A pochi giorni dall’inchiesta che ha smascherato
7.000 tonnellate di falso olio extravergine Made in Italy, arriva in
parlamento un provvedimento che depenalizza la contraffazione della
designazione d’origine. Sì avete capito bene, se lo schema di decreto
legislativo che prevede disposizioni sanzionatorie per la violazione del
regolamento UE n. 29/2012, relativo alle norme di commercializzazione
dell’olio di oliva e del regolamento CEE 2568/91), le aziende che
riportano in etichetta “segni, figure o illustrazioni in
sostituzione della designazione dell’origine o che possono evocare
un’origine geografica diversa da quella indicata…” (articolo 4 schema
di decreto legislativo) se la possono cavare con una multa a 9.500
euro! In altre parole vendere miscele di extra vergine di oliva ottenuto
con olio spagnolo, tunisino, greco o siriano come se fosse 100%
italiano non sarà più reato, ma solo una infrazione.
La sanzione amministrativa sostituirà le possibili
pene da 2 anni previsti per i reati di frode in commercio e per la
contraffazione della designazione d’origine. Si arriva al paradosso che
la sanzione inserita nel nuovo decreto legislativo al vaglio del
Parlamento, sarebbe inferiore rispetto alla pena accessoria da 20.000
euro prevista per il reato di contraffazione del Made in Italy inserita
nel codice penale.
Sulle tavole degli italiani sarà insomma molto più facile trovare olio
taroccato, anche perché l’importo della multa non rappresenta certo un
deterrente sufficiente a scongiurare le frodi.
Basta fare due conti per rendersene conto.
Nell’ultimo anno una bottiglia di extra vergine 100% italiano era
venduto a 1,0 euro al litro in più rispetto all’olio proveniente da
Spagna e Grecia e 1,5 euro se l’olio era di origine extraeuropea.
Prendendo ad esempio l’ultimo caso di cronaca, la truffa da 7.000
tonnellate di finto olio italiano scoperta dalla Direzione Distrettuale
Antimafia di Bari avrebbe fruttato alle aziende interessate 7 milioni di
euro di guadagno, a fronte del rischio di una sanzione amministrativa
fino a 9.500 euro. Se il decreto legislativo verrà promulgato, la
falsificazione dell’olio d’oliva Made in Italy potrebbe diventare una
prassi corrente.
Il tutto si nasconderebbe, come spesso accade, nelle pieghe della legge
che, solo all’apparenza, salvaguarderebbe l’azione penale con la
dicitura: “salvo che il fatto non costituisca reato…”.
C’è di più partendo da un principio elementare,
sancito anche dalla Carta dei Diritti dell’Uomo che non si può essere
processati due volte per lo stesso illecito (ovvero, come sentenziato
dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo: “…Un procedimento penale non
può quindi essere aperto per gli stessi fatti oggetto di una decisione
amministrativa definitivamente confermata dai tribunali e passata quindi
in giudicato…”), l’eventuale pagamento della sanzione amministrativa
non permetterebbe alle procure di aprire un’indagine sul falso Made in
Italy. Un passo indietro nella lotta contro l’Italian sounding e nella
difesa del vero Made in Italy.
Alberto Grimelli (direttore Teatronaturale.it)
© Riproduzione riservata
il fatto alimentare.it
Nessun commento:
Posta un commento