sabato 30 aprile 2016

Ordinantur in Finem ideata allo scopo, qui cartella sequestri alimenti

iniziamo da questa cartella dal nome significativo ORDINANTUR IN FINEM ossia ideata pe rlo scopo.... a raccogliere catalogare e documentare i sequesti dei cibi avvenuti in italia,,,, se ve ne saranno anche all' etsro ne daremo conto, I DATI QUI FORNITI SONO TRATTI DAL SITO www.ilfattoalimentare.it 1. A seguito di mirati controlli eseguiti presso un supermercato sito nella zona industriale di Bazzano (AQ), la Compagnia della Guardia di Finanza di L’Aquila, con la collaborazione di funzionari del Servizio Veterinario Di Igiene Degli Alimenti Di Origine Animale della A.S.L., ha proceduto ad eseguire un controllo sugli insaccati ed i formaggi posti in commercio presso il punto vendita. Gli approfondimenti effettuati hanno permesso di rilevare che nel supermercato erano commercializzati, sia al bancone del reparto salumeria che nei frigoriferi self-service, salumi e formaggi scaduti e in cattivo stato di conservazione o di provenienza incerta in quanto non rispettavano i requisiti di legge in materia di tracciabilità degli alimenti, per un totale di oltre 530 kg. Gli accertamenti, proseguiti presso il magazzino della società, hanno permesso di individuare ulteriori 400 kg di alimenti, anch’essi in evidente stato di deterioramento, pronti per essere trasportati al supermercato per la messa in vendita. Tutti questi prodotti, chiusi nelle celle frigorifere del magazzino e del supermercato, sono stati sottoposti a sequestro per ipotesi di commercio di sostanze alimentari nocive o in cattivo stato di conservazione e frode in commercio, reati per i quali il rappresentante legale della società è stato segnalato alle autorità giudiziarie FONTe ABRUZZO NEWS DATA 29 APRILE 2016 Negli Stati Uniti, gli uffici distrettuali della Food and Drug Administration potranno bloccare nei porti d’arrivo i carichi di gamberi e gamberetti provenienti dalla Malesia peninsulare, senza sottoporli ad analisi.Il provvedimento è collegato all’esito dei test che hanno rilevato la presenza di residui di antibiotici ( nitrofurani e/o cloramfenicolo) in un terzo dei lotti provenienti da quella regione. La presenza di questi contaminanti non è ammessa negli Usa. D’ora in poi spetterà all’importatore certificare, attraverso analisi di laboratorio, che i lotti non contengono residui di sostanze vietate. crostacei gamberi Malesia Il governo malese vieta l’uso di antibiotici negli allevamenti La FDA ha chiesto al governo malese, che vieta anch’esso l’utilizzo dei due antibiotici nel pesce d’allevamento, di indagare sulle cause e di sviluppare un programma di azioni a breve e a lungo termine, per prevenire l’esportazione di gamberetti adulterati dalla Malesia verso gli Stati Uniti. Nonostante il divieto d’uso degli antibiotici i test condotti negli Usa su 138 campioni di gamberi e gamberetti provenienti dal paese asiatico (nel periodo ottobre 2014 – settembre 2015) hanno evidenziato nel 32% dei campioni residui di antibiotici. Notizie preoccupanti arrivano anche dal Vietnam, dove i controlli effettuati dal governo, a cavallo tra il 2015 e il 2016, indicano che la grande maggioranza delle aziende di acquacoltura utilizza antibiotici per prevenire le malattie. Si tratta di una pratica che ha causato il respingimento di numerosi lotti destinati ai mercati esteri. Solo nel primo trimestre del 2016, le spedizioni respinte sono state 31, come riferisce il sito Tuoi Tre News. La presenza di antibiotici illegali nei gamberetti surgelati d’importazione era stata denunciata un anno fa dall’organizzazione di consumatori statunitense Consumer Reports. IL FATTO ALIMENTARE, 16-5-2016 Nella settimana n°18 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 42 (6 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende quattro casi: presenza di tossine di Shiga, prodotta dal gruppo Escherichia coli, in latte fresco vaccino crudo; mercurio in lombi di pesce spada (Xiphias gladius) sottovuoto e scongelati dalla Spagna; cadmio e mercurio in filetti di pesce spada (Xiphias gladius) spagnoli; mercurio in pesce spada congelato (Xiphias gladius) dalla Spagna. Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: mercurio in pesce spada dalla Spagna; aflatossine in nocciole tostate tritate e farina di nocciole tostate dalla Georgia. pesce spada 1454955827 Cadmio e mercurio in filetti di pesce spada dalla Spagna Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, la Francia segnala un’allerta per il conteggio troppo alto di Escherichia coli per corda di mitili (Mytilus galloprovincialis) vivi; la Germania segnala cessione di piombo da bicchieri (distribuiti in Austria, Germania, Paesi Bassi, Polonie U Regno Unito); la Francia segnala mercurio in filetti di pesce spada refrigerati dalla Francia, con materie prime provenienti da Italia. In Veneto 250.000 persone hanno utilizzato per anni acqua potabile inquinata da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), che si sono accumulate nel loro sangue e i cui effetti sulla salute sono ancora da determinare. Di queste 250.000 persone, 60.000 sono interessate da un livello maggiore di contaminazione. Lo afferma l’Istituto Superiore di Sanità, in base ai risultati del biomonitoraggio condotto in collaborazione con la Regione Veneto, che ha coinvolto un campione di 507 persone, da cui è risultato che le concentrazioni della maggior parte dei Pfas nel sangue dei residenti nelle aree interessate dalla contaminazione delle acque sono risultate “significativamente superiori” a quelle dei non esposti. I comuni interessati dall’inquinamento sono una sessantina, nelle province di Vicenza, Verona e Padova. La zona più colpita è quella compresa tra i comuni di Montecchio Maggiore, Lonigo, Brendola, Creazzo, Altavilla, Sovizzo e Sarego, in provincia di Vicenza. Tra i cittadini esposti a questa contaminazione, il livello medio di Pfas nel sangue è di 14 ng/g, mentre tra quelli maggiormente esposti è di 70 ng/g. Le analisi hanno riguardato la presenza, in particolare, di due Pfas, il Pfoa (acido perfluoroottanoico) e il Pfos (perfluorottano sulfonato), mentre gli altri Pfas sono stati considerati in un gruppo unico. Attraverso l’acqua, i Pfas hanno contaminato anche quasi tutta la catena alimentare, dove dovrebbero essere assenti, come hanno indicato le analisi effettuate dai servizi veterinari e di igiene delle aziende sanitarie locali, diffuse lo scorso novembre. I Pfas sono riconosciuti come interferenti endocrini correlati a patologie riguardanti pelle, polmoni e reni. Queste sostanze sono definite “microinquinanti emergenti” perché sono frutto di un’industria chimica recente e per questo motivo non vengono monitorate dalle indagini di laboratorio condotte di routine. Addirittura, non esistono limiti di legge, né a livello europeo né nazionale, alla loro concentrazione nelle acque. Esistono solo dei valori obiettivo, indicati dall’Istituto Superiore di Sanità. Per questo, sinora non è stato possibile perseguire i responsabili di questo inquinamento diffuso. inquinamento acqua Pfas I Pfas sono interferenti endocrini definiti “microinquinanti emergenti” I Pfas sono sostanze chimiche, dotate di elevata persistenza nell’ambiente, utilizzate principalmente per rendere resistenti ai grassi e all’acqua vari materiali come tessuti, tappeti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti. L’azienda chimica indicata come responsabile dell’inquinamento da Pfas è la Miteni di Trissino, in provincia di Vicenza, che è specializzata nella produzione di molecole fluorurate per la farmaceutica, l’agricoltura e l’industria tecnica. La Miteni, però, esclude la propria responsabilità, affermando che la presenza di Pfas “non può essere dovuta alla falda dello stabilimento Miteni. Un’area così vasta va necessariamente riferita al sistema di scarichi consortili a cui sono collegate centinaia di aziende del territorio. Miteni non produce più Pfos e Pfoa dal 2011, e ancora prima i reflui delle lavorazioni erano inviati a sistemi di trattamento esterni. Pfos e Pfoa vengono usati tutt’oggi da oltre duecento industrie del settore conciario e manifatturiero presenti nella zona che li acquistano sul mercato estero, imprese che sono allacciate agli stessi scarichi consortili a cui è allacciata Miteni”. La Miteni, che dal 2009 è di proprietà della multinazionale tedesca Weylchem del gruppo International Chemical Investors (Icig), è l’unica fabbrica che produce Pfas in Italia. Come riporta Il Fatto Quotidiano, la produzione di “intermedi fluorurati” nello stabilimento vicentino ha una storia antica, cominciata nel 1964 quando era ancora il centro ricerche della tessitura Marzotto e si chiamava Rimar (Ricerche Marzotto). Nel corso degli anni la fabbrica è passata alla “Miteni”, joint venture tra Eni e Mitsubishi (1988), e poi alla giapponese Mitsubishi (1996), prima di essere acquisita dalla multinazionale Icig (2009). È quindi probabile che la popolazione delle tre province venete sia esposta da decenni a questo tipo di inquinamento. inquinamento industrie 89961139 L’azienda chimica indicata come responsabile dell’inquinamento da Pfas è la Miteni di Trissino La contaminazione di interferenti endocrini nelle acque è stata scoperta nel 2013, quando uno studio del Cnr, commissionato due anni prima dal Ministero dell’Ambiente, rivelò che “nel bacino di Agno e Fratta Gorzone, anche a monte dello scarico del collettore Arica, sono state misurate concentrazioni di Pfoa molto elevate, spesso superiori a 1000 ng/litro, che destano una certa preoccupazione dal punto di vista ambientale. Ancora più preoccupazione desta la misura della concentrazione di queste sostanze nelle acque potabili campionate da punti di erogazione pubblici e privati. Nel bacino di Agno – Fratta Gorzone, vi sono concentrazioni crescenti da nord a sud che raggiungono valori di Pfoa superiori a 1000 ng/l e di Pfas totale superiori a 2000 ng/l.” Lo studio avvertiva su “un possibile rischio sanitario per le popolazioni che bevono queste acque, prelevate dalla falda”. Le iniziative sanitarie individuate ora come necessarie dalla Regione Veneto prevedono il rafforzamento e la messa a sistema tutte le attività preventive e clinico-organizzative per la sorveglianza della popolazione, cominciando da quella più esposta; offerta di valutazioni cliniche in esenzione dal ticket; avvio di studi sperimentali ad hoc; implementazione della valutazione tossicologica delle sostanze; rafforzamento della formazione degli operatori; sostegno al territorio per quanto riguarda la comunicazione con la popolazione. Nella settimana n°17 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 76 (9 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende un solo caso: Salmonella in risotto congelato dal Portogallo, con materie prime dalla Spagna. Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: istamina in filetti di tonno pinna gialla fresco (Thunnus albacares) dalla Spagna; mercurio in lombi di pesce spada (Xiphias gladius) refrigerati sottovuoto dalla Spagna; istamina in alacce (Sardinella aurita) refrigerata in olio d’oliva dalla Tunisia. tonno pinne gialle 173315513Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: sostanza non autorizzata (dichlorvos) in grano all’ingrosso dall’Argentina; aflatossine in nocciole dalla Georgia; livello di migrazione globale troppo alto da guanti in nitrile dalla Cina; mercurio in lombi di pesce spada (Xiphias gladius) refrigerati sottovuoto dalla Spagna; migrazione di manganese e migrazione globale troppo elevata da barbecue a gas dalla Cina. Questa settimana non risultano tra le esportazioni italiane in altri Paesi segnalazioni di ritiro dal mercato. Le allerta alimentari possono essere dovute a un errore in etichetta, a un documento di accompagnamento non valido… oppure a un problema in grado di provocare serie ripercussioni per i consumatori. Le persone allergiche rientrano tra le categorie più a rischio perché se assumono un prodotto contenente un allergene non dichiarato o frutto di una contaminazione, possono rischiare anche lo shock anafilattico. In Italia sono ancora numerosi casi di anafilassi, in conseguenza della tardiva informazione giunta, oltre tutto, da canali non istituzionali. Nel corso della manifestazione World Allergen Food, tenutasi il mese scorso a Padova, è emersa l’esigenza da parte delle associazioni delle persone allergiche, di accelerare la diffusione di notizie relative al rischio di allergeni, per etichettatura scorretta o contaminazione involontaria. «Il regolamento europeo – spiega Marcia Podestà, presidentessa dell’associazione Food Allergy Italia – prevede una tutela particolare verso questa categoria “vulnerabile”, perché nel loro caso, quando gli alimenti presentano delle criticità, il pericolo è serio e i tempi sono molto stretti». Alimenti pericolosi Il Mistero della salute ha predisposto un documento sulle procedure di richiamo In Italia non esiste un sistema di allerta immediata da parte delle autorità, indirizzato alle persone interessate o alle associazioni degli allergici, come invece accade all’estero. «La Spagna – continua Podestà – in questo senso è un Paese virtuoso. L’agenzia per la sicurezza alimentare del ministero della salute iberico si riunisce almeno una volta l’anno con le autorità, le aziende, i rappresentanti dei ristoratori e le associazioni degli allergici per definire le strategie migliori. In questi incontri le parti decidono come gestire le allerta e, di volta in volta, redigono un bilancio delle attività intraprese.» Sul piano pratico le modalità di attuazione sono semplici. «Il Ministero della salute, quando riceve l’avviso di un prodotto con una criticità di tipo allergico, comunica direttamente con l’associazione nazionale degli allergici indicando le caratteristiche dell’alimento per poterlo rintracciare. In questo modo la notizia è diffusa rapidamente e le persone vengono avvisate dall’associazione.» Si tratta di un sistema che nell’era della comunicazione e dell’informatizzazione non sembra così complicato da riproporre anche in Italia. Tablet computer, smartphone and newspapers È importante individuare subito gli alimenti pericolosi Il Fatto Alimentare ha chiesto al Ministero della salute se intende sviluppare strategie mirate a velocizzare la diffusione delle notizie di queste particolari allerta, trattandosi tra l’altro di un tema che trova spazio nella bozza delle procedure di richiamo diffusa dallo stesso Ministero nel mese di giugno del 2015. “Il Ministero – spiega l’ufficio stampa – ha predisposto un documento sulle procedure di richiamo che, dopo condivisione con gli Assessorati alla sanità delle Regioni e Province autonome, è stato oggetto di successiva consultazione con gli stakeholder interessati (Associazioni di categoria dei produttori ed Associazioni dei consumatori). Attualmente sono in corso degli incontri tecnici con la Direzione generale dei sistemi informativi di questo Ministero per poter mettere in esercizio la pagina web istituzionale dedicata alla pubblicazione dei richiami di alimenti non conformi da parte degli operatori del settore alimentare (OSA) e rendere quindi pubbliche tali informazioni. Ciò avverrà quando sarà conclusa la fase di realizzazione tecnica della pagina web, presumibilmente nei prossimi mesi.” Rimaniamo in attesa dei prossimi sviluppi. © Riproduzione riservata Nella settimana n°16 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 68 (8 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende due casi: mercurio in pesce spada congelato (Xiphias gladius) dalla Spagna; Salmonella Saphra in pepe nero macinato da Italia. Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: solfiti non dichiarati in gamberetti rosa congelati dalla Tunisia; aflatossine in latte mescolato da Italia. mortadella affettati 179050622 Listeria monocytogenes in filetto di maiale essiccato italiano Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: sostanza non autorizzata (propargite) in fagiolini freschi provenienti dall’Egitto; aflatossine in siero di latte dolce senza lisozima da Italia; migrazione di cromo da coltelli da cucina in acciaio cinesi; residui di pesticidi (ometoato e dimetoato) in fagioli dall’occhio freschi (Vigna unguiculata) dalla Repubblica Dominicana. Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, la Germania segnala frammenti di vetro in sugo per pasta; la Francia segnala un’allerta per Listeria monocytogenes in filetto di maiale essiccato; la Svezia segnala presenza di Salmonella Senftenberg in preparazione a base di colza biologica destinata a mangime. È scattata una nuova segnalazione di allerta da parte del Ministero della salute per la presenza sul mercato di thermos cinesi con amianto. Dopo i numerosi casi registrati nel 2014, 2015 e a inizio 2016 di cui si era già occupato Il Fatto Alimentare, un altro prodotto è stato scoperto dai Nas di Treviso nel punto vendita Dadi Market in Corso Mazzini, 54 Montebelluna (TV). Le forze dell’ordine hanno sequestrato una partita di thermos portavivande con una capacità di 1 litro, con esterno in plastica, e manico superiore a secchiello (vedi foto a lato) destinata a contenere alimenti. L’oggetto riporta la marca DayDays, art. X15629 e codice a barre numero: 8088909156297 ed è stato importato dalla Cina dalla società KAI TAI s.a.s. con sede in, Corso Stati Uniti 19. Padova. Le analisi effettuate mediante microscopia elettronica a scansione (SEM) eseguite dall’Arpa (Agenzia Regionale Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto del Dipartimento Provinciale di Verona), hanno evidenziato la presenza di piccoli corpi di forma cilindrica di colorazione grigio biancastra costituiti da materiale fibroso compresso di amianto di tipo Crisotilo-Anfiboli, posti nell’intercapedine del doppio involucro in vetro dei thermos, con funzione di distanziatori. thermos kaitai 2016 ritiro 1 litro Il thermos ritirato è stato importato dalla Cina dalla società KAI TAI s.a.s. Il pericolo per i consumatori è di tipo chimico-cancerogeno, perché nel caso di rottura potrebbero liberarsi fibre di amianto (cancerogene per inalazione classe 1 IARC). Il Ministero della Salute ha disposto il ritiro del thermos e ricorda che in Italia l’importazione, la commercializzazione, nonché la produzione e l’esportazione di prodotti con amianto è vietata dal 1994 alla luce di quanto previsto dalla legge 257/92. © Riproduzione riservata La crescente presenza di batteri antibiotico-resistenti, dovuta all’uso eccessivo e improprio di farmaci, è forse il principale problema degli allevamenti intensivi di animali da reddito soprattutto nel settore dei polli da carne. La questione è legata ai metodi di allevamento e alla qualità della vita degli animali, come evidenzia il recente report del Ministero della salute sulla presenza di batteri antibiotico-resistenti negli avicoli. Il documento rivela la presenza di livelli preoccupanti di antibiotico-resistenza nei polli. Si tratta di un dossier diffuso dall’associazione Compassion in Word Farming CIWF, che chiede al Ministro – anche attraverso una petizione popolare – di proporre un piano obbligatorio per ridurre il consumo di antibiotici, con obiettivi e scadenze precisi, analogamente a quanto è stato fatto in altri paesi, in modo da abolire ”l’uso sistematico e profilattico” di questi farmaci. Quello dell’antibiotico resistenza (fenomeno chiamato così perché alcuni batteri patogeni sviluppano una resistenza agli antibiotici impiegati per curare le malattie dell’uomo), è un problema che non riguarda solo i farmaci veterinari visti gli evidenti risvolti sulla nostra salute. In Italia, secondo dati della SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), ogni anno muoiono a causa dell’antibiotico resistenza fra 5 e 7 mila persone, con un costo annuo superiore a 100 milioni di euro. Il rischio è che la diffusione dell’antibiotico resistenza in campo veterinario, oltre a rendere più difficile il controllo delle malattie infettive negli animali di allevamento, aumenti il rischio che batteri antibiotico-resistenti siano trasferiti direttamente o indirettamente all’uomo. polli, allevamento , pollaio 158986743 L’’Italia è il paese europeo con il più alto consumo di antibiotici negli allevamenti L’origine di molti problemi attuali risale dagli anni ‘50, quando negli allevamenti intensivi venivano somministrati agli animali in modo sistematico piccole dosi di antibiotici nei mangimi come promotori della crescita (per prevenire patologie intestinali e altri problemi sanitari in grado di rallentare l’incremento di peso dei polli). Questa pratica è stata vietata in Europa solo nel 2006. Oggi il trattamento a base di antibiotici può essere fatto solo in tre casi. Il caso più diffuso è quello collegato a ragioni terapeutiche (curare un singolo animale o un gruppo colpiti da una malattia infettiva). Ci sono pure i trattamenti per metafilassi, ovvero la somministrazione ad animali sani che potrebbero essersi infettati a contatto con soggetti malati: in questo caso l’antibiotico serve per prevenire un’ulteriore diffusione della malattia, la cui presenza deve comunque essere accertata. Il terzo caso riguarda la profilassi a scopo preventivo, cioè la somministrazione ad animali sani per prevenire infezioni: una pratica considerata accettabile quando il rischio di contagio è elevato e l’infezione grave. La profilassi, nonostante i numerosi controlli veterinari e il costo dei trattamenti, è comunque un modo per aprire la porta all’uso improprio e illecito dei farmaci. zeranolo anabolizzanti nella carne farmaci ormoni 462472311 In Italia il consumo veterinario di antibiotici è +136,8% rispetto alla media europea Il problema ci riguarda da vicino, visto che dai pochi dati disponibili – come il primo rapporto congiunto ECDC/EFSA/EMA diffuso nel 2015 – l’Italia si distingue come il paese europeo con il più alto consumo di antibiotici negli allevamenti degli animali da reddito. Secondo i dati ministeriali molti dei ceppi di batteri individuati sui campioni esaminati come ad esempio Escherichia coli, Campylobacter spp. e Salmonella spp. responsabili di infezioni anche gravi – hanno sviluppato resistenza nei confronti degli antibiotici più comuni. Più precisamente il 90% dei ceppi di Campylobacter jejuni ha mostrato resistenza ai fluorochinoloni mentre il 5% ha mostrato resistenza a più antibiotici. Nel caso di Salmonella spp., l’83% dei ceppi isolati ha mostrato resistenza ai fluorochinoloni, l’82% alle tetracicline (la classe di antimicrobici più venduta in Italia), più del 3% alle cefalosporine di 3° e 4° generazione, mentre il 78% mostra una resistenza multipla. Per Escherichia coli la resistenza ai fluorochinoloni è presente nel 67% dei campioni, quella alle cefalosporine di 3° e 4° generazione nel 6,47%. Inoltre l’80% circa ha mostrato una resistenza multipla. Infine, per i campioni di Escherichia coli produttori di ESBL o AmpC o carbapenemasi – enzimi che conferiscono resistenza a farmaci importanti per l’uomo – il 95% ha mostrato resistenza multipla. A rafforzare questi dati, arriva una ricerca dell’Istituto zooprofilattico del Veneto, che riguarda ceppi batterici produttori di beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL): anche in questo caso, tutti i ceppi di Escherichia coli analizzati presentano elevati livelli di resistenza per la maggior parte degli antibiotici testati. pulcini I risultati sulla diffusione dei medicinali rappresentano una situazione alquanto allarmante Altrettanto allarmanti i dati presenti nel Piano nazionale per l’uso responsabile del farmaco veterinario e per la lotta all’antibiotico resistenza in avicoltura, elaborato dal Ministero della salute insieme alla Società Italiana di patologia Aviare e all’associazione UNA Italia. Il documento evidenzia che il consumo di antibiotici destinati agli allevamenti in Italia di antibiotici di particolare importanza terapeutica risulta decisamente superiore rispetto alla media europea (+136,8%). Secondo la Federazione Nazionale Ordine Veterinari Italiani (FNOVI) “i risultati rappresentano una situazione alquanto allarmante soprattutto per alcuni antimicrobici quali tetracicline, sulfamidici, amminopenicilline e chinolonici”. Il piano ministeriale per gli avicoli, reperibile presso il sito del Sistema Informativo per l’Epidemiologia Veterinaria, oltre a prevedere un sistema di monitoraggio sull’uso degli antibiotici, mette l’accento sulla necessità di ridurre il ricorso alle metafilassi e rinunciare alla profilassi, ed evitare per quanto possibile il ricorso agli antibiotici più utilizzati per gli umani e in particolare fluorochinoloni, macrolidi e polimixine. Si tratta di un’iniziativa importante, visto che per un’efficace lotta all’antibiotico-resistenza è indispensabile disporre di dati precisi sull’impiego di questi medicinali negli allevamenti. L’efficacia dell’iniziativa ha il grosso limite di prevedere l’adesione al sistema di controlli su base volontaria, così come sono volontarie le iniziative per promuovere la ricetta elettronica adottata da alcune regioni. A oggi, nonostante la richiesta di associazioni come il CIWF, non è possibile sapere quante e quali aziende abbiano aderito all’iniziativa. Nella settimana n°15 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 50 (7 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende cinque casi: la Francia segnala mandorle non dichiarate in etichetta in biscotti al cioccolato e noci francesi distribuiti in 16 Paesi; mercurio in pesce spada scongelato (Xiphias gladius) dalla Spagna; ocratossina A in pepe in grani, peperoncino tritato, polvere di curcuma e citronella in polvere dalla Thailandia; mercurio in lombi refrigerati e sottovuoto di pesce spada (Xiphias gladius) dalla Spagna; presenza di tossina di Shiga, prodotta dal gruppo Escherichia coli, in carni bovine congelate dall’Uruguay, via Belgio. carne fiorantina iStock_000003313403_Small Tossina di Shiga, prodotta dal gruppo Escherichia coli, in carni bovine congelate dall’Uruguay Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: Salmonella in cosce di pollo refrigerate con spina dorsale dai Paesi Bassi; contenuto di solfiti troppo alto in gamberetti cotti (Penaeus vannamei) dall’Ecuador, via Spagna; norovirus in ostriche vive dalla Francia. Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: Salmonella in preparazione a base di carne di tacchino dal Brasile. Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, la Finlandia segnala la presenza di Salmonella Avana in preparato di soia biologica destinato a mangime. Nella settimana n°14 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 57 (6 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende due casi: ingrediente allergenico (latte) non dichiarato in biscotti al cioccolato dalla Danimarca della marca Jacobsens Bakery e distribuiti in 41 Paesi (leggi articolo per approfondire); Salmonella in cosce di pollo congelato dall’Italia distribuite anche in Polonia. Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: presenza di norovirus in ostriche del Pacifico vive (Crassostrea gigas) dalla Francia. biscotti Allergene non dichiarato in biscotti al cioccolato della marca Jacobsens Bakery Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: deterioramento di due lotti di vongole vive (Ruditapes decussatus) dalla Tunisia; cadmio e mercurio in pesce spada fresco a fette (Xiphias gladius) dalla Spagna; presenza di norovirus in ostriche del Pacifico vive (Crassostrea gigas) dalla Francia. Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, l’Austria segnala un’allerta per presenza di Salmonella in Salamella Napoli Piccante Casa Modena da 400 grammi dell’azienda Grandi Salumifici Italiani con data di scadenza 11/05/2016 e numero di lotto 57602709; la Svezia segnala un’allerta per la presenza di proteine del latte non dichiarate in tagliatelle; la Svezia segnala Salmonella Mbandaka e Salmonella Senftenberg in due lotti di preparato di girasole biologico destinato a mangime. Nella settimana n°13 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 28 (3 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende due casi: conteggio troppo alto di Escherichia coli in mitili vivi provenienti dalla Spagna; presenza di Salmonella in cumino e in coriandolo macinati dall’India. Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: fichi secchi infestati da insetti provenienti dalla Turchia. aromi spezie coloranti 181300624 Presenza di Salmonella in cumino e in coriandolo macinati dall’India Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: mercurio in sarago refrigerato (Diplodus sargus) dalla Spagna. Questa settimana non ci sono segnalazioni di esportazioni italiane in altri Paesi che siano state ritirate dal mercato. Nella settimana n°12 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 63 (10 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende sei casi: norovirus in ostriche dalla Francia; presenza di tossina di Shiga, prodotta dal gruppo Escherichia coli, in formaggio a pasta molle con latte vaccino crudo dalla Francia; conteggio troppo alto di Escherichia coli in mitili refrigerati (Mytilus galloprovincialis) dalla Spagna; sospetto di Salmonella in vongole refrigerate (Tapes semidecussatus) italiane; mercurio in pesce spada fresco (Xiphias gladius) dalla Spagna; aflatossine in mais dalla Serbia. Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: norovirus in ostriche refrigerate (Crassostrea gigas) dalla Francia; liquirizia e barrette crude refrigerate provenienti dalla Bulgaria infestate da muffe. Salmonella Salmonella in salsicce e spiedini di pollame congelati italiani Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: livello di migrazione globale troppo alto da tappo con sottovuoto per vino dalla Cina; conteggio troppo alto di Escherichia coli in vongole refrigerate italiane; aflatossine nei semi di albicocca dolce provenienti dalla Turchia; corrosione di frullatore a immersione dalla Cina. Questa settimana tra le segnalazioni di esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato l’Italia segnala un’allerta per conteggio troppo alto di Escherichia coli in mitili vivi (Mytilus galloprovincialis) distribuite in Spagna; la Germania segnala frammenti di plastica in liquore amaro Averna (leggi articolo); la Francia ha lanciato un’allerta per Salmonella in salsicce e spiedini di pollame congelati. Nella settimana n°10 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 52 (7 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende un caso per mercurio in squalo mako (Isurus oxyrinchus) congelato dalla Spagna. Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: cadmio in tentacoli di calamaro indiano (Loligo duvauceli) congelato dall’India. calamari Troppo cadmio in tentacoli di calamaro indiano Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: sostanza vietata (nitrofurani, metabolita – nitrofurazone, SEM) in pesce pangasio congelato (Pangasius spp) dal Vietnam; sostanze non autorizzate (acefate e carbendazim) in riso Basmati dall’India; contenuto troppo alto di solfiti in vino bianco italiano (distribuito anche negli Usa e nei Paesi Bassi); sostanza non autorizzata (propargite) in tè nero fermentato dall’India; aflatossine in arachidi in guscio dall’Egitto. Questa settimana le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato sono le due: oltre all’eccesso di solfiti nel vino, già evidenziato sopra, i Paesi Bassi segnalano mercurio nel pesce spada congelato prodotto nei Paesi Bassi, con materie prime provenienti da Italia. Aggiornamento del 17 marzo 2016 È stato il formaggio di importazione romena a provocare l’infezione intestinale nel piccolo ricoverato all’Ospedale Meyer. Le analisi dell’Izs e dell’Iss concluse il 17 marzo hanno confermato i sospetti avanzati nella prima dell’indagine epidemiologica condotta dall’Ausl Toscana Centro. La sindrome emolitico uremica diagnosticata nel bambino di appena 14 mesi è connessa al consumo del formaggio importato dalla Romania e prodotto dalla ditta SC Bradet risultato contaminato da escherichia coli. Al riguardo l’Italia ha inviato un’allerta al sistema Rasff di Bruxelles da cui emerge che il prodotto è stato esportato anche in Francia e in Germania. La notizia è di quelle che allarmano: un bambino di 14 mesi è stato ricoverato all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze per una sindrome emolitico-uremica, forse provocata da un formaggio importato dalla Romania e contaminato da Escherichia coli. Secondo il comunicato dell’Azienda Usl Toscana Centro, il bambino avrebbe consumato formaggi della ditta rumena SC Bradet s.r.l.. In Romania l’azienda aveva avviato il 9 marzo scorso il ritiro precauzionale di alcuni propri prodotti caseari per la sospetta contaminazione da Escherichia coli O26:H11. Chiarito che le condizioni del bambino sono serie ma non gravi, il problema richiama una certa dose di attenzione perché la contaminazione riscontrata in Italia potrebbe essere riconducibile a un’epidemia che ha colpito 15 bambini in Romania alla fine di gennaio, tre dei quali sono morti. Per questo motivo l’azienda sanitaria toscana in un comunicato “invita chiunque sia in possesso di prodotti a base di latte della ditta SC Bradet s.r.l. a non consumarli e riconsegnarli al più presto all’esercizio dove sono stati acquistati”. Secondo nostre fonti il formaggio potrebbe essere stato venduto in una decina di punti vendita di prodotti alimentari etnici situati in Toscana e in altri negozi del Lazio e della Campania. formaggio fresco 453787141 I sospetti sono ricaduti su formaggio contaminato. Le analisi per accertamenti sono ancora in corso L’epidemia in Romania ha destato scalpore sia perché il marchio è molto noto, sia perché le autorità sanitarie sono intervenute tardi e male, quando ormai si contavano le vittime. Questo ritardo è motivato da una certa confusione iniziale, quando probabilmente sono state considerate vie di trasmissione diverse dalla contaminazione alimentare. La questione è andata avanti per settimane fino a quando le autorità hanno chiesto aiuto e sono approdate a Roma dove è iniziata una stretta collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità per individuare l’agente causale dell’epidemia, identificato come un Escherichia coli O26 produttore di Shiga tossina. Fino ad ora non ci sono certezze sulla fonte dell’infezione, ma solo forti sospetti su formaggi e latticini. Le indagini sul caso registrato in Italia potrebbero confermare o meno le ipotesi. Il problema della Sindrome emolitico-uremica (Seu) causata da Escherichia coli non è una novità per l’Italia. Pochi ricordano l’epidemia registrata in Puglia nell’estate del 2013 con 20 bambini al di sotto dei 4 anni colpiti. Anche allora i sospetti si focalizzarono sui formaggi e le indagini portarono alla chiusura di un caseificio. Il focolaio più grave di sindrome emolitico-uremica da Escherichia coli produttore di Shiga tossina è però quello registrato in Germania nel 2011, che ha colpito 4.000 persone e ha provocato oltre 50 morti. Si tratta della crisi alimentare più grave registrata in Europa negli ultimi 40 anni. La Germania impiegò settimane per risalire all’origine dell’epidemia, per poi scoprire che si trattava di germogli di fieno greco prodotti con semi contaminati importati dall’Egitto. mozzarella di bufalaI sospetti per il caso del bambino in Toscana sono focalizzati sulle cagliate congelate che vengono utilizzate anche in Italia da molti caseifici per preparare mozzarelle, formaggi e altri latticini. Se la cagliata è pastorizzata non ci sono problemi particolari. La questione diventa critica se la cagliata, potenzialmente contaminata, prima della congelazione non viene pastorizzata. A questo punto la vendita del lotto a diversi caseifici provoca un effetto a cascata difficile da controllare perché c’è chi la usa subito per fare formaggi freschi come la mozzarella, chi per fare formaggi freschi ma con una scadenza di qualche settimana e chi la tiene in freezer e la impiega dopo qualche mese. Quest’ipotesi spiegherebbe la durata dell’epidemia in Romania per un periodo così lungo e la distribuzione in diverse zone. Siamo ancora però nel campo delle ipotesi. Vi terremo informati. Nella settimana n°9 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 57 (16 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende cinque casi: pezzi di metallo in wurstel di pollo refrigerati italiani a marca Carrefour, distribuiti anche a Malta (leggi dettagli); conteggio troppo alto di Escherichia coli in due lotti di mitili vivi (Mytilus galloprovincialis) dalla Spagna; aflatossine in latte e in prodotti lattiero-caseari provenienti dall’Italia; mercurio in pesce spada congelato (Xiphias gladius) dalla Spagna. Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: conteggio troppo alto di Escherichia coli in mitili vivi (Mytilus galloprovincialis) dalla Spagna. latte aflatossine in latte e in prodotti lattiero-caseari provenienti dall’Italia Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: migrazione di formaldeide da kit da cucina in bambù dalla Cina; aflatossine in tre lotti di arachidi in guscio provenienti dall’Egitto; aflatossine in nocciole dall’Azerbaijan; Salmonella in semi di sesamo dall’India; migrazione di nichel, manganese e migrazione globale troppo elevata da macchina per la pasta in acciaio cinese; aflatossine in pistacchi sgusciati dalla Turchia; certificato sanitario e stoccaggio impropri, per seppie (pharaonis sepia)intere, refrigerate e pulite e per lombi di pesce spada refrigerati (Xiphias gladius) dall’India; mercurio in alimenti per animali domestici dalla Thailandia. Questa settimana le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato sono le due allerta già evidenziate sopra, perché distribuite anche in Italia: i wurstel di pollo Carrefour con pezzi di metallo in salsiccia di pollo e le aflatossine in latte e in prodotti lattiero-caseari.

