lunedì 21 dicembre 2015

830 aziende italiane vendute dal 2008 ? TTIP...in cambio OSSIA VELENI NEI PIATTI


TTIP ossia veleni nei piatti e AZIENDE VENDUTE ALL' ESTERO.....

Il Made in Italy è sempre meno italiano, dato che le aziende di punta del settore dell’industria, della moda e degli alimentari vengono acquisite con preoccupante costante da holding straniere. Gli ultimi casi sono la Telecom venduta agli spagnoli che stranamente, pur essendo indebitati più di noi, hanno acquisito l’azienda italiana, e quello dei cioccolatini Pernigotti, venduti dai Fratelli Averna al gruppo Sanset della famiglia Toksoz. Pernigotti è un'azienda storica con oltre 150 anni di attività. Ma ormai siamo avviati su una china molto pericolosa per l’occupazione e per l’approvvigionamento delle materie prime, che rischiano di spostarsi in terra straniera. A tutt’oggi, solo per l’agroalimentare sono stati venduti marchi per circa 10 miliardi di euro. Ma la domanda che bisogna porsi è: “queste aziende potevano sopravvivere nel mercato globale senza far parte di grossi gruppi industriali?".
Artigianato e tradizione spesso non vanno molto d’accordo con i ritmi e le pretese di un mercato in cui le spese di produzione si alzano e i profitti calano. Vendere è forse di vitale importanza per gli imprenditori, ma in tutto questo discorso si sente l’assenza dello Stato, che nulla sembra volere e potere fare per arrestare la dissoluzione del Made in Italy e, anzi, vessa sempre più le aziende con una pressione fiscale a livelli record. Non esiste settore che non sia stato toccato dalle mani delle ricche holding straniere. La strategia di questi gruppi è semplice: attendere il momento di difficoltà economica per appropriarsi di aziende con valore aggiunto notevole visto che, pur non più italiano al cento per cento, il prodotto italiano vende sempre e comunque, soprattutto all’estero.
Ecco così che una opportunità di crescita per il comparto esportazioni viene ridotta al lumicino dall’esternalizzazione della proprietà e, molto spesso, anche della produzione. Il primato sul bel vivere e vestire non ci appartiene più, è meglio farsene una ragione. Ma quello che preoccupa di più è l’acquisizione di negozi, supermercati, fabbriche, ristoranti, da parte di cinesi che ormai sono l’etnia più numerosa, specie nel Sud Italia. Qui di seguito c’è un elenco di aziende vendute all’estero, ma sono solo parte e quelle più conosciute:
-Pochi giorni fa la Telecom è stata venduta....la cosa più grave che l'hanno comprata gli spagnoli che stanno più inguaiati di noi....e il Presidente della Telecom dice:"Non ne sapevo niente" (sigh)...
-La Barilla è stata venduta agli americani...
-L'Alitalia è stata venduta ai francesi.
-La Plasmon è stata venduta agli americani.
-La Parmalat, di quel buon signore di Tanzi, è stata venduta ai francesi della Lactalis-
-L'Algida è stata venduta ad una società anglo-olandese
-L'Edison, antica società dell'energia, venduta ad una società francese, l'EDF
-Gucci è nelle mani della holding francese Kering
-BNL è controllata dal gruppo francese Bnp Paribas
-ENEL cede buona parte delle quote ai russi (il 49%)
-Il marchio AR, azienda conserviera quotata in borsa, di Antonino Russo, è passata ai giapponesi della Mitsubishi.
-Lo stabilimento AVIO AEREO è passato alla Generale Eletric...
-I cioccolatini Pernigotti dei fratelli Averna venduti ai turchi della famiglia Toksoz
-L’azienda Casanova, La Ripintura, nel Chianti, è stata recentemente acquisita da un imprenditore di Hong Kong
-I baci perugina appartengono dal 1988 alla svizzera Nestlè
-I gelati dell’antica gelateria del corso sempre alla Nestlè
-Buitoni: L'azienda fondata nel 1927 a Sansepolcro dall'omonima famiglia è passata sotto le insegne di Nestlè nel 1988.
-Gancia: le note bollicine sono in mano all’oligarca russo Rustam Tariko (proprietario tra l’altro della vodka Russki Standard) dal 2011.
-Carapelli è nella galassia del gruppo spagnolo Sos dal 2006, cosi come Sasso e Bertolli.
-Star. Il 75% della società fondata dalla famiglia Fossati (oggi azionisti di Telecom Italia) nel primo dopoguerra, è in mano alla spagnola Galina Blanca (entrata nel 2006 e poi salita del capitale del gruppo).
