giovedì 12 novembre 2015

I NAS.....

I N.A.S., Nuclei Antisofisticazioni e Sanità dell'Arma, sono stati istituiti il 15 ottobre 1962, nel momento in cui si è presa coscienza del fenomeno delle sofisticazioni alimentari, che tanto allarme cominciava a destare nell'opinione pubblica. Inizialmente la "forza" era costituita da un Ufficiale Superiore, distaccato presso il Gabinetto dell'allora Ministero della Sanità, e da 40 sottufficiali dislocati nelle città di Milano, Padova, Bologna, Roma, Napoli e Palermo. Nel tempo, anche in relazione ai consistenti risultati conseguiti, la presenza sul territorio degli uomini dei Nuclei Antisofisticazione e Sanità (N.A.S.) è notevolmente aumentata, fino al momento in cui il reparto, acquisita l'attuale denominazione di Comando Carabinieri per la Tutela della Salute, ha assunto una nuova fisionomia ordinativa. Oggi esso dispone di 1096 unità specializzate, ripartite su: una struttura centrale composta da Comandante, Ufficio Comando e Reparto Analisi; 3 Gruppi Carabinieri per la Tutela della Salute (Milano, Roma e Napoli); 38 Nuclei Carabinieri Antisofisticazione e Sanità, presenti sull’intero territorio nazionale, con competenza regionale o interprovinciale. L'attività dei N.A.S. ha sempre suscitato viva ammirazione tra i vertici dell'Arma, del Ministero della Salute, tra gli stessi operatori commerciali e tra la popolazione, riscuotendo ovunque riconoscimenti ed attestati di benemerenza. Gli alimenti più adulterati in Europa? L’olio di oliva è al primo posto, seguito dal pesce e alimenti bio. La Commissione invita a raddoppiare le sanzioni Roberto La Pira 23 ottobre 2013 Controlli e Frodi Commenti 806 Visto olio oliva bottiglia 178641561 l’Unione europea non ha una definizione riconosciuta di frode alimentare La Commissione europea per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare ha presentato una relazione sulle frodi alimentari, focalizzando l’attenzione sulle etichette ingannevoli. Il documento ricorda alcuni episodi recenti come l’impiego di antigelo negli alimenti, la vendita di uova finto-biologiche e il caso della carne di cavallo. Anche se l’argomento è molto sentito dai consumatori è pur vero che l’Unione europea non ha una definizione riconosciuta di frode alimentare (1). L’unico riferimento si trova nel regolamento 178/2002, quando si dice che l’etichettatura, la pubblicità, la presentazione e il confezionamento non devono fuorviare i consumatori, anche se l’applicazione di questa disposizione varia molto tra i vari Stati. Il dossier contiene la lista dei prodotti più a rischio di frode (vedi tabella), mettendo in cima alla classifica l’olio d’oliva seguito da pesci, prodotti biologici, latte, cereali, miele, caffè e tè. In ultima posizione troviamo spezie come zafferano e peproncino, vino e succhi di frutta. La pole position dell’olio è molto grave, visto che si tratta di un prodotto commercializzato prevalentemente in Spagna, Italia e Grecia. Il motivo secondo noi è da ricercare nella grande quantità di olio deodorato, trasformato e venduto come extra vergine. cibo grida paura allerta frode 168724519 Elenco dei prodotti che sono più a rischio di frodi: olio d’oliva, pesce, alimenti biologici, latte, cereali, miele, caffè e te spezie, vino, succhi di frutta Elenco dei prodotti che sono più a rischio di frodi 1 Olio d’oliva 2 Pesce 3 Alimenti biologici 4 Latte 5 Cereali 6 Miele 7 Caffè e tè 8 Spezie (come zafferano e peperoncino in polvere) 9 Vino 10 Alcuni succhi di frutta Secondo il dossier il rischio di frode cresce quando le probabilità di essere scoperti sono poche e il guadagno economico è rilevante. L’altro elemento da considerare è l’importo ridotto delle sanzioni che si rivelano un deterrente inefficace. La Commissione suggerisce agli Stati membri di definire meglio cosa si intende per frode alimentare e auspica il rafforzamento degli organi di controllo, una maggiore cooperazione all’interno dell’Europol per le indagini transfrontaliere e invita ad incoraggiare le iniziative private destinate a programmi antifrode. Anche le segnalazioni degli operatori del settore alimentare possono contribuire a migliorare la situazione. 164793448 Il rischio di frode cresce quando le probabilità di essere scoperti sono poche e il guadagno economico è rilevante L’auspicio finale è un invito a raddoppiare le sanzioni e ritirare le autorizzazioni ad operare ai soggetti recidivi. (1) Secondo Spink e Moyer una definizione di frode alimentare potrebbe essere: Frode alimentare è un termine generico usato per comprendere la sostituzione deliberata e intenzionale, inoltre, manomissioni o false dichiarazioni di cibo, il cibo ingredienti, o imballaggi per alimenti, o dichiarazioni false o fuorvianti fatte su un prodotto per guadagno economico. Attingendo a questa definizione, le principali caratteristiche delle frodi alimentari sono: 1) non conformità con la legislazione alimentare e/o indurre in errore il consumatore, 2), l’intenzionalità e 3) lucrare. Roberto La Pira ©Riproduzione riservata Foto: Photos.com Roberto La Pira Roberto La