martedì 22 dicembre 2015

VELENI nei piatti altra norma per LEGALIZZARLI

A pochi giorni dall’inchiesta che ha smascherato 7.000 tonnellate di falso olio extravergine Made in Italy, arriva in parlamento un provvedimento che depenalizza la contraffazione della designazione d’origine. Sì avete capito bene, se lo schema di decreto legislativo che prevede disposizioni sanzionatorie per la violazione del regolamento UE n. 29/2012, relativo alle norme di commercializzazione dell’olio di oliva e del regolamento CEE 2568/91),  le aziende che riportano in etichetta “segni, figure o illustrazioni in sostituzione della designazione dell’origine o che possono evocare un’origine geografica diversa da quella indicata…” (articolo 4 schema di decreto legislativo) se la possono cavare con una multa a 9.500 euro! In altre parole vendere miscele di extra vergine di oliva ottenuto con olio spagnolo, tunisino, greco o siriano come se fosse 100% italiano non sarà più reato, ma solo una infrazione.
La sanzione amministrativa sostituirà le possibili pene da 2 anni previsti per i reati di frode in commercio e per la contraffazione della designazione d’origine. Si arriva al paradosso che la sanzione inserita nel nuovo decreto legislativo al vaglio del Parlamento, sarebbe inferiore rispetto alla pena accessoria da 20.000 euro prevista  per il reato di contraffazione del Made in Italy inserita nel codice penale.
Sulle tavole degli italiani sarà insomma molto più facile trovare olio taroccato, anche perché l’importo della multa non rappresenta certo un deterrente sufficiente a scongiurare le frodi.
olio
La falsificazione dell’olio d’oliva potrebbe diventare una prassi corrente
Basta fare due conti per rendersene conto. Nell’ultimo anno una bottiglia di extra vergine 100% italiano era venduto a 1,0 euro al litro in più rispetto all’olio proveniente da Spagna e Grecia e 1,5 euro se l’olio era di origine extraeuropea. Prendendo ad esempio l’ultimo caso di cronaca, la truffa da 7.000 tonnellate di finto olio italiano scoperta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari avrebbe fruttato alle aziende interessate 7 milioni di euro di guadagno, a fronte del rischio di una sanzione amministrativa fino a 9.500 euro. Se il decreto legislativo verrà  promulgato, la falsificazione dell’olio d’oliva Made in Italy potrebbe diventare una prassi corrente.
Il tutto si nasconderebbe, come spesso accade, nelle pieghe della legge che, solo all’apparenza, salvaguarderebbe l’azione penale con la dicitura: “salvo che il fatto non costituisca reato…”.
C’è di più partendo da un principio elementare, sancito anche dalla Carta dei Diritti dell’Uomo che non si può essere processati due volte per lo stesso illecito (ovvero, come sentenziato dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo: “…Un procedimento penale non può quindi essere aperto per gli stessi fatti oggetto di una decisione amministrativa definitivamente confermata dai tribunali e passata quindi in giudicato…”), l’eventuale pagamento della sanzione amministrativa non permetterebbe alle procure di aprire un’indagine sul falso Made in Italy. Un passo indietro nella lotta contro l’Italian sounding e nella difesa del vero Made in Italy.
Alberto Grimelli (direttore Teatronaturale.it)
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il fatto alimentare.it

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