RAPPORTO NAZIONALE pesticidi nell' acqua, la catena dei veleni inizia qua

2 Informazioni legali L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), le Agenzie Regionali per la Protezione dell'Ambiente (ARPA), le Agenzie Provinciali per la Protezione dell'Ambiente (APPA) e le persone che agiscono per loro conto non sono responsabili per l’uso che può essere fatto delle informazioni contenute in questo rapporto. ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale Via Vitaliano Brancati, 48 – 00144 Roma www.isprambiente.gov.it ISPRA, Rapporti 208/14 ISBN 978-88-448-0681-1 Riproduzione autorizzata citando la fonte Elaborazione grafica ISPRA Grafica di copertina: Franco Iozzoli Foto di copertina: Paolo Orlandi Coordinamento editoriale: Daria Mazzella ISPRA – Settore Editoria Novembre 2014 3 Il rapporto è stato predisposto dall’ISPRA sulla base delle informazioni trasmesse da Regioni e Province autonome, che attraverso le Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente effettuano le indagini sul territorio e le analisi di laboratorio. Si ringraziano vivamente quanti, singoli esperti o organismi e istituzioni, hanno reso possibile la sua realizzazione. La realizzazione del rapporto è curata dal Settore Sostanze Pericolose, del Servizio Rischio Tecnologico, del Dipartimento Nucleare Rischio Tecnologico e Industriale dell’ISPRA Autori: Pietro Paris (responsabile), Sara Bisceglie, Gianluca Maschio, Emanuela Pace, Daniela Parisi Presicce, Stefano Ursino Hanno collaborato alla realizzazione del rapporto: Lucia Citro, Dania Esposito, Debora Romoli Il programma di elaborazione statistica dei dati di monitoraggio è stato sviluppato da Antonio Caputo Contributi: Il capitolo “Dati di vendita dei prodotti fitosanitari” si basa sulle informazioni pubblicate dall’ISTAT ed è stato realizzato in collaborazione con Annalisa Pallotti dell’Istituto Nazionale di Statistica. I dati completi del biennio 2011-2012 sono disponibili in forma tabellare sul sito ISPRA (http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/rischio-sostanze-chimiche-reach-prodotti-fitosanitari ) 4 5 PREFAZIONE Pur non essendo in discussione il beneficio che deriva dall’impiego delle sostanze chimiche in agricoltura, tuttavia esso pone questioni in termini di possibili effetti negativi sull’ambiente e per, il suo tramite, alla salute umana. La maggior parte dei pesticidi, il cui utilizzo è peraltro diffuso anche in altri ambiti non strettamente agricoli, è costituita, infatti, da molecole di sintesi selezionate per combattere taluni organismi nocivi e per questo generalmente pericolose per tutti gli organismi viventi. Nel quadro dell’impegno generale dell’ISPRA a produrre informazioni scientifiche accurate e tempestive, al fine di proteggere l’ambiente in cui viviamo e di consentire una migliore gestione delle risorse naturali, si inserisce la realizzazione a partire dal 2003 del rapporto nazionale pesticidi nelle acque, il cui obiettivo specifico è quello di fornire elementi per l’individuazione di eventuali effetti negativi dei pesticidi, non previsti in fase di autorizzazione, nonché di fornire informazioni sulla loro presenza nelle acque seguendone l’andamento nel tempo. Il rapporto viene realizzato nel contesto della regolamentazione nazionale dei pesticidi, tenendo conto della normativa per la tutela delle acque, che con la direttiva quadro acque e le direttive figlie, stabilisce i criteri per lo sviluppo delle reti e per l’esecuzione del monitoraggio e fissa standard di qualità ambientale per un certo numero di sostanze “prioritarie”. L’ISPRA è istituzionalmente chiamata, nell’ambito del Piano di Azione Nazionale previsto dalla Direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi, a svolgere un ruolo di indirizzo tecnico-scientifico nella predisposizione dei piani di monitoraggio e nella verifica dell’efficacia delle misure adottate per la riduzione dei rischi associati all’uso dei pesticidi. A tale scopo, l’Istituto predispone gli indicatori per la verifica dell’efficacia delle misure, individuati dal Piano stesso, sulla base dei dati di monitoraggio. La realizzazione del rapporto è il risultato di una complessa attività che coinvolge le Regioni e il Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale, attraverso l’impegno delle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente nella gestione delle reti di monitoraggio e dell’ISPRA per le attività di coordinamento, sopra descritte, nonché per la stesura del rapporto annuale e l’elaborazione degli indicatori. Con questa edizione del rapporto, che riporta i risultati delle indagini svolte nel biennio 2011-2012, l’ISPRA, oltre a rispondere all’obbligo normativo di relazione alle autorità competenti, adempie al mandato istituzionale di divulgazione della conoscenza ambientale. La pubblicazione si inquadra, infine, nell’ambito più generale delle iniziative che l’ISPRA sta sviluppando sul tema della sostenibilità ambientale dei singoli macrosettori economici, in questo caso l’agricoltura. L’Istituto mette le competenze e conoscenze tecniche e scientifiche presenti al suo interno, in un’ottica di “contaminazione” e trasversalità, a disposizione degli altri stakeholder nazionali, e quindi del Paese. L’obiettivo è quello di una crescita complessiva della consapevolezza degli attori e dei decisori sui dati reali da cui è necessario partire per una ricomposizione del rapporto tra sviluppo e ambiente. Il Presidente ISPRA Prof. Bernardo De Bernardinis 6 7 INDICE 1. INTRODUZIONE ............................................................................................................................... 9 2. SINTESI DEI RISULTATI ............................................................................................................... 11 3. FLUSSO DEI DATI E GESTIONE DELLE INFORMAZIONI ...................................................... 15 4. STATO DEI CONTROLLI REGIONALI ........................................................................................ 17 5. RISULTATI DELLE INDAGINI ..................................................................................................... 23 6. LIVELLI DI CONTAMINAZIONE ................................................................................................. 29 6.1 Le sostanze prioritarie della DQA ............................................................................................... 35 6.2 Analisi della contaminazione delle acque sotterranee ................................................................. 36 7. PROBLEMATICHE EMERSE ......................................................................................................... 39 8. MISCELE DI SOSTANZE ............................................................................................................... 45 9. ANALISI DELLA TENDENZA DELLA CONTAMINAZIONE ................................................... 47 9.1 Indicatore 6: frequenza e concentrazione complessive di pesticidi nelle acque .......................... 48 9.2 Indicatore 7: frequenza e concentrazione di specifiche sostanze nelle acque ............................. 51 9.3 Tendenza della contaminazione di alcune sostanze critiche ....................................................... 53 10. TABELLE DI SINTESI DEL MONITORAGGIO ......................................................................... 59 11. DATI DI VENDITA DEI PRODOTTI FITOSANITARI ............................................................... 67 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E SITI DI CONSULTAZIONE .................................................... 71 8 9 1. INTRODUZIONE Il rapporto nazionale pesticidi nelle acque viene realizzato a partire dal 2003 nel contesto della regolamentazione nazionale dei pesticidi, tenendo conto della normativa per la tutela delle acque, che con la direttiva quadro acque (DQA) [Dir. 2000/60/CE] e le direttive figlie, stabilisce i criteri per lo sviluppo delle reti e per l’esecuzione del monitoraggio e fissa standard di qualità ambientale per un certo numero di sostanze “prioritarie”. In particolare, il Piano di Azione Nazionale (PAN), previsto dalla direttiva 2009/128/CE [Dir. 2009/128/CE] sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi, e adottato con il decreto 22 gennaio 2014 [D.M. 35/2014], tra le altre cose, definisce un nuovo contesto normativo per il monitoraggio dei pesticidi nelle acque, definendo i compiti e le scadenze per la realizzazione del rapporto. In questo ambito, l’ISPRA svolge un compito di indirizzo tecnico-scientifico per la scelta delle sostanze da ricercare prioritariamente, i metodi di campionamento, l’analisi, il controllo di qualità. Le Regioni trasmettono i risultati del monitoraggio all'ISPRA, che li elabora e valuta. L’Istituto, inoltre, predispone gli indicatori individuati dal PAN stesso, per quanto riguarda la verifica dell’efficacia delle misure previste per la tutela dell’ambiente acquatico. I pesticidi, da un punto di vista normativo, si distinguono in prodotti fitosanitari [Reg. CE 1107/2009], utilizzati per la protezione delle piante e per la conservazione dei prodotti vegetali, e biocidi [Reg. UE 528/2012], impiegati in vari campi di attività (disinfettanti, preservanti, pesticidi per uso non agricolo, ecc.). Spesso i due tipi di prodotti utilizzano gli stessi principi attivi, con il termine pesticidi si comprende, pertanto, l’insieme delle sostanze in questione. Queste sostanze possono comportare effetti negativi sull’uomo e sull’ambiente. In funzione delle caratteristiche molecolari, delle condizioni di utilizzo e di quelle del territorio, esse possono migrare e lasciare residui nell’ambiente e nei prodotti agricoli, con un rischio immediato e nel lungo termine per l’uomo e per gli ecosistemi. Il monitoraggio dei pesticidi nelle acque è reso complesso dal numero di sostanze interessate, dalla conoscenza non adeguata degli scenari di utilizzo e della distribuzione geografica delle sorgenti di rilascio. Sono circa 400 le sostanze attualmente utilizzate in agricoltura e nel 2012 sono state vendute 134.242 tonnelate di prodotti fitosanitari [ISTAT, 2013]. Per i biocidi non si dispone di informazioni analoghe ed è difficile quantificarne l’incidenza sulla contaminazione ambientale. Questi problemi richiedono la predisposizione di una rete che copra gran parte del territorio nazionale e il controllo di un grande numero di sostanze, seppure possano essere selezionate sulla base di criteri di priorità, oltre a un costante aggiornamento reso necessario dall’uso di sostanze nuove. Dal 2003 a oggi c’è stata un’evoluzione positiva del monitoraggio, con un’estensione della rete di campionamento, un aumento del numero delle sostanze cercate e un miglioramento delle prestazioni dei laboratori. Rimane ancora, tuttavia, una disomogeneità fra le regioni del nord e quelle del centrosud, dove il monitoraggio è generalmente meno rappresentativo dello stato di qualità delle acque. D’altra parte, c’è la necessità di un aggiornamento complessivo dei programmi di monitoraggio, per tenere conto delle nuove sostanze. Sono circa 200, infatti, le sostanze presenti sul mercato non cercate nelle acque, molte delle quali sono classificate pericolose per l’uomo o per l’ambiente. L’ISPRA fornisce le linee guida per la realizzazione del monitoraggio, giovandosi anche del contributo del gruppo di lavoro “Fitofarmaci” del sistema delle agenzie ambientali. Un impegno particolare è stato rivolto a individuare e valutare secondo una scala di priorità le sostanze presenti sul mercato. I rapporti e documenti di indirizzo sono disponibili sul sito web (http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/rischio-sostanze-chimiche-reach-prodotti-fitosanitari). I dati di monitoraggio vengono trasmessi all’Istituto attraverso il sistema informativo nazionale per la tutela delle acque italiane (SINTAI) e, attualmente, si sta lavorando alla realizzazione di un sistema informativo (esiste già un prototipo), che renderà più agevole la gestione e l’elaborazione dei dati, consentendo anche un più efficace controllo della qualità, e permettendo un migliore accesso alle informazioni, sia per gli addetti ai lavori, sia per il pubblico. 10 Il rapporto contiene i dati statistici del biennio 2011-2012 sulla presenza di pesticidi nelle acque superficiali e sotterranee, in termini di frequenza di ritrovamento e distribuzione dei valori delle concentrazioni; la discussione, d’altra parte, come nelle precedenti edizioni, si focalizza prevalentemente sui dati più recenti, quelli del 2012. Nella presente edizione del rapporto, a differenza del passato, le concentrazioni misurate sono confrontate con i limiti di qualità ambientale, non c’è più il confronto con i limiti dell’acqua potabile. Pur rimarcando l’importanza di segnalare il superamento di questi ultimi, che sono vincolanti nel processo autorizzativo delle sostanze, la scelta di riferirsi ai limiti ambientali è imposta dal fatto che la rete da cui provengono i dati è finalizzata principalmente alla tutela dell’ambiente. I livelli di riferimento sono, pertanto, i limiti di qualità stabiliti a livello europeo e nazionale: gli Standard di Qualità Ambientale (SQA) per le acque superficiali [Dir. 2008/105/CE, D.Lgs. 152/2006], le norme di qualità ambientale per la protezione delle acque sotterranee [Dir. 2006/118/CE]. Per le acque sotterranee, i limiti coincidono con quelli delle acque potabili. Per le acque superficiali, invece, sono stabiliti in base alla tossicità delle sostanze per gli organismi acquatici, secondo quanto previsto dalla normativa e dalle linee guida di riferimento. Il quadro della contaminazione delle acque superficiali, d’altra parte, è ancora largamente incompleto in quanto solo un limitato numero di sostanze ha uno specifico valore dello SQA, mentre la maggior parte ha un limite generico. Per diverse sostanze, inoltre, i limiti sono incompatibili con le attuali prestazioni dei laboratori, elemento che non consente di esprimere un giudizio sullo stato di qualità delle acque. Nel 2013 la Commissione Europea ha individuato nuove sostanze prioritarie, definendo i relativi SQA e, sulla base delle nuove acquisizioni scientifiche, ha rivisto gli SQA per alcune delle sostanze già in elenco, ed ha inoltre fissato limiti per il biota [Dir. 2013/39/UE]. Il raggiungimento del buono stato chimico delle acque superficiali, per cui le concentrazioni degli inquinanti non dovranno superare gli SQA, è fissato alla fine del 2015 per le sostanze già in elenco, mentre è previsto nel 2021 per le sostanze con SQA rivisti e nel 2027 per le nuove sostanze prioritarie identificate. Nella presente edizione è stata ampliata sensibilmente la parte dedicata allo studio dell’evoluzione della contaminazione. Si è tenuto conto, infatti, degli indicatori previsti dal PAN, per seguire la contaminazione delle acque, la cui elaborazione è assegnata all’ISPRA. L’analisi della tendenza su base nazionale, come già fatto presente in passato, incontra diverse difficoltà a causa delle disomogeneità dei programmi di monitoraggio regionali, con differenze nella rete e nelle frequenze di campionamento, ma anche nel numero delle sostanze controllate e nei limiti di quantificazione analitici. Con la consapevolezza di queste difficoltà, che rendono poco agevole l’interpretazione dei risultati, si è cercato di mettere in atto gli indicatori enunciati nel PAN. La tendenza della contaminazione è stata analizzata in termini di frequenze di ritrovamento e concentrazione, per l’insieme delle sostanze monitorate e per un gruppo di sostanze critiche, quelle prioritarie della DQA. Come sempre, un capitolo riporta l’andamento delle vendite dei prodotti fitosanitari in Italia. Il capitolo utilizza i dati pubblicati dall’ISTAT ed è stato realizzato in collaborazione con esperti dell’Istituto Nazionale di Statistica. Nel rapporto viene trattato come in passato il tema delle miscele di sostanze. La valutazione di rischio, infatti, nello schema tradizionale considera gli effetti delle singole sostanze, e non tiene conto dei possibili effetti delle miscele che possono essere presenti nell’ambiente. C’è la consapevolezza, sia a livello scientifico, sia nei consessi regolatori, che il rischio derivante dalle sostanze chimiche sia attualmente sottostimato. Maggiori attenzioni e approfondimenti in relazione agli effetti della poliesposizione chimica sono auspicate in particolare a livello di Unione Europea [Consiglio UE 17820/09]. Per questo si impone una particolare cautela anche verso i livelli di contaminazione più bassi. La seconda parte del rapporto contiene i risultati del monitoraggio regionale. Per ogni regione sono riportati i dati statistici sulla presenza dei pesticidi nelle acque, le mappe dei livelli di contaminazione e l’elenco delle stazioni dove è stata riscontrata la presenza di pesticidi. Le informazioni non inserite nel rapporto per necessità di sintesi, sono disponibili sul sito web dell’Istituto, dove sono presenti le tabelle nazionali e regionali complete. 