-Salumi Fiorucci: sono in mano agli spagnoli di Campofrio Food Holding dal 2011.
-San Pellegrino è stata acquisita dagli svizzeri della Nestlè dal 1998.
-Peroni è stata comperata dalla sudafricana Sabmiller nel 2003.
-Orzo Bimbo acquisita da Nutrition&Santè di Novartis nel 2008.
-La griffe del cachemire “Loro Piana”, fiore all’occhiello del made in Italy, è stata ceduta per l’80% alla holding francese Lvmh che già include simboli assoluti come Bulgari, Fendi e Pucci.
-Chianti classico (per la prima volta un imprenditore cinese ha acquistato una azienda agricola del Gallo nero)
-Riso Scotti (il 25% è stato acquisito dalla società alla multinazionale spagnola Ebro Foods)
-Eskigel (produce gelati in vaschetta per la grande distribuzione (Panorama, Pam, Carrefour, Auchan, Conad, Coop) (ceduta agli inglesi con azioni in pegno ad un pool di banche).
-Fiorucci–Salumi (acquisita dalla spagnola Campofrio Food Holding S.L.)
-Eridania Italia SpA (la società dello zucchero ha ceduto il 49% al gruppo francese Cristalalco Sas)
-Boschetti alimentare (cessione alla francese Financière Lubersac che detiene il 95%)
-Ferrari Giovanni Industria Casearia SpA (ceduto il 27% alla francese Bongrain Europe Sas) 2009
-Delverde Industrie Alimentari SPA (la società della pasta è divenuta di proprietà della spagnola Molinos Delplata Sl che fa parte del gruppo argentino Molinos Rio de la Plata) 2008
-Bertolli (venduta a Unilever, poi acquisita dal gruppo spagnolo SOS)
-Rigamonti salumificio SPA (divenuta di proprietà dei brasiliani attraverso la società olandese Hitaholb International)
-Orzo Bimbo (acquisita da Nutrition&Santè S.A. del gruppo Novartis)
-Italpizza (ceduta all’inglese Bakkavor acquisitions limited)
-Galbani (acquisita dalla francese Lactalis)
-Sasso (acquisita dal gruppo spagnolo SOS)
-Fattorie Scaldasole (venduta a Heinz, poi acquisita dalla francese Andros)
-Invernizzi (acquisita dalla francese Lactalis, dopo che nel 1985 era passata alla Kraft) 1998
-Locatelli (venduta a Nestlè, poi acquisita dalla francese Lactalis)
-San Pellegrino (acquisita dalla svizzera Nestlè) 1995
-Stock (venduta alla tedesca Eckes A.G., poi acquisita dagli americani della Oaktree Capital Management) 1993
-La Safilo (Società azionaria fabbrica italiana lavorazione occhiali), fondata nel 1878, che oggi produce occhiali per Armani, Valentino, Yves Saint Laurent, Hugo Boss, Dior e Marc Jacobs, è diventata di proprietà del gruppo olandese Hal Holding.
-Nel settore della telefonia, a Milano nel 1999 era nata Fastweb, una joint venture tra e.Biscom e la comunale Aem che oggi fa parte del gruppo svizzero Swisscom.
-Nel 2000 Omnitel è passata di proprietà del Gruppo Vodafone
-Nel 2005 Enel ha ceduto la quota di maggioranza di Wind Telecomunicazioni al magnate egiziano Sawiris, il quale nel 2010 l'ha passata ai russi di VimpelCom.
-Nel campo dell'elettrotecnica e dell'elettromeccanica nomi storici come Ercole Marelli, Fiat Ferroviaria, Parizzi, Sasib Ferroviaria e, recentemente, Passoni & Villa sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
-Nel 2005 le acciaierie Lucchini spa sono passate ai russi di Severstal, mentre rimane proprietà della omonima famiglia italiana, la Lucchini rs, che ha delle controllate anche all'estero.
-Fiat Avio, fondata nel 1908 e ancora oggi uno dei maggiori player della propulsione aerospaziale, è attualmente di proprietà del socio unico Bcv Investments sca, una società di diritto lussemburghese partecipata all'85% dalla inglese Cinven Limited.
-Benelli, la storica casa motociclistica di Pesaro, di proprietà del gruppo Merloni, nel 2005 è passata nelle mani del gruppo cinese QianJiang per una cifra di circa 6 milioni di euro, più il trasferimento dei 50 milioni di euro di debito annualmente accumulato.
-Nel 2003 la Sps Italiana Pack Systems è stata ceduta dal Gruppo Cir alla multinazionale americana dell'imballaggio Pfm Spa.
-In una transazione di meno di un mese fa Loquendo, azienda leader nel mercato delle tecnologie di riconoscimento vocale, che aveva all'attivo più di 25 anni di ricerca svolta nei laboratori di Telecom Italia Lab e un vasto portafoglio di brevetti, è stata venduta da Telecom alla multinazionale statunitense Nuance, per 53 milioni di euro.
fonte www.mezzostampa.it





