lunedì 18 aprile 2016

TTIP E CETA MULTINAZIONALI AL POSTO DELLA POLITICA ADDIO DEMOCRAZIA

Cari amici! Tra poche settimane la Commissione Europea ha in programma di presentare al Consiglio dell'Unione Europea il testo finale del CETA, l'accordo commerciale con il Canada. Se i ministri dell'economia daranno l'ok, tutto dipenderà dal Parlamento Europeo che dovrà votarlo. E' proprio il momento, quindi, di ricordare agli europarlamentari che sono stati eletti per rappresentare gli interessi dei cittadini europei, e non quelli delle lobby delle multinazionali! E ciò è esattamente quello che avrete la possibilità di fare molto presto – è partito, infatti, il conto alla rovescia per la nostra nuovissima campagna! Vogliamo dare la possibilità a tutti i cittadini d'Europa di dare voce ai propri dubbi rispetto al CETA e al TTIP. Negli ultimi mesi, abbiamo sviluppato il tema chiave della nostra campagna, il quale potrebbe portare la partecipazione dei cittadini UE ad un livello superiore. Ora, però, abbiamo bisogno del vostro supporto per far partire la campagna. Abbiamo ancora bisogno di circa 50.000 euro per coprire i costi. Grazie alle vostre donazioni, siamo già riusciti a portare avanti la campagna ECI e a raccogliere 3.3 milioni di firme in tutta Europa in soli 12 mesi. Ora siete in grado di aiutarci per far sì che queste persone possano esprimere la propria opinione ad alta voce? Se sì, per favore contribuite con una donazione per la fase successiva di questa campagna: ogni piccola goccia ha il suo valore! Non possiamo veramente perdere un minuto. Mentre leggete queste parole, la Commissione Europea sta pianificando una strategia per far sì che il CETA entri in vigore subito dopo essere stato approvato dal Consiglio, senza alcuna votazione parlamentare! Inoltre, per rendere la situazione ancora peggiore, una volta approvato, il CETA permetterà di portare avanti cause civili contro gli stati per tre anni - anche se alla fine dovessero essere rifiutate dal Parlamento. Potete leggere di più a proposito di questa strategia nell'ultimo articolo del nostro post! Però, grazie alla vostra incredibile energia, possiamo fermare tutto ciò. Nella nostra ultima newsletter, vi abbiamo chiesto di fornirci dei feedback sulla campagna che vogliamo lanciare. Siamo rimasti davvero sorpresi dalla quantità di proposte creative e utili che ci avete mandato: ciò ci ha motivato ancora di più ad ultimare i preparativi di questa campagna. Vogliamo ringraziarvi per tutte le idee e i suggerimenti preziosi! Insieme, siamo già riusciti a far vacillare questo piano commerciale del tutto antidemocratico. I prossimi mesi potrebbero rivelarsi cruciali per spingere il CETA e forse anche il TTIP verso il fallimento. Perciò diamo una forma concreta a questa possibilità! Un saluto dal vostro team Stop TTIP, Michael Efler, Dániel Fehér & Stephanie Roth In una vera democrazia il Parlamento ha l’ultima parola su qualunque tipo di decisione. Eccetto che negli accordi commerciali, o almeno così sembra. Una clausola del CETA (Accordo Economico e Commerciale Globale) permetterebbe che gran parte dello stesso possa entrare in vigore senza aver bisogno dell’accordo del parlamento, inclusa la controversa protezione degli investimenti garantita dall’ISDS (Risoluzione delle Controversie tra Investitore e Stato)! Proprio in questo momento, dirigenti e funzionari di tutt’Europa stanno segretamente preparando l’entrata in vigore del CETA usando questo espediente, che consentirebbe all’accordo di decorrere dal momento in cui il Consiglio dell’Unione europea avrà dato il suo consenso, senza il bisogno di interpellare i parlamenti europei. Un espediente, il loro, che il Ministro tedesco dell’Economia ha dichiarato essere “perfettamente democratico”. Credete sia tutto? Reggetevi forte: grazie ad una sentenza ben nascosta a pagina 228 dell’accordo, gli Stati membri dell’Unione Europea sarebbero soggetti alle eventuali cause legali da parte delle aziende persino nel caso in cui i primi abbiano votato contro il CETA – per tre lunghi anni! L’articolo 30.8 del CETA afferma che i ricorsi avviati in virtù dell’ISDS possono essere presentati entro tre anni dalla data di sospensione o dalla terminazione dell’accordo”. Ricapitoliamo: i dirigenti esecutivi stanno facendo pressione per una “attuazione provvisoria” del CETA. Secondo il canadese Steve Verheul, responsabile delle negoziazioni, ciò significa che il 95 per cento dell’accordo potrebbe decorrere se 15 sui 28 governi degli Stati membri dell’UE dovessero dare il loro consenso. Di questo 95 per cento dell’accordo farebbero parte le corti per i contenziosi con le aziende, secondo quanto ammesso da Bernd Lange, il Presidente della commissione del Parlamento Europeo per il commercio internazionale. In altre parole, il CETA potrebbe entrare in vigore senza il consenso del Parlamento Europeo, né di alcun parlamento nazionale! L’accordo messo in atto in maniera provvisoria rimarrebbe definitivamente in vigore pur non essendo mai stato discusso in un parlamento, in quanto non esisterebbe alcuna scadenza entro la quale votare per redendere l’accordo pienamente vigente. E non finisce qua! Per l’Unione Europea non vige alcun obbligo giuridico ad uscire dal trattato, come riferito dal comitato scientifico del Parlamento tedesco. Anche se il parlamento di uno Stato membro volesse respingere il CETA, per poter abbandonare il trattato sarebbe necessario il voto del Consiglio, il quale non viene direttamente influenzato dalle decisioni parlamentari: la decisione presa democraticaticamente dal tuo Parlamento non avrà alcun peso. Pur supponendo che i dirigenti europei tengano in considerazione la decisione presa da rappresentanti eletti (cosa che ci si aspetterebbe in una democrazia) e scelgano di sospendere il trattato, i paesi europei sarebbero ancora soggetti ad azioni legali da parte delle aziende per i tre anni a seguire, come stabilito dalla breve clausola a pagina 228! Il caso della Russia fornisce un esempio emblembatico dei rischi di tale cavillo legale: nel 2014 fu costretta a pagare $50 miliardi per via di una causa secondo ISDS resa possibile da un trattato che il paese implementò solo in via provvisoria e che decise di abbandonare nel 2009. Tuttavia, a causa di una clausola simile a quella nel CETA, la Russia dovette pagare comunque. Riepilogando: un accordo con gravi conseguenze per la nostra democrazia entrerà in vigore tramite attuazione provvisioria, il che comporta che non sarà discusso da alcun organismo democraticamente eletto; inoltre, anche se l’accordo venisse eventualmente sospeso, le sue clausole più rischiose non cesserebbero di esistere.

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