ed economica in grado di assicurare un futuro all’agricoltura e un cibo sicuro e accessibile a tutti, in Italia e nei Paesi più poveri”.
I PRIMATI GREEN DELL’AGRICOLTURA ITALIANA
1)   L’agricoltura italiana è tra le più sostenibili. Con 814 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal settore, non solo l’agricoltura nazionale emette il 35% di gas serra in meno della media UE, con risultati decisamente migliori rispetto alle altre nazioni europee: 12% di gas serra in meno rispetto alla Spagna, 35% in meno della Francia, 39% meno della Germania e ben il 58% in meno rispetto al Regno Unito
2)   L’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale. Siamo il paese che conta il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici (0,2%), un terzo in meno rispetto all’anno precedente. La quota italiana è inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%), aumentata di circa un terzo rispetto all’anno prima, e oltre 30 volte minore rispetto a quella dei prodotti extracomunitari (6,3%)
3)   L’Italia è il primo paese europeo per numero di agricoltori biologici. Con 43.852 imprese biologiche, siamo i campioni europei del settore rappresentandone il 17%, seguiti da Spagna (12% dell’UE con 30.462 imprese) e Polonia (10% dell’UE con 25.944 aziende)
4)   L’Italia è il Paese più forte al mondo per prodotti distintivi, con 268 prodotti Dop e Igp e 4.813 specialità tradizionali regionali, seguita a distanza da Francia (207) e Spagna (162). Nel solo settore viticolo, l’Italia conta ben 332 vini Doc, 73 Docg e 118 Igt
5)   L’Italia dispone della più ampia rete di fattorie e mercati degli agricoltori in vendita diretta a km0, che abbatte l’inquinamento determinato dai trasporti, con quasi 10mila riferimenti della rete di Campagna Amica .

 Cap 3. Cosa contengono i cibi?

da dove provengono?
etichette false

La farina 00 è nociva. Dietro il suo aspetto apparentemente innocuo, il suo colore candido e la sua consistenza così vaporosa e leggera, si nasconde un vero e proprio pericolo per la salute umana.
Questa farina – diffusissima nei supermercati e comunemente usata negli impieghi casalinghi - si ottiene attraverso la macinazione industriale del chicco di grano, che comporta l'eliminazione del germe (ovvero il cuore nutritivo del chicco, che contiene aminoacidi, acidi grassi, sali minerali, vitamine del gruppo B e vitamine E) e della crusca (la parte più esterna, particolarmente ricca di fibre). Tutto questo porta a un impoverimento della materia prima: da questa macinazione si ottiene infatti una farina raffinata, che si mantiene a lungo, ma risulta terribilmente depauperata e ricchissima di zuccheri

Abbiamo chiesto al professor Franco Berrino, ex direttore del Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e consulente della Direzione scientifica, quali sono gli effetti negativi dell'uso abituale di questo tipo di farina.
"La farina 00 - come tutti i prodotti raffinati – provoca un aumento della glicemia e il conseguente incremento dell'insulina, fenomeno che nel tempo porta ad un maggior accumulo di grassi depositati".
Tutto questo si traduce quindi con un indebolimento dell'organismo, sempre più soggetto a malattie di ogni tipo, tumori inclusi.
 http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/7628-farina-00-dannosa-berrino

 Più del 70% del pesce che mangiamo arriva da lontano: in molti casi da oceano atlantico
e oceano pacifico. Anche perchè a causa di una pesca eccessiva abbiamo esaurito le scorte dei nostri mari e ora dobbiamo dipendere da prodotti che arrivano da acque non europee. Lo dice l'ultimo rapporto del New Economics Foundation. (Cristina Scanu)
 

 Cap 4. Un nuovo nemico: il cibo


 Cap 5.  Le etichette narranti


 Cap 6.  Norme e  leggi che si contraddicono

Le istituzioni non ci proteggono,l' unione Europea tutela i veleni, nei paesi dove esistono norme come  in Italia gli agrcicoltorio stanno affittanado le terre ai contoterzisti perchè devono chiudere. Qualcuno  desidera far chiudere le aziende agricole italane, anche  e soprattutto agricole, per lasciare spazio ai prodotti non  controllati  che provengono da Paesi senza leggi.
Due prosciutti su 3 tra quelli che troviamo nei nostri supermercati sono prodotti con carne proveniente dall'estero. E dato che la legge europea sulle etichettature non impone l'obbligo di specificare l'origine delle materie prime sui salumi, per il consumatore è impossibile sapere da dove arriva quello che mangia.