11 2. SINTESI DEI RISULTATI Nel biennio 2011-2012 sono stati analizzati 27.995 campioni per un totale di 1.208.671 determinazioni analitiche. Le informazioni provengono da 19 regioni e province autonome, con una copertura del territorio nazionale incompleta, soprattutto per quanto riguarda le regioni centro-meridionali, e in maniera più accentuata per le acque sotterranee. Nel 2012, in particolare, le indagini hanno riguardato 3.500 punti di campionamento e 14.250 campioni e sono state cercate complessivamente 335 sostanze. Nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 56,9% dei 1.355 punti controllati. Nelle acque sotterranee sono risultati contaminati il 31,0% dei 2.145 punti. Le concentrazioni misurate sono spesso basse, ma il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della contaminazione. I livelli sono generalmente più bassi nelle acque sotterranee, ma residui di pesticidi sono presenti anche nelle falde profonde naturalmente protette da strati geologici poco permeabili. Sono state trovate 175 sostanze diverse, un numero più elevato degli anni precedenti. Gli erbicidi, come sempre, sono le sostanze più rinvenute, soprattutto a causa dell’utilizzo diretto sul suolo e del periodo dei trattamenti, spesso concomitante con le precipitazioni meteoriche più intense di inizio primavera, che ne determinano un trasporto più rapido nei corpi idrici superficiali e sotterranei. Rispetto al passato è aumentata, però, significativamente la presenza di fungicidi e insetticidi, soprattutto nelle acque sotterranee. La contaminazione è più diffusa nelle aree della pianura padano-veneta. Come già segnalato in passato, questo dipende dalle caratteristiche idrologiche del territorio e dall’intenso utilizzo agricolo, ma anche dal fatto che le indagini sono generalmente più complete e rappresentative nelle regioni del nord. Nel resto del paese la situazione è ancora abbastanza disomogenea, non sono pervenute informazioni dal Molise e dalla Calabria e in altre Regioni la copertura territoriale è limitata, così come il numero delle sostanze cercate. D’altra parte, laddove l’efficacia del monitoraggio è migliorata, sono state evidenziate aree di contaminazione significativa anche nel centro-sud. Come già detto nell’introduzione, i livelli di contaminazione sono confrontati solo con gli Standard di qualità ambientale della DQA e della direttiva acque sotterranee, non c’è più il confronto con i limiti dell’acqua potabile. Il quadro che ne risulta, d’altra parte, è ancora largamente incompleto per le acque superficiali, dove solo poche sostanze hanno uno specifico SQA, in tutti gli altri casi il limite è generico; il confronto, inoltre, è spesso vanificato dalle prestazioni dei laboratori, non adeguate rispetto ai limiti di qualità di alcune sostanze. Nelle acque superficiali, 253 punti di monitoraggio (17,2% del totale) hanno concentrazioni superiori al limite. Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: glifosate e il suo metabolita AMPA, metolaclor, triciclazolo, oxadiazon, terbutilazina e il suo principale metabolita. Nelle acque sotterranee, 152 punti (6,3% del totale) hanno concentrazioni superiori al limite. Le sostanze più frequentemente rinvenute sopra il limite sono: bentazone, metalaxil, terbutilazina e desetil-terbutilazina, atrazina e atrazina-desetil, oxadixil, imidacloprid, oxadiazon, bromacile, 2,6- diclorobenzammide, metolaclor. Rispetto ai precedenti rapporti, è stata ampliata l’analisi della tendenza della contaminazione, per tenere conto degli indicatori previsti dal Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei pesticidi. In particolare è stata fatta una prima applicazione degli indicatori relativi alla tutela dell’ambiente acquatico: il numero 6 “Frequenza e concentrazione di sostanze attive nelle acque a livello nazionale” e il numero 7 “Frequenza e concentrazione di specifiche sostanze attive nelle acque”. Il dato complessivo delle sostanze monitorate (indicatore 6) mostra fino al 2009 un aumento della frequenza di pesticidi nei campioni, sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee. La crescita è concomitante all’aumento delle dimensioni e dell’efficacia del monitoraggio. In questa prima fase, pertanto, il trend è in primo luogo l’indicazione di una contaminazione all’inizio non completamente evidenziata dalle dimensioni più ridotte e dall’inadeguata impostazione del monitoraggio. Dal 2010 la frequenza si assesta su livelli più bassi in entrambi i comparti. L’interpretazione del dato non è 12 semplice e deve tenere conto, tra le altre cose, dei limiti del monitoraggio in molte regioni, del mancato adeguamento, in generale, di tutti i programmi di monitoraggio regionali per tenere conto delle sostanze nuove e del fatto che molte sostanze sono state revocate in seguito al programma di revisione europeo completato negli scorsi anni. Sembra, pertanto, azzardato affermare che è in atto una reale diminuzione della presenza di pesticidi nelle acque. Più ragionevolmente si può concludere che, dopo una prima fase in cui diverse regioni hanno ampliato le indagini, ora si è nuovamente determinato uno sfasamento tra il monitoraggio e le sostanze presenti nell’ambiente. L’indicatore 7 è stato applicato alle sostanze prioritarie della DQA. Dopo un aumento nei primi anni, la frequenza di pesticidi tende a decrescere in modo abbastanza graduale sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee. Questo si spiega probabilmente col fatto che gran parte dei pesticidi dell’elenco di priorità sono ormai fuori commercio e quella misurata è il residuo di una contaminazione storica, che tende a diminuire negli anni. L’analisi del trend sulle singole sostanze, in generale, consente una lettura più semplice, e in certi casi evidenzia chiaramente la diminuzione delle frequenze di rilevamento in seguito alla cessazione dell’utilizzo delle stesse: è il caso dell’atrazina con un andamento decrescente pressoché asintotico, coda di una contaminazione di vecchia data, e della simazina, per la quale, dopo la revoca, si riscontra una rapida diminuzione delle presenze. Per quanto riguarda le vendite di prodotti fitosanitari, i dati ISTAT indicano una sensibile diminuzione delle vendite di prodotti fitosanitari, i formulati sono passati da 147.771 a 134.242 tonnellate (-9,1%), i principi attivi hanno avuto un calo più marcato, passando da 76.343 a 61.889 tonnellate (-19%). È diminuita, inoltre, in modo più che proporzionale (-30,2%), la quantità dei prodotti più pericolosi (molto tossici e tossici) mentre è aumentata quella dei prodotti nocivi. Quest’ultimo dato sembra evidenziare un più cauto impiego delle sostanze in agricoltura, cosa peraltro favorita dalla politica agricola comunitaria e nazionale e dall’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto. Come in passato, nei campioni sono presenti in genere miscele di sostanze. Nelle acque superficiali è stata riscontrata la presenza di almeno due sostanze nel 17,7% dei campioni, con un massimo di 31 sostanze in un singolo campione e una media di circa 2,8 sostanze. Nelle acque sotterranee si trovano almeno 2 sostanze nel 13,2% dei campioni, la media è di 3,4 sostanze, e il massimo di 36 sostanze. La valutazione del rischio deve, pertanto, tenere conto che l’uomo e gli altri organismi sono spesso soggetti all’esposizione simultanea a diverse sostanze chimiche, e che lo schema di valutazione normalmente usato non è cautelativo riguardo ai rischi della poliesposizione. I componenti rilevati con maggior frequenza nelle miscele sono gli erbicidi triazinici e alcuni loro metaboliti (terbutilazina, terbutilazina-desetil, atrazina, atrazina-desetil ) e il metolaclor. Nelle acque superficiali, inoltre, si segnala la presenza degli erbicidi oxadiazon, glifosate e AMPA. Nelle acque sotterranee è rilevante la presenza di fungicidi quali metalaxil, oxadixil e pirimetanil. L’insetticida imidacloprid è riscontrato sia nelle acque superficiali sia sotterranee. Nei dieci anni di monitoraggio svolto, c’è stato indubbiamente un incremento della copertura territoriale e della rappresentatività delle indagini. Rimane ancora, tuttavia, una disomogeneità dei controlli fra le regioni del nord e quelle del centro-sud, dove tuttora il monitoraggio è generalmente poco rappresentativo, sia in termini di rete, sia in termini di sostanze controllate. D’altra parte, come già evidenziato, c’è la necessità di un aggiornamento complessivo dei programmi di monitoraggio, che non tengono conto delle sostanze immesse sul mercato in anni recenti. Circa 200 sostanze di quelle attualmente in uso, non sono incluse nei programmi di monitoraggio, 44 di queste sono classificate pericolose, in particolare 38 sono pericolose per l’ambiente acquatico. C’è uno sfasamento tra lo sforzo di ricerca, che è cambiato poco in questi anni e si è concentrato soprattutto su alcuni erbicidi e sui loro principali metaboliti, e le sostanze più frequenti nelle acque, gran parte delle quali non figurano tra le più cercate. È utile ribadire la necessità di inserire nei protocolli regionali alcune sostanze che, ove ricercate, sono responsabili del maggior numero di casi di non conformità, quali il glifosate e l’AMPA. Nel complesso sono migliorate le prestazioni dei laboratori riguardo ai limiti di quantificazione, ma è ancora necessario uno sforzo di armonizzazione, date le differenze ancora presenti, con limiti in alcuni casi inadeguati. I limiti analitici dovranno, in particolare, essere adeguati per consentire un confronto 13 con gli SQA che spesso sono sensibilmente più bassi, tenendo conto di quanto stabilito dalla direttiva 2009/90/CE [Dir. 2009/90/CE], che fissa criteri minimi di efficienza per i metodi di analisi utilizzati per monitorare lo stato delle acque, dei sedimenti e del biota. 14 15 3. FLUSSO DEI DATI E GESTIONE DELLE INFORMAZIONI La trasmissione dei dati di monitoraggio dei pesticidi avviene attraverso il Sistema Informativo Nazionale per la Tutela delle Acque Italiane (SINTAI), dedicato alla raccolta e all’elaborazione delle informazioni sullo stato delle acque secondo quanto previsto dalle normative nazionali ed europee. Regioni e Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, tramite il SINTAI, hanno a disposizione un canale web dedicato al monitoraggio dei pesticidi. Il sistema consente di acquisire la scheda per la trasmissione delle informazioni e le istruzioni per la sua compilazione (funzionalità download), di trasmettere i dati, di controllare l'avvenuta trasmissione, eventualmente di modificarla e integrarla, e di controllare lo stato di avanzamento delle operazioni in corso sulle informazioni trasmesse (funzionalità upload). La scheda dati, in formato excel, è composta da tre sezioni, ed è stata realizzata sulla base degli standard utilizzati negli altri flussi informativi del SINTAI. La prima sezione della scheda è relativa all’anagrafica delle stazioni di monitoraggio (codice della stazione, località, coordinate geografiche, corpo idrico monitorato, ecc.), la seconda sezione contiene le informazioni sulle determinazioni analitiche effettuate (data di campionamento, sostanza, concentrazione misurata). Le due sezioni della scheda sono collegate tramite il codice della stazione. Nella scheda è presente anche un elenco di sostanze, identificate con il nome comune e il codice CAS, che viene proposto come riferimento per la corretta individuazione e codifica delle sostanze monitorate. L’elenco, non esaustivo, viene aggiornato annualmente sulla base dei risultati del monitoraggio e delle nuove sostanze messe in commercio. Sul SINTAI, inoltre, sono messi a disposizione: la normativa di riferimento, i precedenti rapporti e i documenti di indirizzo per il monitoraggio nazionale prodotti dall’ISPRA. I dati inviati all’Istituto sono sottoposti a controllo per individuare i possibili errori; nel processo sono coinvolti anche i soggetti che hanno trasmesso le informazioni. Le nuove modalità di trasmissione e il controllo hanno consentito di migliorare la qualità dei dati di base, rendendo possibile la georeferenziazione di tutte le stazioni di monitoraggio e la corretta interpretazione dei dati analitici. Informazioni ancora incomplete riguardano la categoria, la tipologia e la destinazione d’uso del corpo idrico e l’indicazione della zona vulnerabile. L’assenza di informazioni sulla tipologia di falda, per esempio, non ha consentito un’analisi completa della contaminazione nei vari tipi di acquifero (superficiale, confinato). Inoltre si riscontra una identificazione non univoca del corpo idrico e del bacino di appartenenza. Alcune regioni infatti hanno inteso il corpo idrico come corso d’acqua, o lago nella sua interezza, altre invece come porzione degli stessi, secondo le indicazioni della Water Framework Directive (WFD). Alcune regioni hanno indicato il bacino idrografico, altre invece il distretto di bacino (Water Body District), sempre secondo le indicazioni della WFD. È in fase di sviluppo un sistema informativo sui pesticidi, che conterrà i dati del monitoraggio nazionale e le sue elaborazioni, ma anche la documentazione di indirizzo per le indagini, in particolare per l’individuazione delle nuove sostanze da inserire nei protocolli: i dati di vendita dei prodotti fitosanitari, schede (eco)tossicologiche delle sostanze. Il sistema consentirà la produzione in modo assistito delle elaborazioni (tabelle, grafici, mappe) utili alla realizzazione del rapporto annuale, ma anche l’analisi di scenari e la realizzazione di indicatori sullo stato e sulla tendenza della contaminazione da pesticidi, e renderà possibile la pubblicazione delle informazioni tramite web. Il sistema si collegherà alle informazioni territoriali già prodotte dall’Istituto (limiti regionali, reticolo idrografico, uso del suolo) e potrà contribuire a completare le informazioni in tema di qualità delle acque derivanti dall’applicazione di altre norme, integrandosi, ad esempio, con il portale nitrati. 16 17 4. STATO DEI CONTROLLI REGIONALI Nel biennio complessivamente 19 regioni/province autonome hanno trasmesso all’Istituto le informazioni del monitoraggio dei pesticidi: non sono stati resi disponibili i dati di Calabria e Molise. La copertura del territorio nazionale è migliore per le acque superficiali rispetto alle sotterranee. L’evoluzione complessiva del monitoraggio a partire dal 2003 è rappresentata nei diagrammi di figura 4.1. Nei dieci anni trascorsi è aumentata la copertura territoriale e il numero di campioni, soprattutto sono aumentate le sostanze cercate. La maggior parte delle regioni pianificano ora le indagini secondo criteri di priorità: le sostanze utilizzate nel territorio, la pericolosità e le proprietà che determinano il destino ambientale e la capacità di contaminare le acque. La definizione di una rete di monitoraggio, in particolare per il controllo dell’inquinamento da pesticidi, dipende da fattori territoriali, quali le caratteristiche idrologiche e l’estensione del suolo agricolo. I criteri per la definizione delle reti di monitoraggio e le frequenze di campionamento sono stabiliti dalle normative di settore (DQA, Dir. 2006/118/CE), cui si rimanda per un approfondimento degli aspetti specifici. La rete di monitoraggio delle acque superficiali, in particolare, deve essere progettata in modo da fornire una panoramica coerente e complessiva dello stato ecologico e chimico all'interno di ciascun bacino idrografico e permettere la classificazione dei corpi idrici. Per le acque sotterranee, analogamente, la rete deve fornire una panoramica coerente e complessiva dello stato chimico delle acque all'interno di ciascun bacino idrografico e deve consentire di rilevare eventuali tendenze antropiche ascendenti a lungo termine degli inquinanti. Sulla base dei criteri enunciati, l’adeguatezza del monitoraggio andrebbe valutata in relazione alla capacità di rappresentare lo stato chimico e la sua evoluzione a scala di bacino idrografico, tenendo conto, ovviamente, delle specificità territoriali e delle pressioni antropiche che possono determinare o meno una contaminazione da pesticidi. Nell’impossibilità, per mancanza di informazioni adeguate, di esprimere un giudizio così puntuale, è stata fatta una valutazione dell’efficacia dei monitoraggi regionali in termini di ampiezza della rete, frequenza del campionamento e numero di sostanze cercate. Nel 2012, le reti delle acque superficiali hanno in media 4,8 punti ogni 1.000 km2. Sensibilmente più bassa della media è la densità di Basilicata, Lazio, Liguria, Sicilia, Umbria e provincia di Bolzano. Si pongono invece al di sopra della media nazionale la densità delle reti di monitoraggio di Emilia- Romagna, Lombardia, Marche, Toscana, Veneto e provincia di Trento. La frequenza media di campionamento è di 7,4 campioni/anno, con scostamenti in basso per Abruzzo, Campania, Friuli- Venezia Giulia, Toscana, Valle D’Aosta e Veneto. La sola provincia di Bolzano esegue 12 campionamenti all’anno. Nelle acque sotterranee la densità media delle reti è di 9 punti/1.000 km2, con scostamenti in basso elevati per Lazio, Puglia, Sardegna, Trento e Bolzano; nettamente sopra la media sono le densità delle reti di Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. La media di campionamento/anno è di 2,4 , Puglia e Umbria hanno fornito un solo campione, Abruzzo, Lazio e Sicilia eseguono invece un numero di campionamenti al di sopra della media nazionale. Per quanto riguarda le sostanze, c’è uno sfasamento tra lo sforzo di ricerca, che si concentra soprattutto su alcuni erbicidi e sui loro principali metaboliti, e le sostanze più frequenti nelle acque, gran parte delle quali non figurano tra le più cercate. Le regioni cercano in media 55 sostanze nelle acque superficiali e 68 in quelle sotterranee, meno che nel 2010. Per le acque superficiali Friuli- Venezia Giulia e Liguria cercano un numero di sostanze molto al di sotto della media nazionale; le regioni Campania, Sicilia e Veneto si pongono invece al di sopra della media. Le sostanze cercate nelle acque sotterranee sono in numero limitato per Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Marche; mentre sono sopra la media per Sicilia, Veneto e Bolzano. Nei dieci anni di attività svolta, c’è stato indubbiamente un incremento della copertura territoriale e della rappresentatività delle indagini, ma è tuttora evidente una disomogeneità dei controlli fra le regioni del nord e quelle del centro-sud, dove ancora non si hanno informazioni su vaste aree, e, laddove il monitoraggio è presente, è generalmente meno rappresentativo, sia in termini di rete, sia in termini di sostanze controllate. 