28 luglio 2015
L'Italia perde un altro pezzo della storia industriale: Italcementi è da ieri sera un'azienda tedesca, dopo che HeidelbergCement ha acquisito dalla famiglia Pesenti il 45% del gruppo cementifero bergamasco, prima di lanciare un'Opa obbligatoria sul resto del capitale. Un blitz che porta in Germania una società quotata in Borsa dal 1925 e fondata nel 1864. Nasce così il secondo gruppo cementifero europeo, dopo la fusione tra Holcim e Lafarge, che riavviato il consolidamento del settore che ora arriva fino a Italcementi. L'operazione era nell'aria da tempo, stando ai report di settore di molte banche. La fusione si è realizzata in poche ore anche per questo, ed ha visto come unico advisor per l'Italia Mediobanca. Il finanziamento per complessivi 4,4 miliardi arriva da un consorzio di banche che fornirà un finanziamento ponte, prima di un aumento di capitale in azioni proprie del gruppo tedesco. Alla fine dell'operazione, Italmobiliare - holding della famiglia Pesenti - avrà una quota oscillante tra il 3,96% ed un massimo del 5,29% di HeidelbergCement.
Cosa prevede l'accordo
L'accordo prevede l'acquisto della partecipazione detenuta da Italmobiliare nel capitale azionario di Italcementi (pari al 45% del capitale, rappresentato da 157,2 milioni di azioni) ad un prezzo di 10,60 euro per azione, che rappresenta un premio del 70,6% rispetto al prezzo medio ponderato di Borsa degli ultimi 3 mesi, per un controvalore totale di 1.666 milioni di euro. Sulla base di questa valutazione, tenuto anche conto della posizione finanziaria netta e il valore delle minoranze, l'Enterprise Value di Italcementi è pari a circa 7 miliardi di euro. Ad Italmobiliare, come parte del corrispettivo della transazione, di azioni ordinarie HeidelbergCement, tramite un aumento di capitale riservato, per un numero compreso fra 7,75 milioni e 10,5 milioni di azioni a scelta di Italmobiliare che corrisponde a un controvalore di 560 e 760 milioni di euro. Il completamento dell'operazione subordinatamente alle approvazioni da parte delle autorità antitrust è previsto entro il 2016. Successivamente al closing dell'operazione, per effetto dell'acquisizione della partecipazione in Italcementi, HeidelbergCement sarà tenuta a lanciare un'Offerta Pubblica di Acquisto Obbligatoria per cassa sul restante capitale di Italcementi al medesimo prezzo per azione corrisposto ad Italmobiliare. Ad Italmobiliare andranno le partecipazioni detenute da Italcementi nel settore delle energie rinnovabili (Italgen) e del settore eprocurement (BravoSolution), oltre ad alcuni immobili. Il valore complessivo di queste transazioni è di circa 241 milioni di euro.
Italcementi, il colosso da 17 miliardi di euro
Italcementi opera in 22 Paesi con 46 cementerie, 12 centri di macinazione, 417 centrali di calcestruzzo, 98 cave di inertie 6 terminali. Ad oggi ha circa 18.000 dipendenti. In Italia ha 11 cementerie, 6 centri di macinazione, 104 impianti per il canclestruzzo e 22 cave di inerti. La fusione con Heidelberg dà vita ad un gigante con una capacità produttiva totale di circa 200 milioni di tonnellate di cemento, 275 milioni di tonnellate di aggregati e 49 milioni di metri cubi di calcestruzzo, con un fatturato pro-forma 2014 di circa 16,8 miliardi di euro realizzato in oltre 60 Paesi presenti in 5 continenti. "Con questa operazione rafforziamo il futuro di Italcementi e garantiamo le risorse per un ulteriore sviluppo del portafoglio di investimenti di Italmobiliare" ha commentato Carlo Pesenti, ceo di Italcementi. "La combinazione di HeidelbergCement e Italcementi è ideale. Nel settore non esistono altri due maggiori gruppi con una tale complementarietà geografica - ha spiegato Bernd Scheifele, ceo di HeidelbergCement - vediamo un potenziale significativo per creare valore, realizzando sinergie e combinando i nostri standard di eccellenza operativa e commerciale con i risultati raggiunti nella Ricerca e Sviluppo da Italcementi. HeidelbergCement è organizzata in modo decentralizzato con forti management e marchi locali". Domani è previsto il cda di Itacementi, solo giovedì invece ci sarà la conference call con gli analisti, dove verrà spiegata a fondo l'operazione.
gio 2015. fonte www,panorama.it

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