Pira giornalista, tecnologo alimentare Veneto, interferenti endocrini nell’acqua potabile hanno contaminato la catena alimentare. I risultati dei campionamenti in decine di comuni del vicentino, veronese e padovano Beniamino Bonardi 12 novembre 2015 Allerta 1 Commento 142 Visto pesca pesci I Pfas sono presenti in tutta la catena alimentare ma soprattutto nei pesci Una sessantina di comuni veneti situati in una vasta area tra Vicenza, Verona e Padova, sono vittime da anni di un inquinamento che interessa le acque potabili e di falda probabilmente causata da attività industriali. Il problema è talmente diffuso che è stato adottato un programma di analisi del sangue su uomini e animali, oltre a un campionamento di alimenti di produzione locale alla ricerca di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) riconosciute come interferenti endocrini correlate a patologie riguardanti pelle, polmoni e reni. Le Pfas sono definite “microinquinanti emergenti” perché sono frutto di un’industria chimica recente e per questo motivo non vengono monitorate dalle indagini di laboratorio condotte di routine. Le analisi sono state effettuate dai servizi veterinari e di igiene delle aziende sanitarie locali e i risultati dovranno essere ora valutati dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità. La difficoltà di una valutazione effettiva del rischio alimentare e ambientale sta nel fatto che, allo stato attuale, non esistono disposizioni di legge, non solo a livello comunitario, ma anche nazionale o internazionale, che disciplinino la presenza di Pfas negli alimenti. Sono stati individuati valori soglia solo per le acque potabili che però differiscono da paese a paese. acqua rubinetto pubblico 87735043 L’acqua inquinata ha veicolato ovunque i Pfas Il consigliere regionale veneto del Pd Andrea Zanoni ha ottenuto dalla Regione i risultati di 210 campionamenti alimenti, dove i Pfas, che dovrebbero essere assenti, risultano presenti in quasi tutta la catena alimentare, segno che probabilmente l’acqua inquinata le ha veicolate ovunque. Le analisi, focalizzate in particolare su Pfoa (acido perfluoroottanoico), Pfos (perfluorottano sulfonato) e Pfba (Acido PerfluoroButanoico), sono state effettuate su: foraggi, pesci di diverse specie (carpa, trota, cavedano, pesce gatto, scardola, carpa carassio), volatili (pollo, tacchino, fagiano, faraona, anatra), mammiferi (bovini, ovini e vaprini); verdure (insalata, bieta, carote, patate, pan di zucchero, asparagi, ravanelli, radicchio) e uova di gallina. Nella risposta delle autorità sanitarie indirizzata a Zanoni si legge: “Da una prima valutazione i valori riscontrati per Pfos e Pfoa si presentano più elevati rispetto ad alcuni dati presenti in bibliografia, peraltro ascrivibili a scenari diversi e non associati a specifiche criticità ambientali”. Dalle tabelle allegate emerge che le analisi con valori superiori al livello di attenzione (relative a una contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche con concentrazioni superiori a 1 microgrammo per chilo), si riferiscono in particolare ai Pfos presenti su 33 campioni, mentre gli sforamenti per i Pfoa riguardano 4 campioni e 3 per Pfba. I campioni positivi al Pfba, per un valore variabile da 1 a 57,4 microgrammi/kg (ug/kg), riguardano: 11 campioni di uova, 10 campioni di pesce, 9 campioni di bovini , 2 campioni di insalata, 1 campione di bieta, foraggio, pollo, fagiano, capra. Sorprendono in particolare i 57,4 ug/kg di residui trovati in una scarola (pesce) prelevata a Creazzo nel fiume Cassacina, i 18,4 ug/kg di una carpa prelevata a Creazzo, i 33,9 ug/kg di un pesce prelevato nel fiume Fratta a Cologna Veneta e i 21,2 ug/kg su un uovo di un allevamento domestico munito di pozzo di Cologna Veneta. interferenti endocrini La causa della contaminazione potrebbe essere una locale industria In un’interrogazione rivolta alla Giunta regionale del Veneto, Zanoni ricorda che “l’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale (Arpa) del Veneto avrebbe a suo tempo individuato la fonte della contaminazione negli scarichi di una locale industria. I composti del fluoro vengono infatti utilizzati per impermeabilizzare tessuti, carta, contenitori per alimenti”, e chiede “quali azioni urgenti intende avviare la Regione del Veneto affinché siano accertate e rimosse le cause della suddetta fonte inquinante nonché individuate le relative responsabilità al fine di tutelare la salute della popolazione coinvolta e di risarcire i costi sostenuti dalle amministrazioni locali per l’attuazione degli interventi di emergenza ambientale già effettuati”. Il Ministero dell’Ambiente avverte che Pfos e Pfoa sono due composti chimici persistenti, possono accumularsi e occorrono anni prima che siano eliminati. © Riproduzione riservata sostieniProva2Le donazioni si possono fare: * Con Carta di credito (attraverso PayPal): clicca qui * Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264 indicando come causale: sostieni Ilfattoalimentare Beniamino Bonardi

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