18 C’è, peraltro, la necessità di un aggiornamento complessivo dei programmi di monitoraggio, che generalmente non tengono conto delle sostanze immesse sul mercato in anni recenti. Il confronto con le sostanze usate attualmente in Italia dimostra che circa 200 di queste, commercializzate anche in elevati volumi, non sono incluse nel monitoraggio; di queste 44 sono classificate pericolose e 38 in particolare risultano pericolose per l’ambiente. In tabella 4.2 sono indicate le sostanze pericolose ai sensi del regolamento CLP [Reg. CE 1272/2008], attualmente non cercate in Italia, che andrebbero prese in considerazione nella programmazione dei monitoraggi. Le sostanze sono quelle che hanno già una classificazione armonizzata a livello europeo e non esauriscono l’elenco di quelle potenzialmente pericolose. Tali sostanze, ovviamente, vanno riferite al contesto territoriale tenendo conto dei possibili utilizzi. Nel complesso sono migliorate le prestazioni dei laboratori riguardo ai limiti di quantificazione, ma è ancora necessario uno sforzo di armonizzazione, date le differenze ancora presenti, con limiti in alcuni casi inadeguati. I limiti di quantificazione dei laboratori dovranno, inoltre, essere adeguati per consentire un confronto con gli SQA che spesso sono sensibilmente più bassi. La tabella 4.1 sintetizza lo stato dei controlli nel 2012. Per ogni regione, sono riportati i punti di campionamento e la densità territoriale, la frequenza media dei campionamenti e il numero di sostanze cercate, oltre all’intervallo dei limiti di quantificazione (LQ) dei laboratori di analisi. La rete di monitoraggio per le acque superficiali e sotterranee è illustrata nella figura 4.2. Fig. 4.1 – Controlli effettuati nel periodo 2003 – 2012. C’è la necessità di un aggiornamento complessivo dei programmi di monitoraggio, che non tengono conto delle sostanze immesse sul mercato in anni recenti. Tra quelle attualmente commercializzate anche in elevati volumi, ce ne sono 44 classificate pericolose, di cui 38 pericolose per l’ambiente acquatico non incluse nel monitoraggio. Ci sono, inoltre, sostanze utilizzate da anni, come il glifosate, che, insieme al suo metabolita AMPA, è un riconosciuto contaminante delle acque, e non è cercato nella quasi totalità delle regioni italiane. 19 Tab. 4.1 – Stato dei controlli regionali nel 2012. REGIONE LQ (μg/L) ACQUE SUPERFICIALI ACQUE SOTTERRANEE Min Max punti monitoraggio punti/Kmq x 103 camp./anno sostanze cercate punti monitoraggio punti/Kmq x 103 camp./anno sostanze cercate Abruzzo 0,0005 0,05 28 2,6 4,2 52 120 11,1 3,9 53 Basilicata* 0,0100 0,05 16 1,6 7,2 31 Campania* 0,0010 0,10 64 4,7 5,5 89 109 8,0 2,3 89 Emilia-Romagna 0,0100 0,05 163 7,3 8,4 70 226 10,1 1,6 81 Friuli-Venezia Giulia* 0,0100 0,05 34 4,3 2,1 18 137 17,5 1,6 20 Lazio 0,0050 0,10 6 0,3 8,2 36 17 1,0 7,8 36 Liguria 0,0005 0,05 9 1,7 11,4 3 Lombardia 0,0040 2,50 315 13,2 7,2 57 454 19,0 2,0 20 Marche 0,0010 0,50 98 10,4 6,7 44 50 5,3 2,1 5 Piemonte 0,0020 0,02 108 4,3 8,8 67 354 13,9 1,9 53 Puglia** 0,0005 0,30 58 3,0 8,9 30 13 0,7 1,0 65 Sardegna 0,0010 1,00 108 4,5 6,1 33 77 3,2 2,0 38 Sicilia 0,0050 0,30 45 1,7 8,0 154 163 6,3 3,6 150 Toscana 0,0050 0,19 145 6,3 5,5 75 278 12,1 1,9 55 Umbria 0,0100 0,05 17 2,0 10,9 30 90 10,6 1,0 72 Valle d'Aosta 0,0100 0,30 15 4,6 4,0 50 55 16,9 1,9 65 Veneto 0,0002 0,10 189 10,3 5,2 95 234 12,7 2,1 109 Provincia di Bolzano 0,0010 0,50 6 0,8 12,0 36 15 2,0 2,0 181 Provincia di Trento 0,0300 0,05 45 7,2 10,1 83 12 1,9 2,0 66 (*) dati 2011. (**) acque sotterranee dati 2011. A partire dal 2003 c’è stato un incremento della copertura territoriale e della rappresentatività delle indagini, ma è tuttora evidente una disomogeneità dei controlli fra le regioni del nord e quelle del centro-sud, dove ancora non si hanno informazioni su vaste aree, e dove il monitoraggio è generalmente meno rappresentativo, sia in termini di rete, sia in termini di sostanze controllate. Acque superficiali La densità media della rete di campionamento è pari a 4,8 punti/1.000 km2. Sensibilmente più bassa è la densità di Lazio e provincia di Bolzano; più alta della media è la densità di Lombardia, Marche e Veneto. La frequenza media di campionamento è di 7,4 campioni/anno, con scostamenti in basso per Friuli-Venezia Giulia. Le sostanze cercate sono in media 55. La Liguria fornisce informazioni per solo 3 sostanze, mentre la Sicilia cerca un numero di sostanze molto al di sopra della media. Acque sotterranee La copertura della rete delle acque sotterranee è più ridotta, mancando i dati di 4 regioni. La densità media è di 9 punti/1.000 km2, con scostamenti in basso elevati per Lazio e Puglia; le reti più fitte sono quelle di Friuli- Venezia Giulia, Lombardia e Valle d’Aosta. a fronte di una media di 2,4 campioni/anno, Puglia e Umbria hanno fornito informazioni su un solo campione. Le sostanze cercate sono in media 68. Le Marche forniscono informazioni per solo 5 sostanze; Sicilia e provincia di Bolzano cercano il maggior numero di sostanze. 20 Fig. 4.2 – Rete di monitoraggio. 21 Tab. 4.2 – Sostanze classificate pericole non incluse nei monitoraggi regionali. CAS SOSTANZE CLASSIFICAZIONE CLP CODICI DI PERICOLO 68359-37-5 BETA-CYFLUTHRIN Acute Tox. 2 (*); Acute Tox. 3 (*); Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H300; H331; H400; H410 68359-37-5 CYFLUTHRIN Acute Tox. 2 (*); Acute Tox. 3 (*); Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H300; H331; H400; H410 134-31-6 8-HYDROXYQUINOLINE SULFATE Acute Tox. 4 (*) H302 158062-67-0 FLONICAMID Acute Tox. 4 H302 137-42-8 METAM-SODIUM Acute Tox. 4 (*); Skin Corr. 1B; Skin Sens. 1; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H302; H314; H317; H400; H410 51338-27-3 DICLOFOP-METHYL Acute Tox. 4 (*); Skin Sens. 1; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H302; H317; H400; H410 533-74-4 DAZOMET Acute Tox. 4 (*); Eye Irrit. 2; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H302; H319; H400; H410 94125-34-5 PROSULFURON Acute Tox. 4 (*); Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H302; H400; H410 81591-81-3 GLYPHOSATE TRIMESIUM Acute Tox. 4 (*); Aquatic Chronic 2 H302; H411 55512-33-9 PYRIDATE Skin Irrit. 2; Skin Sens. 1; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H315; H317; H400; H410 39148-24-8 FOSETYL-ALUMINIUM Eye Dam. 1 H318 135158-54-2 ACIBENZOLAR-S-METHYL Eye Irrit. 2; STOT SE 3; Skin Irrit. 2; Skin Sens. 1; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H319; H335; H315; H317; H400; H410 76-06-2 CLOROPICRINA Acute Tox. 2 (*); Acute Tox. 4 (*); Eye Irrit. 2; STOT SE 3; Skin Irrit. 2 H330; H302; H319; H335; H315 137-30-4 ZIRAM Acute Tox. 2 (*); Acute Tox. 4 (*); STOT RE 2 (*); STOT SE 3; Eye Dam. 1; Skin Sens. 1; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H330; H302; H373 (**); H335; ;H318; H317; H400; H410 13356-08-6 FENBUTATIN OXIDE Acute Tox. 2 (*); Eye Irrit. 2; Skin Irrit. 2; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H330; H319; H315; H400; H410 85-00-7 DIQUAT DIBROMIDE Acute Tox. 2 (*); STOT RE 1; Acute Tox. 4 (*); Eye Irrit. 2; STOT SE 3; Skin Irrit. 2; Skin Sens. 1; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H330; H372 (**); H302; H319; H335; H315, H317; H400; H410 137-26-8 THIRAM Acute Tox. 4 (*); Acute Tox. 4 (*); STOT RE 2 (*); Eye Irrit. 2; Skin Irrit. 2; Skin Sens. 1; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H332; H302; H373 (**); H319; H315; H317; H400; H410 71751-41-2 ABAMECTIN Repr. 2; Acute Tox. 2; Acute Tox. 1; STOT RE 1; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H361d; H300; H330; H372 (sistema nervoso); H400; H410 123312-89-0 PYMETROZINE Carc. 2; Aquatic Chronic 3 H351; H412 77182-82-2 GLUFOSINATEAMMONIUM Repr. 1B; Acute Tox. 4 (*); Acute Tox. 4 (*); Acute Tox. 4 (*); STOT RE 2 (*) H360Fd; H332; H312; H302; H373 (**) 1689-99-2 BROMOXYNIL Repr. 2; Acute Tox. 3 (*); Acute Tox. 4 (*); Skin Sens. 1; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H361d (***); H331; H302; H317; H400; H410 8018-01-7 MANCOZEB Repr. 2; Skin Sens. 1; Aquatic Acute 1 H361d (***); H317; H400 12427-38-2 MANEB Repr. 2; Acute Tox. 4 (*); Eye Irrit. 2; Skin Sens. 1; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H361d (***); H332; H319; H317; H400; H410 144651-06-9 OXASULFURON STOT RE 2 (*); Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H373 (**); H400; H410 128639-02-1 CARFENTRAZONE-ETHYL Aquatic Acute 1;Aquatic Chronic 1 H400; H410 64902-72-3 CHLORSULFURON Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H400; H410 13684-56-5 DESMEDIPHAM Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H400; H410 126801-58-9 ETHOXYSULFURON Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H400; H410 114369-43-6 FENBUCONAZOLE Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H400; H410 13684-63-4 PHENMEDIPHAM Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H400; H410 104040-78-0 FLAZASULFURON Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H400; H410 145701-23-1 FLORASULAM Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H400; H410 114311-32-9 IMAZAMOX Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic1 H400; H410 144550-36-7 IODOSULFURON-METHYLSODIUM Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H400; H410 104206-82-8 MESOTRIONE Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H400; H410 79277-27-3 THIFENSULFURONMETHYL Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H400; H410 83164-33-4 DIFLUFENICAN Aquatic Chronic 3 H412 69377-81-7 FLUROXYPYR Aquatic Chronic 3 H412 82558-50-7 ISOXABEN Aquatic Chronic 4 H413 16672-87-0 ETHEPHON Acute Tox 3; Acute Tox 4; Acute Tox 4; Skin Corr. 1B; STOT SE 3; EUH07; STOT SE 3 H311; H332; H302; H314; H335; H071; H335: C ≥ 5 % 139528-85-1 METOSULAM Carc. 2; STOT RE 2; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H351; H373 (eyes, kidneys); H400; H410 126535-15-7 TRIFLUSULFURON METHYL Carc. 2; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H351; H400; H410 1593-77-7 DODEMORPH Repr. 2; STOT RE 2; Skin Corr. 1C; Skin Sens. 1A; Aquatic Acute 1; Aquatic Chronic 1 H361d; H373 (liver); H314; H317; H400; H410 71283-80-2 FENOXAPROP P-ETHYL STOT RE 2; Skin Sens. 1: Aquatic Acute 1;Aquatic Chronic 1 H373 (kidneys); H317; H400; H410 22 23 5. RISULTATI DELLE INDAGINI Nel biennio in questione sono stati analizzati 27.995 campioni per un totale di 1.208.671 determinazioni analitiche, suddivisi per anno e per tipologia di acque come in tabella 5.1. Nel 2012, a cui si farà essenzialmente riferimento nel testo, i dati riguardano 3.500 punti di campionamento, 14.250 campioni e 556.675 determinazioni analitiche. Tab. 5.1 – Monitoraggio nazionale anni 2011 e 2012. punti monitoraggio campioni misure anno 2011 anno 2012 anno 2011 anno 2012 anno 2011 anno 2012 Acque superficiali 1.188 1.355 7.966 9.612 381.436 354.709 Acque sotterranee 2.705 2.145 5.779 4.638 270.560 201.966 Totale 3.893 3.500 13.745 14.250 651.996 556.675 Nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi in 771 punti di monitoraggio (56,9% del totale) e in 2.768 campioni (28,8% del totale). Nelle acque sotterranee invece sono risultati contaminati 665 punti di monitoraggio (31,0% del totale) e 1.085 campioni (23,4% del totale). Le sostanze cercate complessivamente nel 2012 sono 335: 254 nelle acque superficiali, 315 in quelle sotterranee. Le sostanze trovate sono in totale 175: 155 nelle acque superficiali, 142 in quelle sotterranee. Gli erbicidi e alcuni loro metaboliti sono la tipologia di sostanze più trovate, in particolar modo nelle acque superficiali dove costituiscono il 73,3% delle misure positive. Rispetto agli anni passati aumenta la presenza di fungicidi e insetticidi soprattutto nelle acque sotterranee (fig. 5.1). Fig. 5.1 – Misure positive per categorie funzionali, anno 2012. Nei campioni delle acque superficiali del 2012 sono state cercate in media 37 sostanze, con un massimo di 147; nelle acque sotterranee sono state cercate in media 43 sostanze, con un massimo di 181. Frequentemente nei campioni con residui sono presenti miscele di sostanze: 2,8 in media, con un massimo di 31 nelle acque superficiali; 3,4 in media, con un massimo di 36 sostanze nelle acque sotterranee. Nei grafici di figura 5.2 e 5.3 sono indicate, in percentuale sul totale dei campioni, le sostanze più cercate nelle acque superficiali e sotterranee, nel 2011 e 2012. Le figure 5.4 e 5.5 riportano, invece, le sostanze più rilevate nel biennio in termini di frequenza nei campioni (% trovato/cercato). Nel 2012 nelle acque superficiali, glifosate e il suo metabolita AMPA, cercati solo in Lombardia, sono presenti con frequenze rispettive del 18% e del 47%; gli erbicidi terbutilazina, terbutilazina-desetil, 24 metolaclor con frequenze del circa 15% dei campioni; l’insetticida imidacloprid, il cui rilevamento è in crescita rispetto agli anni passati, è ritrovato con una frequenza del 21%. Nelle acque sotterranee il fungicida carbendazim è la sostanza più rinvenuta, 24% di ritrovamento, nonostante l’esiguo livello di ricerca, solo 292 campioni totali; l’insetticida imidacloprid, anche per questo compartimento idrico, è tra le sostanze più ritovate con il 13% dei campioni; superano il 10% dei ritrovamenti anche terbutilazina-desetil, oxadixil e ciprodinil; triadimenol, atrazina-desetil, dimetomorf, bentazone, metalaxil e terbutilazina sono tutte rinvenute con frequenze superiori al 5%. Nelle tabelle 5.2 e 5.3 è riportato il quadro riassuntivo dei controlli regionali per il 2011 e il 2012 rispettivamente. Sono indicati, per acque superficiali e sotterranee, i punti di monitoraggio totali e quelli con residui, i campioni totali e quelli con residui, le determinazioni analitiche effettuate e il numero di sostanze cercate e trovate. Il dettaglio dei risultati per sostanza è riportato nelle tabelle del capitolo 10. Le tabelle sono ordinate per numero di presenze decrescente nei campioni e sono limitate alle sostanze più rinvenute nelle acque. Per ogni sostanza è indicato: il nome comune e il codice CAS (Chemical Abstracts Service Registry Numbers) identificativo della sostanza; la concentrazione limite di quantificazione (LQ). Il valore di LQ riportato in tabella è la moda dei valori indicati dai diversi laboratori per ogni sostanza. il numero di punti di campionamento e i campioni con la relativa frequenza di casi positivi; la frequenza di campioni con concentrazione superiore a 0,1μg/L; la concentrazione massima e i percentili di concentrazione nei campioni. I percentili sono calcolati applicando la convenzione per cui per le misure inferiori a LQ si assume una concentrazione pari alla metà del valore di quest’ultimo. Le tabelle complete sono disponibili sul sito ISPRA (http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/rischio-sostanze-chimiche-reach-prodotti-fitosanitari 25 Fig. 5.2 – Sostanze più cercate nelle acque superficiali e nelle acque sotterranee nel 2011. Fig. 5.3 – Sostanze più cercate nelle acque superficiali e nelle acque sotterranee nel 2012. 26 Fig. 5.4 – Sostanze più trovate nelle acque superficiali e sotterranee nel 2011. Fig. 5.4 – Sostanze più trovate nelle acque superficiali e sotterranee nel 2012. 