sabato 19 novembre 2016

NO OLIO DI PALMA... AI BAMBINI

Aggiornamento dell’11 ottobre 2016 Raccolte 25 mila firme dopo 1 mese dal lancio della petizione. Firma anche tu. Clicca qui Togliere subito l’olio di palma contaminato con sostanze cancerogene dal latte in polvere per i neonati. Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade rivolgono questo invito alle aziende produttrici, ritenendola una scelta dettata da ragioni di tipo economico. Non esistono motivi nutrizionali tali da giustificare l’impiego del grasso tropicale tanto più che diverse industrie già impiegano altri grassi senza per questo penalizzare la qualità del latte. Oggi la scelta di usare il palma risulta inaccettabile alla luce dei pareri dell’Efsa sulla presenza significativa di contaminanti cancerogeni in tale grasso, oltreché per le rapine delle terre e le deforestazioni tuttora in corso per estendere le coltivazioni in Africa subsahariana, Asia e America Latina. Premesso che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) raccomanda l’allattamento al seno in maniera esclusiva fino al compimento del 6° mese di vita e ricorda che il latte materno deve rimanere la scelta prioritaria, in redazione i primi dubbi sulla presenza dei grassi tropicali nel latte in polvere li abbiamo sollevati quattro anni fa. Allora i produttori omettevano l’indicazione della presenza dell’olio di palma, riportando in etichetta la generica dicitura “olio vegetale” ammessa dalla legge. Quando nel dicembre 2014 il Regolamento europeo 1169/2011 ha obbligato le aziende a specificare il tipo di olio impiegato, abbiamo scoperto che il palma era presente nel 95% dei prodotti da forno e in quasi tutti i tipi di latte in polvere. Ci siamo chiesti perché venisse usato un olio considerato dai nutrizionisti di qualità mediocre per un alimento destinato ai neonati. La risposta è da ricercare nel costo decisamente ridotto rispetto ad altri grassi. Il palma non rappresenta quindi un passo in avanti nel tentativo di avvicinarsi alla formula del latte materno, ma una scorciatoia per risparmiare sulle materie prime visto che la componente lipidica rappresenta il 25% del latte e il palma risulta il grasso più economico. L’altro elemento da considerare è che diverse marche di latte vendute in Italia non contengono il grasso tropicale. Si tratta dei latti firmati da Bimbosan, Coop, Sicura e Dicofarm, talora a un prezzo inferiore, e da pochi mesi anche una nuova linea di Plasmon (la tabella in fondo all’articolo riporta l’elenco completo dei marchi di latte in polvere senza olio di palma). Queste aziende (vedi tabella) usano miscele di altri oli vegetali come l’extravergine di oliva, il girasole, il colza o il cocco. olio di palma allerta Nel 2013, su 52 referenze di latte in polvere solo 7 non avevano l’olio di palma In un documento della Società Italiana di Pediatria (SIP) pubblicato nel 2013, si legge che su 52 latti formula solo 7 non avevano l’olio di palma. L’industria giustifica l’impiego del palma nel cosiddetto “latte formula” con la necessità di ottenere una composizione di grassi adeguata alle esigenze nutrizionali dei lattanti, oppure con il vantaggio di ottenere un prodotto più stabile. Si tratta di argomenti deboli, simili a quelli dei produttori di biscotti e merendine che giustificavano l’impiego dell’olio tropicale, con tesi improbabili, salvo poi cambiare le ricette per non perdere quote di mercato (come ha fatto Barilla con l’intera gamma dei prodotti Mulino Bianco). A tutto ciò si aggiunge la preoccupante questione del land grabbing e degli ecocidi legati alla continua avanzata delle piantagioni di palma, con ulteriori guai come le emissioni di CO2 causate dagli incendi per la deforestazione che rendono irrespirabile l’aria in Malesia, Indonesia e dintorni. latte in polvere Non esistono motivi nutrizionali da giustificare l’impiego dell’olio di palma nel latte in polvere L’ultimo argomento e forse anche il più grave riguarda la salute dei neonati e dei bambini. L’Efsa è stata chiara quando nel parere 3.5.16 ha scritto: “Le sostanze cancerogene e genotossiche presenti nell’olio di palma a causa dei processi industriali di raffinazione sono effettivamente pericolose. Le quantità di questi contaminanti, nel grasso tropicale, sono superiori fino a dieci volte rispetto a quelle presenti negli altri oli vegetali.” Le grandi industrie erano a conoscenza di tali rischi almeno dal 2004. Le responsabilità sono gravi e la presenza di contaminanti tossici negli alimenti destinati alla prima infanzia non può essere tollerata oltre. Abbiamo chiesto ai produttori delucidazioni: ma le risposte sono state generiche e nessuno ha preso impegni precisi. Per questo motivo abbiamo deciso insieme a Great Italian Food Trade di lanciare una nuova petizione su Change.org affinché: Mellin, Nutricia, Ordesa, Hipp, Humana, Milte, Nestlé, Unifarm, Sterilfarma, Nipiol, Menarini, Laboratori Alter, Plasmon e Holle cambino subito le formule del latte in polvere. In genere non è facile convincere le imprese a modificare un prodotto ma siamo fiduciosi. Già in passato abbiamo raccolto 176 mila firme e scritto oltre 100 articoli per convincere Mulino Bianco, Pavesi, Colussi, Plasmon… a togliere l’olio di palma da biscotti e merendine e ci siamo riusciti. Questa volta speriamo di impiegare meno tempo.

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