mercoledì 1 giugno 2016

MINISTRI DEGLI OGM???? SI ACCADE IN BRASILE

Brasile: il “re della soia” diventa ministro 26/05/2016 Il Brasile è il secondo produttore al mondo di Ogm, e nel 2014 le colture di soia transgenica si estendevano su un totale di 29,1 milioni di ettari. D’altra parte, il Brasile è anche il Paese che, a livello mondiale, ha il più grande patrimonio di biodiversità… Dal 12 maggio il Brasile ha un nuovo Ministro dell’agricoltura ad interim, Blairo Borges Maggi, classe 1956, agronomo di formazione e già senatore del Mato Grosso. Proseguendo il proprio percorso il Ministero dell’agricoltura, della zootecnia e dell’alimentazione (Ministério da Agricultura, Pecuária e Abastecimento, Mapa) brasiliano ha scelto un personaggio estremamente coinvolto nell’agricoltura e nell’economia del proprio paese: Maggi è conosciuto anche con il soprannome di “o rei da soja”, il re della soia, in quanto la sua azienda – Grupo Amaggi – è la maggiore produttrice di soia a livello nazionale.soy-field-Brazil Parlare di soia, in Brasile, ma non solo, equivale a parlare di coltivazioni Gm. Secondo i dati raccolti dall’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications (Isaaa), infatti, nel 2014 sul suolo nazionale erano coltivati a soia transgenica 29,1 milioni di ettari, una fetta consistente dei 42,2 milioni di ettari coltivati con Ogm che collocano il Brasile al secondo posto fra i produttori mondiali, subito dopo gli Stati Uniti. Per i più curiosi, diciamo che alla soia seguono il mais con 12,5 milioni di ettari, e il cotone con 0,6 milioni di ettari: in Brasile l’89,2% delle colture di soia, mais e cotone è appunto transgenico. Stiamo parlando di colture realizzate su enormi estensioni di terreno, destinate in larga parte alla produzione di mangimi o di agrocarburanti e non all’alimentazione umana. Parallelamente alle monocolture, ai campi sterminati e all’importanza crescente rivestita dalle colture transgeniche, il Brasile è anche il paese del mondo che vanta la maggiore biodiversità, con oltre 3000 specie di piante commestibili, un numero incalcolabile di funghi e molte specie animali, a fronte delle poche razze autoctone ufficialmente riconosciute. Per citare un esempio, l’Arca del Gusto di Slow Food, che recensisce le varietà vegetali, le razze animali e i prodotti artigianali a rischio di estinzione in Brasile annovera un’ottantina di prodotti (altri 120 sono attualmente in fase di valutazione): dall’abacaxi pequeno, una varietà di ananas appartenente alla famiglia delle Bromeliacee che ha dimensioni più piccole e sapore leggermente più acido rispetto all’ananas comune, al waranà nativo dei Sateré Mawé, un frutto dai semi ricchi di guaranina, sostanza utile a combattere la fatica e a stimolare le funzioni cognitive e la memoria. Questi prodotti, come innumerevoli altri salvaguardati e promossi dall’agricoltura familiare garantiscono la sovranità alimentare delle comunità locali. Nel solo Brasile, l’agricoltura familiare produce il 70% degli alimenti che giornalmente arrivano sulle tavole di quasi 200 milioni di persone. Tale produzione di alimenti sani e di qualità viene da 4,3 milioni di aziende agricole a gestione familiare e, benché occupi solo il 24% della superficie totale delle aziende agricole e di allevamento, produce il 37% della produzione agricola e zootecnica brasiliana, dando lavoro a 13,8 milioni di persone, ossia il 77% della popolazione occupata in agricoltura.ContadinoBrasiliano Questo successo è anche dovuto alle politiche attuate da un governo che, nell’ultimo decennio, ha considerato l’agricoltura familiare una strategia di sicurezza alimentare, di riduzione della povertà e delle diseguaglianze, di inclusione e mobilità sociale e di promozione dello sviluppo territoriale nelle zone rurali. Una considerazione sorretta da politiche lungimiranti e che ha fatto sì che l’esperienza brasiliana diventasse uno riferimento per altri governi latinoamericani e organismi di cooperazione nazionale. Nelle ultime settimane, tuttavia, in Brasile sono avvenuti numerosi cambiamenti politici, tra cui l’estinzione del Ministero per lo sviluppo agrario (Ministério do Desenvolvimento Agrário, Mda) creato nel 1999 con l’obiettivo di promuovere la riforma agraria, la regolarizzazione fondiaria, lo sviluppo territoriale e l’agricoltura familiare, ora assorbito nel nuovo Ministero dello sviluppo sociale e agrario (Ministério do Desenvolvimento Social e Agrário, Mdsa), presieduto da Osmar Terra. Questi cambiamenti ci inducono a riflettere e interrogarci su come dialogheranno questi due sistemi agricoli, economici e politici. «Resta da vedere ora la direzione che assumerà il governo ad interim brasiliano, e come porterà avanti i risultati di un decennio di politiche che hanno condotto il Brasile fuori dalla mappa mondiale della fame e della povertà, riconoscendo all’agricoltura familiare un ruolo di protagonismo nello sviluppo territoriale e nella valorizzazione della cultura alimentare», afferma Valentina Bianco, referente di Slow Food per il Sud America. Conclude Georges Schnyder, presidente di Slow Food Brasile: «Un governo ad interim può cancellare politiche pubbliche, programmi e azioni a favore dell’agricoltura familiare, che da oltre un decennio caratterizzano il paese, facendone un modello a livello internazionale?». di Silvia Ceriani s.ceriani@slowfood.it

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