27 Tab. 5.2 – Sintesi regionale delle indagini 2011 28 Tab. 5.3 – Sintesi regionale delle indagini 2012 29 6. LIVELLI DI CONTAMINAZIONE Le concentrazioni misurate nelle acque sono state utilizzate per determinare i livelli di contaminazione per confronto con i limiti di legge. La classificazione dei punti di monitoraggio si basa sulle informazioni del 2012. Per alcune regioni, in assenza del dato più aggiornato, si è tenuto conto dei risultati del 2011, come indicato in tabella 6.1. Una norma che stabilisce un limite di riferimento per la concentrazione dei pesticidi è quella per le acque potabili. In questo caso esiste un limite unico1 per tutte le sostanze e i relativi metaboliti, e che non deriva da valutazioni tossicologiche ed esprime la posizione assunta a livello di Unione Europea fin dagli anni 80, volutamente cautelativa in considerazione delle incertezze nella previsione degli effetti di queste sostanze. A livello nazionale, nelle acque superficiali, su un totale di 1.469 punti di monitoraggio analizzati, 816 (55,5%) sono contaminati da pesticidi, 495 dei quali (33,7%) con concentrazioni superiori ai limiti dell’acqua potabil. Nelle acque sotterranee, su un totale di 2.404 punti di monitoraggio, 764 (31,8%) sono contaminati, 229 dei quali (9,5%) sopra ai limiti dell’acqua potabile. Metodologia utilizzata per l’attribuzione del livello di contaminazione Nel rapporto, i livelli di contaminazione sono riferiti ai limiti ambientali definiti in anni recenti sia per le acque superficiali sia per quelle sotterranee, limiti che indicheremo sinteticamente come standard di qualità ambientale (SQA). Per standard di qualità ambientale, come specificato nella DQA, si intende “la concentrazione di un particolare inquinante o gruppo di inquinanti nelle acque, nei sedimenti e nel biota che non deve essere superata, per tutelare la salute umana e l'ambiente”. L’individuazione di standard di qualità ambientale si basa sulla conoscenza dei livelli di tossicità di tipo acuto e cronico per le specie rappresentative dei tre livelli trofici dell’ambiente acquatico2. Nell’ambito della strategia per l’attuazione della DQA, è stata prodotta una guida tecnica per la definizione degli SQA [Technical Report 2011/055]. Per le acque superficiali, la direttiva 2008/105/CE stabilisce gli standard di qualità ambientale per 33 sostanze prioritarie (tra cui alcuni pesticidi). I limiti di concentrazione sono espressi come valore medio annuo (SQA-MA) e come concentrazione massima ammissibile (SQA-CMA), inoltre sono differenziati per le acque superficiali interne e per le altre acque di superficie. Nel 2013 sono state individuate nuove sostanze prioritarie e definiti i relativi SQA e, sulla base delle nuove acquisizioni scientifiche, sono stati rivisti gli SQA di alcune sostanze già in elenco, inoltre sono stati fissati SQA per il biota [Dir. 2013/39/UE]. Gli SQA rivisti saranno applicati a partire dal 2015, mentre i nuovi entreranno in vigore nel 2018. Il raggiungimento di un buono stato chimico delle acque superficiali, per cui le concentrazioni degli inquinanti non dovranno superare gli SQA, è fissato alla fine del 2015 per le sostanze già in elenco, mentre è previsto nel 2021 per le sostanze con SQA rivisti e nel 2027 per le nuove sostanze identificate. A livello nazionale, il Decreto 14 aprile 2009, n. 56 [D.M. 56/2009], sui criteri tecnici per il monitoraggio, nella tabella 1/A riprende gli standard di qualità ambientale per le sostanze dell’elenco di priorità della direttiva 2008/105/CE, e nella tabella 1/B stabilisce standard di qualità ambientale per alcune sostanze non appartenenti all’elenco di priorità, tra cui diversi pesticidi. In quest’ultimo caso gli standard sono espressi solo come concentrazioni medie annue. Per tutti i singoli pesticidi (inclusi i metaboliti) non specificati in tabella 1/B si applica il limite di 0,1 μg/l e per la somma dei pesticidi il limite di 1 μg/l (fatta eccezione per le risorse idriche destinate ad uso potabile per le quali il limite è 0,5 μg/l). La direttiva 2006/118/CE [Dir. 2006/118/CE], relativa alla protezione delle acque sotterranee, stabilisce norme di qualità ambientale, definite come la concentrazione di un determinato inquinante, 1 i limiti sono 0,1 μg/l per la singola sostanza e 0,5 μg/l per i pesticidi totali. Tali valori, è opportuno ricordarlo, sono anche limiti autorizzativi per i prodotti fitosanitari, che nelle prove in campo e nelle valutazioni modellistiche non devono lasciare residui in acqua superiori a questi livelli, secondo quanto stabilito nei principi uniformi per la valutazione e l’autorizzazione dei prodotti fitosanitari di cui all’articolo 29, paragrafo 6, del regolamento 1107/2009/CE. 2 alghe e/o macrofite, dafnia od organismi rappresentativi delle acque saline, pesci. 30 gruppo di inquinanti o indicatore di inquinamento nelle acque sotterranee che non dovrebbe essere superata al fine di proteggere la salute umana e l'ambiente. In particolare per i pesticidi e i relativi prodotti di degradazione i limiti sono uguali a quelli per l’acqua potabile, pari a 0,1 μg/l e 0,5 μg/l, rispettivamente per la singola sostanza e per la somma delle sostanze. Lo stato di qualità delle acque sotterranee viene stabilito confrontando le concentrazioni medie annue con i suddetti limiti. Nel confronto con gli SQA si è tenuto conto di quanto previsto nella direttiva 2009/90/CE [Dir. 2009/90/CE], che detta le specifiche tecniche per l’analisi chimica e il monitoraggio dello stato chimico delle acque, fissa criteri minimi di efficienza per i metodi di analisi e le regole per comprovare la qualità dei risultati delle analisi. In particolare i criteri minimi di efficienza per i metodi di analisi prevedono un’incertezza di misura pari o inferiore al 50% dello SQA pertinente e un limite di quantificazione (LQ) pari o inferiore al 30% dello SQA. La Direttiva definisce anche le modalità per il calcolo delle concentrazioni medie ai fini del confronto con i limiti, in particolare: per le misure al di sotto del LQ si assume un valore della concentrazione pari al 50% del LQ se il 90% dei risultati analitici sono inferiori al LQ non si calcola la media e il risultato è riportato come minore del LQ. Come già fatto nelle precedenti edizioni del rapporto, il colore rosso indica i punti di monitoraggio con un livello di contaminazione superiore agli SQA, il turchese quelli con un risultato entro i limiti, il grigio quelli dove il risultato non è quantificabile. Un risultato è non quantificabile quando non ci sono misure analitiche superiori al limite di quantificazione. È necessario tenere presente che l’assenza di residui può dipendere anche dal fatto che gli LQ sono inadeguati, sia dal numero delle sostanze indagate, in certi casi limitato e non rappresentativo degli usi sul territorio. In tabella sono riportati anche il valore minimo e quello massimo degli LQ dichiarati dalle regioni. In molti casi gli LQ sono inadeguati al confronto con i limiti di qualità, in quanto superiori allo stesso limite, nel qual caso non si può esprimere alcun giudizio sui livelli di contaminazione. È necessario precisare che il livello di contaminazione può essere solo riferito ai singoli punti di monitoraggio e, sulla base delle informazioni disponibili, non si può derivare una classificazione di qualità per i corpi idrici. Quest’ultimo compito, d’altra parte, va oltre lo scopo del presente rapporto e viene svolto dalle strutture regionali competenti. Risultati Nella tabella 6.1 sono riportati i livelli di contaminazione. La ripartizione percentuale nazionale dei punti di monitoraggio nelle tre categorie definite è riportata in figura 6.1. A livello nazionale, su 1.469 punti di monitoraggio delle acque superficiali, 253 (17,2%) hanno livelli di concentrazione superiore agli SQA. La Lombardia, con il 54,3% dei punti che superano gli SQA, ha il livello più elevato di non conformità. Va detto che le sostanze che determinano il maggior numero di casi di superamento dei limiti sono glifosate e il metabolita AMPA, che sono cercati esclusivamente nella Regione; essendo l’erbicida largamente impiegato, è probabile che il suo inserimento nei programmi di monitoraggio possa determinare un sensibile aumento dei casi di non conformità nelle regioni dove ora non viene cercato. La percentuale dei punti con livelli di contaminazione superiori ai limiti è elevata in Veneto (18,0% dei casi), Lazio (16,7% dei casi), Piemonte (13,9% dei casi). Nelle acque sotterranee, su 2.404 punti, 152 (6,3%) hanno una contaminazione superiore agli SQA. La Sicilia con il 19,0% dei punti di monitoraggio sopra i limiti è la Regione con la più elevata frequenza di casi di non conformità. Il monitoraggio della Regione, d’altra parte, riguarda essenzialmente la provincia di Ragusa, dove esiste una rete capillare e il monitoraggio copre uno spettro di sostanze molto ampio. Seguono il Friuli-Venezia Giulia con 15,3%, la Lombardia con il 9,5%, il Piemonte con il 9,0% dei punti di monitoraggio sopra i limiti. La contaminazione da pesticidi, come già ampiamente segnalato negli anni precedenti, è più diffusa nelle aree della pianura padano-veneta. Tale stato è legato ovviamente alle caratteristiche idrologiche del territorio in questione e al suo intenso utilizzo agricolo, ma dipende anche dal fatto non secondario che le indagini sono più complete e rappresentative nelle regioni del nord. D’altra parte, l’aumentata copertura territoriale e la migliore efficacia del monitoraggio, sta portando alla luce una contaminazione significativa anche al centro-sud. 31 Tab. 6.1 - Livelli di contaminazione. ANNO 2012 Sostanze cercate LQ (μg/L) ACQUE SUPERFICIALI ACQUE SOTTERRANEE PUNTI MONITORAGGIO PUNTI MONITORAGGIO Min Max > SQA < SQA < LOQ Totali > SQA < SQA < LOQ Totali Abruzzo 53 0,001 0,050 0 6 22 28 7 20 93 120 Basilicata* 31 0,010 0,050 0 0 16 16 Calabria Campania* 89 0,001 0,100 1 16 47 64 1 1 107 109 Emilia-Romagna 82 0,010 0,050 14 98 51 163 8 36 182 226 Friuli-Venezia Giulia* 20 0,010 0,050 0 14 20 34 21 75 41 137 Lazio 36 0,005 0,100 1 0 5 6 0 0 17 17 Liguria 3 0,001 0,050 0 0 9 9 Lombardia 57 0,004 2,500 171 30 114 315 43 149 262 454 Marche 44 0,001 0,500 5 28 65 98 0 3 47 50 Molise Piemonte 67 0,002 0,020 15 74 19 108 32 170 152 354 Puglia** 76 0,001 0,300 0 1 57 58 0 1 12 13 Sardegna 65 0,001 1,000 1 2 105 108 2 8 67 77 Sicilia 158 0,005 0,300 2 13 30 45 31 47 85 163 Toscana 75 0,005 0,190 7 33 105 145 1 31 246 278 Umbria 78 0,010 0,050 1 10 6 17 1 3 86 90 Valle D'Aosta 87 0,010 0,300 0 0 15 15 0 0 55 55 Veneto 115 0,000 0,100 34 82 73 189 5 67 162 234 Provincia di Bolzano 191 0,001 0,500 0 3 3 6 0 1 14 15 Provincia di Trento 83 0,030 0,050 1 5 39 45 0 0 12 12 ITALIA 349 253 415 801 1469 152 612 1640 2404 (*) dati 2011. (**) acque sotterranee, dati 2011. Fig. 6.1 - Livelli di contaminazione, ripartizione percentuale dei punti di monitoraggio. Il livello di qualità delle acque è valutato sulla base del confronto con gli SQA per le acque superficiali e sotterranee. Un risultato è non quantificabile quando la concentrazione è inferiore al limite di quantificazione. Il Limite di Quantificazione (LQ) è la concentrazione a partire dalla quale si può indicare con certezza la concentrazione di una sostanza. Il limite dipende dalle prestazioni del laboratorio analitico e può variare da sostanza e sostanza. Si deve tenere conto, pertanto, che le misure di concentrazioni riportate nel documento provengono da laboratori diversi che spesso operano con differenti LQ. 32 Fig. 6.2 – Livelli di contaminazione, anno 2012. 33 Tab. 6.2 - Sostanze rilevate sopra gli SQA, anno 2012. ACQUE SUPERFICIALI ACQUE SOTTERRANEE SOSTANZE Punti monitoraggio > SQA % > SQA SOSTANZE Punti monitoraggio > SQA % > SQA AMPA 274 155 56,6 BENTAZONE 1000 24 2,4 GLIFOSATE 274 85 31,0 METALAXIL 1361 24 1,8 METOLACLOR 1048 66 6,3 TERBUTILAZINA-DESETIL 2025 21 1,0 TRICICLAZOLO 26 12 46,2 ATRAZINA-DESETIL 2060 18 0,9 OXADIAZON 787 11 1,4 OXADIXIL 581 16 2,8 TERBUTILAZINA+metabolita 1167 9 0,8 IMIDACLOPRID 419 15 3,6 HEXACHLOROCYCLOHEXANE 372 7 1,9 OXADIAZON 1229 13 1,1 METALAXIL 617 5 0,8 BROMACILE 488 8 1,6 AZOSSISTROBINA 351 4 1,1 2,6-DICLOROBENZAMMIDE 954 8 0,8 ATRAZINA-DESETIL 935 4 0,4 ATRAZINA 1957 8 0,4 FLUFENACET 270 3 1,1 TERBUTILAZINA 2094 8 0,4 ATRAZINA-DESISOPROPIL 498 3 0,6 METOLACLOR 2140 8 0,4 PENDIMETALIN 867 3 0,3 METOMIL 174 6 3,4 FENHEXAMID 180 2 1,1 AZOSSISTROBINA 698 6 0,9 IPROVALICARB 191 2 1,0 AMPA 158 5 3,2 CLORIDAZON 270 2 0,7 TRIADIMENOL 337 4 1,2 DICLORVOS 432 2 0,5 DIMETENAMID-P 473 4 0,8 FLUTRIAFOL 1 1 100,0 TEBUCONAZOLO 367 3 0,8 BROMOCLOROMETANO 13 1 7,7 ENDOSULFANO (isomeri) 737 3 0,4 BROMACILE 99 1 1,0 CLORPIRIFOS 1550 3 0,2 RIMSULFURON 106 1 0,9 1,3-DICLOROPROPANO 76 2 2,6 TEBUCONAZOLO 216 1 0,5 CIPROCONAZOLO 91 2 2,2 METAZACLOR 232 1 0,4 FENAMIFOS 101 2 2,0 PIRIMICARB 250 1 0,4 GLIFOSATE 155 2 1,3 2,6-DICLOROBENZAMMIDE 335 1 0,3 CIPRODINIL 370 2 0,5 2,4 D 501 1 0,2 DICAMBA 542 2 0,4 PIRIMETANIL 504 1 0,2 DIMETOMORF 585 2 0,3 PROPIZAMIDE 538 1 0,2 2,4 D 658 2 0,3 MCPA 562 1 0,2 MCPA 736 2 0,3 ETOFUMESATE 574 1 0,2 DIURON 844 2 0,2 HCH, gamma 659 1 0,2 PIRIMETANIL 975 2 0,2 FENITROTION 687 1 0,1 ATRAZINA-DESISOPROPIL 1097 2 0,2 CLORPIRIFOS 1076 1 0,1 PENDIMETALIN 1597 2 0,1 S-METOLACLOR 2093 2 0,1 1,3-DICLOROPROPENE 54 1 1,9 2,4-DB 76 1 1,3 CARBARIL 76 1 1,3 FLUAZIFOP 76 1 1,3 PROPOXUR 76 1 1,3 CARBENDAZIM 79 1 1,3 TRICICLAZOLO 86 1 1,2 TIAMETOXAM 91 1 1,1 CADUSAFOS 93 1 1,1 FURALAXIL 93 1 1,1 AZIMSULFURON 107 1 0,9 FENAZAQUIN 108 1 0,9 CICLOXIDIM 151 1 0,7 1,2-DICLOROETANO 178 1 0,6 FLUDIOXONIL 188 1 0,5 ETOPROFOS 417 1 0,2 BUPROFEZIN 428 1 0,2 PROPICONAZOLO 444 1 0,2 ESAZINONE 480 1 0,2 BOSCALID 593 1 0,2 IPRODIONE 952 1 0,1 MOLINATE 997 1 0,1 HCH, gamma 1014 1 0,1 CLORPIRIFOS-METILE 1146 1 0,1 PROCIMIDONE 1352 1 0,1 MALATION 1361 1 0,1 LINURON 1967 1 0,1 34 Nella figura 6.3 sono riportate le sostanze più frequentemente rinvenute sopra agli SQA; in parentesi è indicato il rapporto fra i superamenti e i punti monitorati. Nelle acque superficiali il maggior numero di superamenti è dato dal glifosate e il suo metabolita AMPA, superiori agli SQA rispettivamente nel 31,0% e nel 56,6% dei siti monitorati. Da segnalare per frequenza il triciclazolo, sopra i limiti nel 46,2% dei siti, sebbene riferito a un numero di siti limitato. Nelle acque sotterranee il numero più elevato di casi di non conformità è dato da bentazone, metalaxil, terbutilazina-desetil, atrazina-desetil, oxadixil, imidacloprid, oxadiazon, bromacile, 2,6- diclorobenzammide, atrazina, terbutilazina, metolaclor. In termini di frequenza da segnalare imidacloprid superiore ai limiti nel 3,6% dei punti dove è stato monitorato, metomil nel 3,4% dei casi ed AMPA nel 3,2%. Fig. 6.3 – Sostanze più frequentemente rilevate sopra agli SQA, anno 2012. 35 6.1 Le sostanze prioritarie della DQA Secondo quanto previsto dalla DQA, devono essere attuate le misure necessarie per ridurre progressivamente l'inquinamento causato dalle sostanze prioritarie ed eliminare gradualmente le emissioni, gli scarichi e le perdite di quelle individuate come pericolose prioritarie. Ai fini della verifica del raggiungimento dello stato chimico buono delle acque superficiali per queste sostanze, come già detto, sono stati istituiti specifici SQA. Tra queste sostanze ci sono un certo numero di pesticidi, alcuni di questi sono sostanze pericolose prioritarie. Nella tabella 6.3 è sintetizzato il risultato del monitoraggio in termini di frequenze di rilevamento e livelli di contaminazione per i pesticidi compresi nell’elenco delle sostanze prioritarie. Anche in questo caso, in assenza del dato più aggiornato, per alcune regioni si è fatto riferimento al 2011. Per tutte le sostanze la ricerca interessa la gran parte dei punti delle acque superficiali e delle acque sotterranee analizzati. Alcune di queste sostanze sono fuori commercio da lungo tempo: il DDT fin dagli anni ’70, mentre gli antiparassitari del ciclodiene dagli anni ’90. In questi casi i dati evidenziano l’assenza o la presenza sporadica sia nelle acque superficiali, sia in quelle sotterranee; nessuna di queste sostanze ha determinato il superamento degli SQA. Si segnala il superamento degli SQA per atrazina, clorpirifos, diuron, simazina, diclorvos e HCH. In tabella sono indicate anche le sostanze prioritarie individuate nel 2013 dalla Direttiva 2013/39/UE. Per queste sostanze, in accordo con la norma che prevede l’entrata in vigore degli SQA nei prossimi anni, i livelli di concentrazione sono stati confrontati con i limiti generici previsti dalla normativa nazionale, il D.Lgs. 152/2006. Due di queste sostanze, cybutryne e bifenox, non sono state cercate in entrambi i comparti acquatici, dicofol è cercato in soli 15 punti delle acque superficiali e non lo è nelle acque sotterranee. 36 Tab. 6.3 – Le sostanze prioritarie della DQA. CAS SOSTANZA Pericolose prioritarie ACQUE SUPERFICIALI ACQUE SOTTERRANEE punti monitoraggio presenze presenze (%) > SQA % > SQA punti monitoraggio presenze presenze (%) > SQA % > SQA 15972-60-8 ALACHLOR 1170 15 1,4 0 0,0 2073 5 0,3 0 0,0 1912-24-9 ATRAZINA 1164 37 3,4 0 0,0 1957 134 7,3 8 0,4 470-90-6 CLORFENVINFOS 647 0 0,0 0 0,0 595 3 0,6 0 0,0 2921-88-2 CLORPIRIFOS 1076 23 2,3 1 0,1 1550 16 1,1 3 0,2 330-54-1 DIURON 747 80 11,7 0 0,0 844 21 2,9 2 0,2 115-29-7 ENDOSULFAN X 441 2 0,5 0 0,0 210 0 0,0 0 0,0 34123-59-6 ISOPROTURON 625 5 0,9 0 0,0 797 1 0,1 0 0,0 122-34-9 SIMAZINA 1204 24 2,2 0 0,0 2093 42 2,3 2 0,1 1582-09-8 TRIFLURALIN X 898 10 1,2 0 0,0 1083 0 0,0 0 0,0 309-00-2 ALDRIN 545 7 1,3 0 0,0 1189 2 0,2 0 0,0 60-57-1 DIELDRIN 541 0 0,0 0 0,0 1206 0 0,0 0 0,0 72-20-8 ENDRIN 535 0 0,0 0 0,0 806 0 0,0 0 0,0 465-73-6 ISODRIN 473 0 0,0 0 0,0 586 0 0,0 0 0,0 608-73-1 HCH X 372 15 4,0 7 1,9 20 0 0,0 0 0,0 72-54-8 DDD, pp 347 0 0,0 0 0,0 579 0 0,0 0 0,0 72-55-9 DDE, pp 358 0 0,0 0 0,0 475 0 0,0 0 0,0 789-02-6 DDT, op 232 0 0,0 0 0,0 463 0 0,0 0 0,0 50-29-3 DDT, pp 616 0 0,0 0 0,0 664 0 0,0 0 0,0 124495-18-7 QUINOXYFEN* X 60 2 3,3 0 0,0 47 0 0,0 0 0,0 76-44-8 HEPTACHLOR* 392 2 0,6 0 0,0 629 0 0,0 0 0,0 1024-57-3 HEPTACHLOR EPOXIDE* 161 5 3,1 0 0,0 326 1 0,3 0 0,0 886-50-0 TERBUTRYN* 266 41 15,5 0 0,0 464 0 0,0 0 0,0 62-73-7 DICLORVOS* 432 10 2,8 2 0,5 622 1 0,2 0 0,0 52315-07-8 CIPERMETRINA* 64 0 0,0 0 0,0 234 0 0,0 0 0,0 28159-98-0 CYBUTRYNE* 42576-02-3 BIFENOX* 74070-46-5 ACLONIFEN* 163 3 1,8 0 0,0 226 0 0,0 0 0,0 115-32-2 DICOFOL* X 15 0 0,0 0 0,0 (*) sostanze prioritarie individuate dalla Dir. 2013/39/UE. Il raggiungimento di un buono stato chimico delle acque superficiali, per cui le concentrazioni degli inquinanti non dovranno superare gli SQA, è fissato alla fine del 2015 per le sostanze già in elenco. Nelle acque superficiali due sostanze, clorpirifos e HCH, questa ultima identificata anche come pericolosa prioritaria, superano i rispettivi livelli di concentrazione. Nelle acque sotterranee sono quattro le sostanze le cui concentrazioni sono superiori agli SQA: atrazina, clorpirifos, diuron e simazina. 