Nella puntata televisiva di ieri sera 20 maggio 2015 La Gabbia si è parlato di farine tossiche, farine che mangiamo ogni giorno, contenenti metalli  altamente nocivi, cari deputati nessun controllo è mai stato fatto sulle farine che sono le prime responsabili del cancro, si parla di  di analisi chimiche condotte da un famoso laboratorio di Modena, si parla di grano proveniente dalla Romania contenente sostanze nocive , si parla di pane italiano prodotto nel 70% con pane rumeno nocivo, si parla del fatto che mangiamo veleni prodotti da norme UE, norme pro-cancro- cancerogene, fate qualcosa, qui stiamo tutti rischiando.
Gli agricoltori italiani stanno chiudendo le attività, chi lavora  la terra in Lombardia  da 50 anni deve rifare il patentino per i trattori ( ???) e dalla Romania entra grano velenoso,  nei silos che da 5  o 10 anni contengpono grano ammuffito e impastato da acciaio e metalli  noi ci facciamo  la pasta senza alcun controllo.... questa è la società che abbimo creato... e EXPO sta facendo  passare questa economia dei veleni nel piatto.

prof. Manfredini   Carolina.

A.M.S utorizzzazione ministero della sanità ?
la politica dei veleni effetto accumulo
DATI ISTAT le malattie


 Cap 7.  Un trattato un pò strano. il TIIT
come va?
 le decisioni chi le prende?
TAV TIIT  METANODOTTI ma chi decide sulle nostre Terre?


 Cap 8.  Camion sulle strade:
FERMATI camion che traspostavano all' andata sostanze tossiche e al ritorno sullo stesso camion farina per fare il pane
devono sempre lavorare
Il reddito di cittadinanza
Le cave di pietra e sabbia
Le continue cementificazioni
Un altra economia è possibile?




Pubblico da sito www.slowfood.it

Le atrocità del TTIP proseguono, ecco un articolo pubblicato sul sito Slowfood.



Fermiamo il Ttip!

Pochi giorni prima che il Parlamento europeo voti la relazione di iniziativa sul Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), 483 organizzazioni della società civile di tutta Europa, compresa l’Alleanza Stop-TTIP, chiedono in una lettera aperta indirizzata ai membri del Parlamento europeo di votare contro il TTIP. Lunedì 6 luglio tutti i membri del Parlamento hanno ricevuto la lettera riportata di seguito, firmata dall’Alleanza Stop-TTIP in ogni Paese membro dell’UE.
Il Parlamento europeo avrebbe dovuto votare in materia di TTIP il 10 giugno, ma il dibattito e il voto sono stati rimandati dopo la presentazione di oltre 200 emendamenti all’accordo. Il Parlamento europeo, pertanto, voterà la risoluzione sul TTIP il prossimo mercoledì 8 luglio.
L’Alleanza Stop-TTIP esprime le opinioni della società civile: oggi, 2,3 milioni di cittadini europei richiedono che siano bloccati i negoziati sul TTIP. Secondo Slow Food, l’unica soluzione è un rifiuto completo del TTIP.
Slow Food chiede al Parlamento europeo di rifiutare il TTIP e di non scendere a compromessi su alcun emendamento. Come ha affermato Carlo Petrini, Presidente di Slow Food:
Se il TTIP viene approvato, il nostro sistema alimentare quotidiano, già soggetto a un cambiamento drastico e insidioso, diventerà sempre più slegato dalla dimensione umana. Gli accordi di libero scambio, a partire dal NAFTA, non hanno portato ad alcun miglioramento della qualità della vita dei piccoli produttori e di chi è economicamente svantaggiato, ma hanno solo moltiplicato i guadagni degli speculatori più ricchi.
Ursula Hudson, Presidente di Slow Food Germania, spiega:
Il TTIP, così come è attualmente strutturato, non è assolutamente accettabile. Abbiamo bisogno di altre cose, non del TTIP: vogliamo democrazia, trasparenza e protezione legale per gli individui, e non più diritti per le multinazionali che vogliano citare una controparte in giudizio. Vogliamo proteggere e sviluppare ulteriormente le politiche ambientali europee, gli standard che abbiamo già raggiunto, invece di subordinarli alla logica del libero scambio.
Richard McCarthy, Direttore esecutivo di Slow Food USA, dichiara:
Siamo profondamente preoccupati da questa corsa verso la deregolamentazione, che riduce il controllo e la trasparenza del nostro sistema alimentare. Genererebbe una grande incongruenza, oggi che le comunità negli Stati Uniti e in tutta Europa cercano di riacquisire un maggiore controllo sulle informazioni indicate nelle etichette dei prodotti alimentari, sull’origine degli alimenti che consumiamo e sul modo in cui sono prodotti. Il TTIP minerebbe questi sforzi.
La risoluzione sul TTIP prevede anche l’inclusione della clausola relativa all’Investor-state dispute settlement (ISDS). Il Parlamento europeo deve assumere una chiara posizione contro l’ISDS. La clausola, infatti, consente alle aziende di citare in giudizio i governi presso tribunali privati in caso di azioni statali che, a loro giudizio, interferiscono con i loro investimenti e riducono i profitti previsti. Questa pratica è un pericolo per lo stato di diritto e i principi democratici.


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