37 6.2 Analisi della contaminazione delle acque sotterranee La presenza di pesticidi nelle acque sotterranee è determinata dalle proprietà fisico-chimiche delle sostanze, dalla capacità di attenuazione e dal comportamento idrologico dei suoli, dall'assetto geologico/geomorfologico/idrogeologico del territorio, dalle precipitazioni, dalle modalità del rilascio, che può essere di tipo diffuso o puntiforme, dai processi di degradazione che subiscono le sostanze. Tale presenza, inoltre, è influenzata dagli stessi percorsi delle acque sotterrane e dalle interazioni dei vari acquiferi tra loro, per cui l’infiltrazione dei contaminanti può anche verificarsi in aree a distanze molto grandi da quella in cui sono stati rilevati. Come nei precedenti rapporti, è stata fatta una valutazione separata della contaminazione delle acque sotterranee, distinguendo le varie tipologie di falda, in base alle informazioni ricevute dalle Regioni. Sono state considerate tre tipologie: falde freatiche, confinate o semiconfinate e acquiferi carsici. Nel 2012 la valutazione è più ampia che in passato dal punto di vista territoriale, riguardando complessivamente 2.129 siti delle acque sotterranee, di cui 798 riferiti a falde confinate o semiconfinate (tabella 6.4). L’analisi ha ovviamente preso in considerazione solo i punti di monitoraggio dove c’erano indicazioni sul tipo di falda. La contaminazione, come è ovvio, è più diffusa nelle falde freatiche: interessa il 38,8% dei punti di monitoraggio (nel 7,3% dei casi sopra i limiti), ma è largamente presente anche nelle falde confinate o semiconfinate, dove interessa il 24,1% dei punti (nel 3,8% dei casi sopra i limiti). L’informazione sugli acquiferi carsici riguarda 8 regioni e la Provincia di Bolzano, con evidenze della contaminazione in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Campania ed Emilia Romagna. Nelle falde profonde, in particolare, sono state trovate, anche oltre i limiti, bentazone, 2,6-diclorobenzammide, triazine e i principali metaboliti, bromacile, metolaclor, oxadiazon. La figura 6.4 riporta le mappe del monitoraggio di falde freatiche, confinate e acquiferi carsici, con i relativi livelli di contaminazione. Tab. 6.4 – Frequenze di rilevamento in falda su base regionale, anno 2012. Acque sotterranee FALDE FREATICHE FALDE CONFINATE ACQUIFERI CARSICI punti monitoraggio % presenze % > SQA punti monitoraggio % presenze % > SQA punti monitoraggio % presenze % > SQA Abruzzo 86 18,6 7,0 4 50,0 0,0 2 0,0 0,0 Campania* 49 2,0 2,0 60 1,7 0,0 Emilia-Romagna 108 30,6 3,7 91 8,8 3,3 8 12,5 12,5 Friuli-Venezia Giulia* 86 84,9 20,9 45 42,2 4,4 3 33,3 0,0 Lombardia 233 44,2 11,6 221 40,3 7,2 Marche 19 10,5 0,0 1 0,0 0,0 Piemonte 237 70,0 10,5 117 30,8 6,0 Puglia* 13 7,7 0,0 Sardegna 47 14,9 4,3 5 20,0 0,0 11 0,0 0,0 Toscana 278 11,5 0,4 Umbria 90 4,4 1,1 Valle d'Aosta 55 0,0 0,0 Veneto 173 35,8 2,3 33 12,1 3,0 27 22,2 0,0 Provincia di Bolzano 13 0,0 0,0 1 100,0 0,0 1 0,0 0,0 Provincia di Trento 9 0,0 0,0 3 0,0 0,0 Totale 1205 38,8 7,3 798 24,1 3,8 126 7,9 0,8 (*) dati 2011 38 Fig. 6.4 – Contaminazione delle acque sotterranee. La contaminazione interessa il 38,8% dei punti di monitoraggio delle falde freatiche (7,3% sopra il limite di qualità ambientale), ma è largamente presente anche nelle falde confinate o semiconfinate, dove interessa il 24,1% dei punti (nel 3,8% dei casi sopra i limiti). Nelle acque sotterranee profonde, in particolare, sono state trovate, anche oltre i limiti, bentazone, 2,6- diclorobenzammide, triazine e i principali metaboliti, bromacile, metolaclor, oxadiazon. L’informazione sugli acquiferi carsici riguarda otto regioni con evidenze di contaminazione in Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Campania, Puglia. In Emilia Romagna c’è 1’unico solo caso sopra il limite. 39 7. PROBLEMATICHE EMERSE Nel capitolo vengono approfonditi alcuni aspetti riguardanti le sostanze più frequentemente rilevate nelle acque per le quali è stato riscontrato un maggior numero di superamenti dei livelli di contaminazione, per alcune di queste sostanze viene presentata la cartografia dei punti di monitoraggio con l’indicazione dei livelli di contaminazione secondo il criterio illustrato al capitolo 6. Triazine Gli erbicidi triazinici, atrazina, simazina, terbutilazina e i metaboliti atrazina-desetil, terbutilazinadesetil, sono tra le sostanze più rinvenute nelle acque superficiali e in quelle sotterranee; queste sostanze, inoltre, sono tra quelle che hanno determinato più di frequente il superamento degli standard di qualità ambientale. Come già segnalato nei precedenti rapporti, lo stato di contaminazione è particolarmente rilevante nell’area padano-veneta, dove le sostanze sono state largamente utilizzate, soprattutto nella coltura del mais. Ad eccezione della terbutilazina, tutte le altre sostanze non sono più autorizzate in Europa, per cui il monitoraggio evidenzia il residuo di una contaminazione storica, dovuta all’ampio utilizzo in passato e alla persistenza ambientale. L’atrazina non è più utilizzata dagli anni ’80, ma il monitoraggio evidenzia ancora una contaminazione importante, soprattutto nelle acque sotterranee, dove a livello nazionale è presente in 134 punti e il suo metabolita atrazina-desetil in 200 punti, entrambe spesso sopra al limite di 0,1μg/l. La sostanza e il metabolita sono tra le principali responsabili del superamento degli SQA nelle acque sotterranee. La terbutilazina è impiegata ora solo su mais e sorgo. Nel 2008 sono state introdotte limitazioni d’uso nelle aree vulnerabili3, come definite dal decreto legislativo 152/2006 per la protezione delle acque sotterranee. L’efficacia di tali misure è tuttora limitata per la quasi generale mancata definizione delle aree vulnerabili a livello regionale. Nel 2012 la terbutilazina e il metabolita terbutilazina-desetil sono i principali contaminanti delle acque superficiali e sotterranee, spesso con concentrazioni superiori a 0,1 μg/L. La contaminazione è presente in gran parte del territorio nazionale, ma nelle regioni dell’area padano-veneta la sua diffusione supera largamente la media nazionale, interessando la maggioranza delle stazioni di monitoraggio delle acque superficiali e gran parte di quelle sotterranee. La sostanza e il metabolita sono state riscontrate in 522 punti di monitoraggio delle acque superficiali (44,7%), con superamento degli SQA in 9 casi. Nelle acque sotterranee, la desetil-terbutilazina è ha determinato il superamento degli SQA in 21 pozzi, la terbutilazina in 8 pozzi. Metolaclor Il metolaclor è un diserbante selettivo per mais, soia, barbabietola da zucchero, girasole e tabacco. La sostanza è stata revocata nel 2003 ed è stata sostituita dall'S-metolaclor, in cui è maggiore la presenza dell’isomero S (biologicamente attivo). I laboratori analitici, tuttavia, non differenziano le due forme, in quanto gli stereoisomeri non sono distinguibili mediante le tecniche analitiche disponibili, le concentrazioni misurate, pertanto, possono essere date dalla somma delle due sostanze. La sostanza è largamente presente in tutta l’area padana, ma anche in regioni del centro-sud. Nelle acque superficiali è presente nel 21,0% dei 1048 punti campionati, nel 6,3% dei casi a livelli superiori allo SQA. Nelle acque sotterranee è presente nel 2,5% dei 2140 pozzi controllati in 8 punti la concentrazione è superiore al limite ambientale di riferimento. 3 Circolare ministero della Salute 29 maggio 2007. 40 Bentazone Il bentazone è un erbicida di post-emergenza utilizzato nel riso, frumento, mais, pisello e soia. La sostanza è stata sottoposta a limitazioni di impiego dal 19874, in seguito alla presenza nelle acque di falda destinate al consumo umano. In Piemonte sono state messe in atto misure cautelative5 quali il divieto di utilizzo in diverse aree regionali e nella coltura del riso in sommersione, tale limitazione è stata accordata con il DM 27 marzo 2007. La contaminazione è concentrata nelle zone risicole del Piemonte e della Lombardia. La sostanza è presente nelle acque superficiali nel 6,3% dei 663 punti di monitoraggio. Nelle acque sotterranee è presente nel 6,6% di 1000 pozzi controllati, nel 2,4% dei casi con valori superiori allo standard di qualità. In termini di ritrovamenti, è tra i principali responsabili di non conformità rispetto agli SQA delle acque sotterranee. Glifosate Il glifosate è un erbicida non selettivo impiegato sia su colture arboree che erbacee e aree non destinate alle colture agrarie (industriali, civili, argini, scoline, ecc.). È una delle sostanze più vendute a livello nazionale e la sua presenza nelle acque è ampiamente confermata anche da dati internazionali6, ma il suo monitoraggio è tuttora effettuato solo in Lombardia, dove la sostanza è presente nel 31,8% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali e il suo metabolita, AMPA, nel 56,6%. Glifosate e AMPA sono fra le sostanze che più determinano il superamento degli SQA nelle acque superficiali: AMPA in 155 punti (56,6% del totale), glifosate in 85 punti (31% del totale). Meno frequente è la presenza nelle acque sotterranee, dove il glifosate è presente oltre il limite in 2 pozzi e l’AMPA in 5 pozzi. Oxadiazon L’oxadiazon è un erbicida ad ampio spettro d’azione che trova impiego nel diserbo del riso e di altre colture. La sostanza è autorizzata in Europa. Nelle acque superficiali, su un totale di 787 stazioni monitorate, localizzate principalmente in nord Italia, è stato riscontrato nel 9,4% dei casi, nel 1,4% dei casi sopra al valore dello SQA. Nelle acque sotterranee è presente nel 3,3% delle 1229 stazioni monitorate, nel 1,1% dei casi con valori superiori allo standard di qualità. Imidacloprid È un insetticida sistemico che agisce per ingestione, indicato per il controllo di afidi e aleurodidi, impiegato in frutticoltura, orticoltura, tabacco e floricole. La frequenza di ritrovamento della sostanza nelle acque superficiali è del 24,3% dei 189 punti di monitoraggio controllati. Nelle acque sotterranee è stata riscontrata soprattutto in Sicilia, nel ragusano, dove è presente nel 9,1% dei 419 pozzi,in 15 casi (3,6%) con valori superiori allo standard di qualità. In termini di frequenza è la sostanza che determina il maggior superamento degli SQA delle acque sotterranee. Triciclazolo È un fungicida sistemico utilizzato sul riso, con un’azione per lo più preventiva, che impedisce la penetrazione del fungo nella pianta. Il monitoraggio di questa sostanza è abbastanza limitato, viene cercato essenzialmente nelle zone risicole del Piemonte. È presente nel 73,1% dei 26 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 5,8% degli 86 punti delle acque sotterranee. Nelle acque superficiali supera lo SQA nel 46,2% dei punti dove è stato cercato. 4 Ordinanza Ministeriale 30 Maggio 1987 n. 217. 5 Delibera del Consiglio Regionale n. 287-20269 del 17 giugno 2003. 6 Les pesticides dans les milieux aquatiques: Données 2007 – France, Comissariat général au développement Durable. n°26 Juillet 2010. 41 Metalaxil Appartiene alla famiglia chimica delle anilidi, comprendente anche oxadixil e boscalid, la cui azione comune consiste nell’interferire con i principali stadi di crescita e riproduzione di un fungo. La sostanza è presente nel 5,2% dei 617 punti di monitoraggio delle acque superficiali controllati, e nel 2,6% dei 1361 punti delle acque sotterranee, spesso con valori superiori a 0,1 μg/l. In 5 punti delle acque superficiali e in 24 di quelle sotterranee con valori sopra agli standard di qualità. Oxadixil L’anilide oxadixil è un fungicida sistemico non è più autorizzato in Europa dal 2002. Nelle acque sotterranee è presente nel 6,5% delle 581 stazioni monitorate, in 16 casi sopra il valore dello SQA, risultando tra i maggiori responsabili di non conformità con gli SQA. Triadimenol È un fungicida sistemico ad ampio spettro d’azione. È stato riscontrato principalmente nelle acque sotterranee della Sicilia. A livello nazionale è stato ritrovato nel 6,8% dei 337 pozzi monitorati, in 4 casi sopra lo SQA. Metomil Insetticida per il controllo di larve e adulti di molti fitofagi. Oltre che per trattamenti sulle colture, può essere impiegato anche per la preparazione di esche per combattere le nottue. La sostanza è presente nel 12,6% dei 174 punti di monitoraggio delle acque sotterranee, in 6 casi sopra il valore dello SQA. 2,6-Diclorobenzammide Il 2,6 diclorobenzammide è il principale metabolita del diclobenil, un erbicida impiegato per il diserbo selettivo di vite, olivo, melo e pero e per il diserbo di canali. L’erbicida parentale non è più autorizzato in Europa dal 2008. Il 2,6 diclorobenzammide è presente nel 3% dei 954 pozzi sotterranei monitorati, in 8 casi sopra allo standard di qualità. Diuron L’erbicida è inserito nell’elenco delle sostanze prioritarie della DQA. Insieme all’erbicida isoproturon e l’insetticida clorpirifos, rappresentano gli unici pesticidi dell’elenco ancora in commercio. La sua presenza è stata riscontrata nel 2,3% dei 747 punti di monitoraggio nelle acque superficiali. Nelle acque sotterranee è presente nel 1,4% dei 844 pozzi controllati, in 2 casi sopra allo SQA. 42 43 44 45 8. MISCELE DI SOSTANZE Il monitoraggio del biennio 2011-2012, come in passato, ha evidenziato la presenza di più sostanze nei campioni. Ciò significa che gli organismi acquatici, ma anche gli altri organismi, compreso l’uomo, per esempio attraverso la catena alimentare, sono spesso esposti a miscele di pesticidi. Esistono lacune conoscitive riguardo agli effetti di miscele chimiche e, conseguentemente, risulta difficile realizzare una corretta valutazione tossicologica in caso di esposizione contemporanea a diverse sostanze [Backhaus, 2010]. Gli studi dimostrano che la tossicità di una miscela è sempre più alta di quella del componente più tossico presente [Kortenkamp et al., 2009]. La normativa di riferimento, quella europea in particolare, così come le metodologie di valutazione del rischio utilizzate, sono generalmente riferite alle singole sostanze. Maggiori attenzioni e approfondimenti in relazione agli effetti della poliesposizione chimica sono auspicate in particolare a livello di Unione Europea [Consiglio UE 17820/09]. Nel 2012 sono pubblicate le conclusioni sulla tossicità delle miscele di tre comitati scientifici della Commissione Europea [Commissione europea, 2012]. In particolare, nel documento si afferma che esiste un’evidenza scientifica per cui l’esposizione contemporanea a diverse sostanze chimiche può, in determinate condizioni, dare luogo ad effetti congiunti che possono essere di tipo additivo, ma anche di tipo sinergico, con una tossicità complessiva più elevata di quella delle singole sostanze. Nel documento, inoltre, si evidenzia come principale lacuna la limitata conoscenza riguardo alle modalità con cui le sostanze esplicano i loro effetti tossici sugli organismi. La determinazione sperimentale della tossicità delle miscele è poco praticabile, in quanto non si conosce la composizione delle miscele presenti nell’ambiente; i componenti della miscela, d’altra parte, hanno un diverso destino nei comparti ambientali, nei tessuti e negli organi che rende difficile determinare sperimentalmente gli effetti cronici. La valutazione degli effetti delle miscele si basa pertanto essenzialmente su stime indirette della tossicità a partire dai dati tossicologici delle singole sostanze [USGS, 2006]. Generalmente, miscele di pesticidi appartenenti alla stessa classe chimica e che presentano modalità di azione biologica molto simile mostrano con maggiore probabilità un effetto tossicologico di tipo additivo, dove la tossicità complessiva è il risultato della somma delle concentrazioni dei singoli componenti normalizzate per le rispettive dosi di effetto (EC50, concentrazione a cui il 50% degli organismi testati mostrano effetti sub-letali). Si parla di azione indipendente, invece, quando le modalità d'azione sono differenti e una sostanza non influenza la tossicità dell'altra. Si ha interazione, infine, quando l’effetto combinato di due o più sostanze è più forte (sinergia) o più debole (antagonismo) di quello additivo. Quando si ignorano le modalità d’azione, è preferibile in modo cautelativo optare per l’additività di dose/concentrazione [CE-COM(2012) 252]. Si è visto, d’altra parte, che la sinergia è poco frequente, non è riconducibile a uno schema generale di valutazione e va trattata caso per caso. Di seguito sono riportati i risultati delle analisi effettuate sui dati di monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee relativi al biennio 2011/2012. Analizzando la frequenza di miscele nei campioni (Fig. 8.1), si osserva che nel 2012, nelle acque superficiali, a fronte di una contaminazione del 28,8% dei campioni, è stata riscontrata la presenza di almeno due sostanze nel 17,4% dei campioni, con un massimo di 31 sostanze in un singolo campione e una media di 2,8 sostanze. Nelle acque sotterranee la contaminazione è presente nel 23,4% dei campioni e nel 13,2% sono presenti almeno due sostanze, con un massimo di 36 sostanze in un solo campione, in media si hanno 3,4 sostanze. Il maggior numero di sostanze rilevate in un singolo campione, ma anche quello dei valori medi, sono in linea con il maggiore sforzo di monitoraggio messo in atto e con la sua maggiore efficacia rispetto al passato. 46 Fig. 8.1 – Miscele nei campioni. Le sostanze più frequenti nelle miscele (figura 8.2) sono gli erbicidi, con una presenza significativa, in particolare nelle acque sotterranee, di fungicidi e insetticidi. Questa tendenza è stata riscontrata in entrambi gli anni di monitoraggio, sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee. I componenti rilevati con maggior frequenza nelle miscele, così come in passato, sono gli erbicidi triazinici e alcuni loro metaboliti (terbutilazina, terbutilazina-desetil, atrazina, atrazina-desetil ) e il metolaclor. Si segnala inoltre nei corpi idrici superficiali la presenza degli erbicidi oxadiazon, glifosate e AMPA. Nelle acque sotterranee è rilevante la presenza di vari fungicidi tra cui metalaxil, oxadixil e pirimetanil. L’insetticida imidacloprid è riscontrato sia nelle acque superficiali sia sotterranee. Fig. 8.2 – Principali componenti delle miscele. Nelle acque superficiali sono presenti almeno due sostanze nel 17,7% dei campioni e nelle acque sotterranee nel 13,2% dei campioni. Il numero massimo di sostanze trovate in un campione è pari a 31 nelle acque superficiali e 36 in quelle sotterranee. 47 9. ANALISI DELLA TENDENZA DELLA CONTAMINAZIONE La normativa comunitaria e nazionale in tema di acque assegna particolare rilevanza allo studio dell’evoluzione della contaminazione, in modo da poter prevedere e intervenire per limitarne gli effetti e invertire eventuali tendenze negative. Le dinamiche idrologiche, infatti, quella delle acque sotterranee in particolare, sono lente e solo una programmazione di lungo periodo e interventi di mitigazione tempestivi possono garantire il buono stato di tali risorse. La direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi, da parte sua, prevede l’uso di indicatori per misurare l’efficacia delle azioni programmate. In questo senso, il Piano d’azione nazionale definisce una serie di indicatori tra cui alcuni specifici per la tutela dell’ambiente acquatico. Questi ultimi sono espressi in termini di frequenza e concentrazione di pesticidi nelle acque, riferiti all’insieme delle sostanze e a gruppi di sostanze con particolari caratteristiche di pericolosità. Per l’alimentazione degli indicatori, il PAN fa riferimento ai dati di monitoraggio delle acque superficiali e profonde forniti dalle Regioni e assegna all’ISPRA il compito di mettere a punto gli stessi e di valutare la tendenza della contaminazione. Lo studio dell’evoluzione della contaminazione da pesticidi incontra diverse difficoltà tecniche e metodologiche a causa della variabilità spaziale e temporale del numero di punti di misura, delle frequenze e dei periodi di campionamento, delle sostanze controllate, dei limiti di quantificazione. È evidente che sia l’analisi della frequenza di rilevamento, sia la concentrazione totale sono influenzate dalla dimensione del monitoraggio, da intendere come il numero di campioni analizzati e quello delle sostanze cercate annualmente nelle acque. Per dare un’indicazione per quanto possibile corretta e destagionalizzata della tendenza, pertanto, è necessario combinare le diverse informazioni descritte. È importante evidenziare che non c’è ancora un quadro nazionale completo della presenza di residui di pesticidi nelle acque per una serie di cause già evidenziate: copertura incompleta del territorio, disomogeneità del monitoraggio, assenza dai protocolli regionali delle sostanze immesse sul mercato negli anni più recenti. Si può affermare con ragionevole confidenza che siamo ancora in una fase transitoria in cui l’entità e la diffusione dell’inquinamento non sono sufficientemente noti, tenendo conto, ovviamente, che il fenomeno è sempre in evoluzione per l’immissione sul mercato di nuove sostanze. Nel rapporto è stata fatta una prima applicazione degli indicatori PAN per la tutela dell’ambiente acquatico, in particolare del numero 6 “Frequenza e concentrazione di sostanze attive nelle acque a livello nazionale” e del numero 7 “Frequenza e concentrazione di specifiche sostanze attive nelle acque”. L’indicatore 6 è stato applicato all’insieme delle sostanze comprese nel monitoraggio nazionale, l’indicatore 7, invece, è stato applicato ai pesticidi compresi fra le sostanze prioritarie della DQA. È stata, inoltre, analizzata l’evoluzione della contaminazione di alcune singole sostanze di particolare rilevanza per la contaminazione rilevata nelle acque in questi anni. 48 9.1 Indicatore 6: frequenza e concentrazione complessive di pesticidi nelle acque Nel PAN l’indicatore è definito come “Analisi dei dati di monitoraggio delle acque superficiali e profonde rispetto alla frequenza e alla concentrazione rilevata di sostanze attive fitosanitarie e dei loro metaboliti.” Si considera l’insieme complessivo di dati di monitoraggio, che viene analizzato in termini di frequenza di ritrovamento e concentrazione di pesticidi totali. L’analisi copre il periodo 2003 – 2012. Poiché la dimensione del monitoraggio può influenzare sia la frequenza di ritrovamento, sia il livello della concentrazione, per consentire una migliore interpretazione della tendenza della contaminazione, insieme all’indicatore sono riportati il numero di campioni e quello delle sostanze cercate nei vari anni. Nel caso della concentrazione di pesticidi totali, oltre alla curva che descrive l’andamento della concentrazione media annua, è riportata anche la linea di tendenza, quest’ultima tuttavia è sempre poco rappresentativa a causa dell’elevata dispersione dei valori. Acque superficiali Il diagramma di figura 9.1 descrive l’andamento complessivo della contaminazione, in termini di frequenza di pesticidi nelle acque superficiali a livello nazionale. La frequenza di ritrovamento aumenta notevolmente nei primi anni e nel 2006 raggiunge il suo valore massimo (38,1%). Tale andamento è dovuto probabilmente all’incremento dello sforzo di ricerca, soprattutto in termini di sostanze (dal 2003 al 2006 è evidente la forte crescita della curva relativa alle sostanze). Dal 2010 la frequenza di ritrovamento sembra assestarsi a livelli inferiori al 30%. Fig. 9.1 – Frequenza di ritrovamento e ampiezza del monitoraggio dei pesticidi nelle acque superficiali. Il massimo dei campioni (9.612) si ha nel 2012; il massimo delle sostanze cercate (315) si ha nel 2006. 49 Fig. 9.2 – Concentrazione totale di pesticidi nelle acque superficiali. La concentrazione media di pesticidi totali è anch’essa influenzata dall’entità del monitoraggio in particolare dall’aumento delle sostanze cercate. L’andamento è altalenante e tende a divenire più stabile negli ultimi anni. La linea di tendenza è leggermente crescente. Le concentrazioni medie passano da un valore di 0,65 μg/L ad un massimo di 1,18 nel 2007 per poi tornare nuovamente ad un valore intorno allo 0,6 μg/L nel 2012. Acque sotterranee L’andamento della contaminazione, in termini di presenza di residui nelle acque sotterranee, è riportato in figura 9.3. Fig. 9.3 – Frequenza di ritrovamento e ampiezza del monitoraggio dei pesticidi nelle acque sotterranee. I valori massimi dei campioni analizzati (2.234) e delle sostanze cercate (338) si hanno nel 2011. La presenza complessiva di pesticidi cresce sensibilmente a partire dal 2003 e nel 2009 registra il valore massimo (26,7% dei campioni). Tale crescita è concomitante all’aumento delle dimensioni del monitoraggio, dal punto di vista del numero dei campioni e soprattutto in termini di sostanze cercate. Il trend è quindi in primo luogo, specialmente all’inizio del periodo in esame, un’indicazione del fatto che è stata portata alla luce una contaminazione inizialmente non evidenziata completamente dalle dimensioni più ridotte e dalla inadeguata impostazione del monitoraggio. Dopo il 2009, pur aumentando la dimensione del monitoraggio, la frequenza di pesticidi nelle acque tende a diminuire, assestandosi intorno al 24%. 50 Fig. 9.4 – Concentrazione totale di pesticidi nelle acque sotterranee. La concentrazione di pesticidi totali varia sensibilmente nel periodo di studio, con un andamento difficilmente correlabile a quello della dimensione del monitoraggio. La tendenza risultante è, in ogni caso, un aumento della concentrazione media, che a partire dal 2007 è sempre superiore a 0,5 μg/L, valore limite per la concentrazione ammessa nelle acque sotterranee. 51 9.2 Indicatore 7: frequenza e concentrazione di specifiche sostanze nelle acque Come già detto, l’indicatore 7 è stato applicato ai pesticidi compresi fra le sostanze prioritarie della DQA. Le sostanze a cui ci si riferisce sono i pesticidi elencati dalla Direttiva 2008/105/CE, elenco aggiornato nel 2013 dalla Direttiva 2013/39/UE. Oltre che dalla disponibilità di dati, la scelta è dettata dalla rilevanza di queste sostanze, considerando che gli Stati membri dell’Unione Europea sono chiamati ad analizzarne la tendenza della contaminazione a lungo termine. Secondo quanto previsto dalla DQA, devono essere attuate le misure necessarie per ridurre progressivamente l'inquinamento causato dalle sostanze prioritarie ed eliminare gradualmente le emissioni, gli scarichi e le perdite di quelle individuate come pericolose prioritarie. Ai fini della verifica del raggiungimento dello stato chimico buono delle acque superficiali, come già detto, sono stati definiti specifici SQA per queste sostanze. Lo sforzo di ricerca è stato sempre abbastanza costante nel periodo di riferimento, con un massimo di 26 sostanze cercate sul totale di 28 comprese nell’elenco di priorità. Cinque delle sostanze considerate, endodulfan, esaclorocicloesano, trifluralin, dicofol e quinoxyfen sono sostanze pericolose prioritarie. Acque superficiali Fig. 9.5 – Frequenza di ritrovamento delle sostanze prioritarie nelle acque superficiali. Fig. 9.6 – Concentrazione totale delle sostanze prioritarie nelle acque superficiali. 52 Acque sotterranee Fig. 9.7 – Frequenza di ritrovamento delle sostanze prioritarie nelle acque sotterranee. Fig. 9.8 – Concentrazione totale delle sostanze prioritarie nelle acque sotterranee. La frequenza di ritrovamento, in presenza di uno sforzo di ricerca più o meno costante in termini di sostanze, sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee, dopo il 2007, tende a decrescere in modo netto con un andamento quasi asintotico. Questo può spiegarsi probabilmente col fatto che gran parte dei pesticidi dell’elenco di priorità sono ormai fuori commercio e quella misurata è il residuo di una contaminazione storica. Diversa e in controtendenza è, infatti, la frequenza delle sostanze ancora in commercio. Nelle acque superficiali, le concentrazioni medie passano da un valore di 0,1 μg/L ad un massimo di 0,16 nel 2011 (determinato principalmente dalla presenza del diuron) per poi raggiungere nel 2012 la concentrazione media di 0,04 μg/L, nettamente più bassa rispetto al valore di partenza e al massimo della serie storica. La linea di tendenza risulta leggermente decrescente. Nelle acque sotterrane, l’andamento della concentrazione totale delle sostanze prioritarie è in crescita, in controtendenza rispetto alla frequenza dei ritrovamenti. La concentrazione di pesticidi registra i valori più elevati nel 2007 (0,14 μg/L), 2008 (0,12 μg/L) e nel 2012 (0,15 μg/L), esaminando nel dettaglio le singole sostanze, si nota che i ritrovamenti e le concentrazioni sono sostenuti rispettivamente dalle sostanze trifluralin, terbutrina e clorpirifos. La linea di tendenza risulta leggermente crescente. 53 9.3 Tendenza della contaminazione di alcune sostanze critiche Oltre ai gruppi di sostanze sopra descritti, sono stati analizzati anche gli andamenti di singole sostanze considerate rilevanti, per l’entità della evidenziato dal monitoraggio nazionale. Anche in questo caso, l’istogramma rappresenta la frequenza di residui nei campioni, mentre la curva rappresenta ora il tasso di ricerca in percentuale dei campioni analizzati sul totale. Acque superficiali Acque sotterranee Fig. 9.9 – Frequenza di ritrovamento e di ricerca di terbutilazina e terbutilazina-desetil. A fronte di uno sforzo di ricerca sempre elevato, la frequenza della terbutilazina tende a decrescere negli ultimi anni, sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee. Un trend simile si ha per il metabolita, ma con una presenza sempre più elevata di quella della sostanza madre nelle acque sotterranee. L’andamento decrescente della presenza nei campioni è molto probabilmente in relazione con la diminuzione delle quantità vendute; la maggiore presenza del metabolita è da addebitare alla dinamica più lenta del comparto acque sotterranee, con l’accumulo di presenza dovuta a contaminazione passata. Acque superficiali Acque sotterranee Fig. 9.10 – Frequenza di ritrovamento e di ricerca di atrazina e atrazina-desetil. La frequenza di ritrovamento dell’atrazina e quella del metabolita diminuiscono, in linea con il fatto che la sostanza è fuori commercio da molti anni, e quella riscontrata è la coda di una contaminazione storica, dovuta alla persistenza ambientale della sostanza. Le maggiori frequenze del metabolita sono un’ulteriore conferma del fatto che non c’è più immissione di nuova sostanza nell’ambiente. Nonostante la diminuzione, la sostanza e il metabolita sono ancora fra i principali contaminanti delle acque, sia in termini di frequenza, sia in termini di superamento dei limiti di concentrazione. 54 Acque superficiali Acque sotterranee Fig. 9.11 – Frequenza di ritrovamento e di ricerca della simazina. Per quanto riguarda la simazina, è evidente, nei due comparti, la diminuzione della presenza (più lenta nelle acque sotterranee) dopo la revoca della sostanza, a fronte di un andamento della ricerca sempre superiore al 70% dei campioni. Acque superficiali Acque sotterranee Fig. 9.12 – Frequenza di ritrovamento e di ricerca del metolaclor. La ricerca del metaloclor è sempre generalmente superiore al 70% del totale dei campioni. La presenza della sostanza, sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee, cresce nei primi anni per effetto principalmente dell’ampliamento della base territoriale delle indagini, con una diminuzione a partire dal 2009, ma con valori sempre superiori al 11% nelle acque superficiali, e al 2,5% nelle acque sotterranee. revoca revoca 55 Acque superficiali Acque sotterranee Fig. 9.13 – Frequenza di ritrovamento e di ricerca del Glifosate e dell’AMPA. Il glifosate e il metabolita AMPA, come già detto, sono monitorati solo in Lombardia, il primo a partire dal 2003, il secondo dopo il 2007. Nelle acque superficiali, le frequenze di ritrovamento negli ultimi anni sono decrescenti, ma sempre con valori molto alti: nel 2012 il glifosate è presente nel 18,2% dei campioni e l’AMPA nel 46,7%. Nelle acque sotterranee le frequenze di ritrovamento sono più basse, ma la ricerca è iniziata più tardi e con livelli più bassi. L’ambito territoriale limitato a una sola regione non consente di evidenziare tendenze a livello nazionale. Acque superficiali Acque sotterranee Fig. 9.14 – Frequenza di ritrovamento e di ricerca del diuron. Nelle acque superficiali, il diuron è presente a partire dal 2005, in concomitanza con l’incremento dello sforzo di ricerca. Nel 2012 è stato rinvenuto nel 4% dei campioni. Nelle acque sotterranee la presenza è stata rilevata a partire dal 2008. L’impegno di ricerca è ancora abbastanza limitato. 56 Acque superficiali Acque sotterranee Fig. 9.15 – Frequenza di ritrovamento e di ricerca dell’alachlor. L’alachlor è una sostanza prioritaria della DQA ed è stata revocata nel 2006. Lo sforzo di ricerca, abbastanza costante e sempre superiore al 70% dei campioni, evidenzia un andamento decrescente delle presenze a partire dalla revoca. Nel 2012 è presente in meno dello 0,2% dei campioni di entrambi i comparti. Acque superficiali Acque sotterranee Fig. 9.16 – Frequenza di ritrovamento e di ricerca del bentazone. La presenza del bentazone nelle acque sotterranee ha un andamento crescente fino al 2008, dopo sembra decrescere in entrambi i comparti. Questo in corrispondenza di un tasso di ricerca abbastanza discontinuo. La sostanza è tuttora uno dei principali contaminanti delle acque sotterranee. revoca revoca 57 Acque superficiali Acque sotterranee Fig. 9.17 – Frequenza di ritrovamento e di ricerca dell’isoproturon. L’isoproturon viene rilevato nelle acque solo negli ultimi anni del periodo in esame, lo sforzo di ricerca tendenzialmente crescente è ancora limitato e non consente di delineare un andamento chiaro delle frequenze nei campioni. La sostanza è compresa nell’elenco delle prioritarie della DQA, e come tale, il suo utilizzo dovrebbe essere sottoposto a graduale limitazione. Acque superficiali Acque sotterranee Fig. 9.18 – Frequenza di ritrovamento e di ricerca del clorpirifos. Il clorpirifos è una sostanza prioritaria della DQA ancora in uso in Europa e attualmente in fase di revisione per problemi evidenziati per la salute. Lo sforzo di ricerca è aumentato sensibilmente nel periodo in esame, arrivando a valori intorno al 70% dei campioni nazionali, la frequenza di ritrovamento è abbastanza ridotta, ma in aumento, nelle acque sotterranee in particolare. 58 59 10. TABELLE DI SINTESI DEL MONITORAGGIO TAB. 10.1 - DATI NAZIONALI ACQUE SUPERFICIALI 2011 LQ (μg/L) FREQUENZE DI RIVELAMENTO CONCENTRAZIONI PERCENTILI NEI CAMPIONI (μg/L) CAS SOSTANZE Punti monitoraggio Presenze % presenze N. Campioni Presenze % presenze > 0,1 μg/L % > 0,1 μg/L 25-esimo 50-esimo 75-esimo 90-esimo 95-esimo Max 5915-41-3 TERBUTILAZINA 0,010 982 392 39,9 6345 865 13,6 228 3,6 0,1 μg/L % > 0,1 μg/L 25-esimo 50-esimo 75-esimo 90-esimo 95-esimo Max 1007-28-9 ATRAZINA-DESISOPROPIL 0,020 424 4 0,9 2757 8 0,3 3 0,1 0,1 μg/L % > 0,1 μg/L 25-esimo 50-esimo 75-esimo 90-esimo 95-esimo Max 30125-63-4 TERBUTILAZINA-DESETIL 0,020 2139 252 11,8 4413 383 8,7 45 1,0 0,1 μg/L % > 0,1 μg/L 25-esimo 50-esimo 75-esimo 90-esimo 95-esimo Max 2032-65-7 METIOCARB 0,020 287 4 1,4 700 10 1,4 2 0,3 0,1 μg/L % > 0,1 μg/L 25-esimo 50-esimo 75-esimo 90-esimo 95-esimo Max 5915-41-3 TERBUTILAZINA 0,010 1069 458 42,8 6845 1049 15,3 265 3,9 0,1 μg/L % > 0,1 μg/L 25-esimo 50-esimo 75-esimo 90-esimo 95-esimo Max 5598-13-0 CLORPIRIFOS-METILE 0,010 638 16 2,5 4171 17 0,4 1 0,0 0,1 μg/L % > 0,1 μg/L 25-esimo 50-esimo 75-esimo 90-esimo 95-esimo Max 30125-63-4 TERBUTILAZINA-DESETIL 0,020 1779 283 15,9 3651 412 11,3 35 1,0 0,1 μg/L % > 0,1 μg/L 25-esimo 50-esimo 75-esimo 90-esimo 95-esimo Max 1646-87-3 ALDICARB-SULFOSSIDO 0,020 76 10 13,2 266 11 4,1 0 0,0